domenica 3 giugno 2012

Una famiglia di terremotati abbraccia Benedetto XVI: intervista con Giuliano e Cristina Govoni

Una famiglia di terremotati abbraccia Benedetto XVI: intervista con Giuliano e Cristina Govoni


Sono Maria Cristina e Giuliano Govoni, giunti dalla provincia di Ferrara in rappresentanza dei terremotati dell’Emilia, ad aver salutato il Papa ieri durante la veglia per le famiglie. Sergio Centofanti li ha intervistati:   


D. - Maria Cristina, quali le sue impressioni?


R. – La mia riflessione è la felicità di aver potuto condividere una festa con le famiglie, così bella, con il Papa … Per me è stato un momento particolare … è una parola molto grande, ma direi “di Paradiso”: per dire che è stato un momento molto bello. Veramente, c’è stata una condivisione meravigliosa. Ieri sera, tutti i nostri vicini erano attorno ad un televisore piccolo, allestito nel nostro cortile e “tifavano” per noi. Anche persone che non vanno in chiesa, però hanno potuto ascoltare il Santo Padre. Uno dei vicini ha detto: “E’ stata una cosa bellissima, meravigliosa”, per cui anche il messaggio del Papa è passato anche a loro.


D. – Voi, come vivete, oggi?


R. – Abbiamo paura. Stiamo in casa il meno possibile – abbiamo la roulotte – perché le scosse continuano.


D. – Gli emiliani sentono la solidarietà del Paese?


R. – Direi di sì: la solidarietà esiste. Nel momento in cui c’è un grande, forte dolore, secondo me nel cuore e nell’animo delle persone esce questa solidarietà. Questa è la nostra esperienza: e la vediamo, la tocchiamo con mano, la Provvidenza quotidiana, l’aiuto … Per noi, è così.


D. – Giuliano Govoni, una sua riflessione sull’incontro di ieri con il Papa …


R. – Una gioia grandissima! Abbiamo anche ringraziato personalmente il Papa per questo invito che è stato fatto, gli abbiamo detto che eravamo felicissimi di essere lì, che preghiamo per lui, che gli vogliamo bene … Lui è stato molto accogliente, di una semplicità … proprio come in famiglia. Ci ha chiesto come stavamo, gli abbiamo detto anche delle chiese: qui da noi sono tutte non agibili, ormai; molte chiese forse sono anche proprio irrecuperabili. Lui ha detto che ci è vicino, che prega per noi …


D. – Quali sono adesso le vostre speranze?


R. – Le nostre speranze sono che prima di tutto smettano le scosse, perché noi eravamo convinti di essere in una zona non sismica. Con la prima scossa abbiamo detto: “Va bè, sarà stata una cosa eccezionale”, stavamo quasi per tornare alla normalità. La seconda scossa ci ha tolto tutte le nostre convinzioni, le nostre certezze.


D. – Che cosa chiedono gli emiliani all’Italia?


R. – Io credo che la cosa più importante sia riattivare subito il lavoro, mettere in condizione le aziende danneggiate di ripartire. Quindi credo che questa adesso sia la cosa principale: ripartire con il lavoro perché quello è il motore per tutto il resto.


Radio Vaticana

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