sabato 2 giugno 2012

Luci sul palco. Mamme, papà e figli si raccontano a Benedetto XVI (Sceppacerca)


Luci sul palco


Mamme, papà e figli si raccontano a Benedetto XVI


Angelo Sceppacerca


Bresso, 2 giugno 2012. Sul palco, alla destra del Papa, c’è un folto gruppo di persone. Famiglie, semplici e felici di esserci, dopo un viaggio di molti chilometri e giorni. Non prenderanno la parola, ma ci sono, più eloquenti di un megafono o di un cartellone 6 x 9. Quei tre in abiti africani vengono dalla Sierra Leone: una coppia e il “nonno”, che in realtà è un missionario, padre Antonio, 
direttore di una grande scuola. Insieme a un confratello era dovuto scappare da una prima missione a causa della guerra civile. Nel nuovo villaggio ancora violenza; gli bruciano la chiesa e la casa; “non hanno dove posare il capo”. Li accoglie una famiglia musulmana, in casa propria. La testimonianza dei due, insieme alla grazia, porta la coppia al grande passo della fede. Ora son qui, davanti al Papa, a pregare mano nella mano il Padre Nostro. Chi non si è commosso davanti al volto di Cat Tien, la piccola vietnamita che ha salutato il Papa e ha posto un mazzolino di fiori dinanzi all’icona della Santa Famiglia? C’è anche Bin, il fratellino, e i genitori Dang e Thao. Sono in Italia, un anno a far scuola di famiglia, a Loppiano. Un informatico, una insegnante, poveri ma dignitosi. E poi questi due figli che, a giudizio degli insegnanti, sono dei piccoli geni. Conoscere per credere. 
Dalla Grecia Nikos e Pania Paleologos, con due figli, Paolo e Lidia, cattolici. Lui una piccola impresa con 3 soci e due impiegati, travolti dalla crisi soprattutto perché nessuno paga. Scelgono di vivere la precarietà come occasione di amore reciproco. Sono diventati molto più poveri, ma anche molto più motivati e forti. A fine mese del poco guadagno la prima parte è per gli impiegati, in molte forme, anche quella della spesa fatta insieme. 
C’è crisi anche negli Usa e la sentono addosso anche i Rerrie; Jay ed Anna coi loro 6 figli. Lì un contabile deve lavorare ben più di otto ore. Il bivio arriva presto: o la famiglia o il lavoro. Jay sceglie e… viene licenziato. Ma ne trova un altro dopo pochi mesi, guadagna meno ma è vicino a casa; dunque ci guadagna e sono più felici. Specie la sera, quando controllano i sassolini che riempiono la scatola delle buone azioni. Lì ognuno contribuisce, grandi e piccoli. E cresce il capitale. Umano. 
Maria e Manoel, brasiliani, medico e psicoterapeuta, accompagnano casi di separazioni e divorzi. Di queste ferite soffrono essi stessi, molto vicino… La terapia consiste, una volta perso il senso del valore, nel diventare consapevoli della sua mancanza. La verità di noi stessi è il primo passo da compiere. 
Dietro le quinte Anna ed Alberto, ad accompagnare le famiglie, aiutandole nelle prove, nella lingua, nello spaesamento di trovarsi per la prima volta in mondovisione. Vivono per le famiglie da quando hanno fatto la loro, ormai 45 anni. E hanno sostenuto gli Incontri mondiali da quello del 1994, in Piazza San Pietro. La “Fabbrica di san Pietro aveva posto una condizione: non qui. Non si possono mettere chiodi in questo luogo, figuriamoci un palco. E’ dai tempi di Michelangelo che non si tocca la piazza. E loro pensarono a san Giovanni. Poi Giovanni Paolo II lo viene a sapere e decide: “la festa si fa qui, a casa mia”. Chi ricorda quel mare di luce in piazza san Pietro la sera del 14 ottobre 1994? 
Quante sono, anche a Milano, le famiglie esemplari? Anche tante, ma sempre poche. Certo, Non bisogna dimenticare quelle fragili o disgregate. Ma, per arrivare ad esse, la via dritta è la testimonianza e la vicinanza attiva delle famiglie cristiane esemplari. Per illuminare e riscaldare, la prima cosa da fare è accendere il fuoco. Attraverso i pochi si va ai molti. 
Cosa fare per i separati, i divorziati, le famiglie ricomposte, allargate, monoparentali e altro? Ad una domanda esplicita, così ha risposto il Cardinale Antonelli: “A tutti si possono raccomandare alcuni atteggiamenti che io sono abituato a riassumere in cinque parole: umiltà, preghiera, impegno, ricerca e fiducia”. Cinque parole per cinque passi. 


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