lunedì 25 giugno 2012

L'Origene ritrovato. La retorica del predicatore (Perrone)


La retorica del predicatore


Sarebbe troppo lungo entrare più immediatamente nei contenuti dell'esegesi sui Salmi offerta dalle nuove omelie. Mi limiterò a segnalare le tracce dei saperi scientifici dell'alessandrino, su cui abbiamo notevoli testimonianze in diversi suoi scritti, come le osservazioni astronomiche presenti nella seconda omelia sul Salmo 77, circa i movimenti del sole e della luna o sulle costellazioni celesti, che rimandano (ancora una volta con frasario tipico) a «coloro che sono esperti (deinòi) riguardo alle posizioni degli astri». Nozioni di tal fatta s'intrecciano con le argomentazioni dottrinali, ma possono concorrere ad alimentare la paradigmatica a sostegno dell'esortazione morale e ad articolare così la retorica origeniana.
Fra le acquisizioni della ricerca più recente vi è una maggiore consapevolezza dell'utilizzo di tecniche retoriche da parte dell'alessandrino, fra le quali la prosopopea occupa un posto particolarmente importante. Ciò va visto in collegamento con l'interpretazione dei Salmi, dal momento che proprio l'esegesi prosopologica è una delle tecniche interpretative più universalmente applicate al libro biblico nel cristianesimo antico, a cominciare da Origene.
Egli ce ne offre un saggio nella prima omelia sul salmo 77 domandandosi quale sia qui la persona del locutore (tò pròsopon tò lègon). Ma l'omiletica dell'alessandrino non di rado fa perno su quello che nella tradizione dei sermoni si suole designare come l'exemplum, servendosi di similitudini variamente elaborate. Indagare questo registro retorico non è privo di rilievo, poiché aiuta a focalizzare ambiti di realtà, vissuta o ideale, per i quali Origene ha un occhio più attento e al tempo stesso contribuisce a individuare linee tematiche nodali nel suo pensiero.
Due passi si prestano, in particolare, a illustrare questo punto. Entrambi rinviano alla fondamentale concezione “agonica” dell'esistenza spirituale secondo l'alessandrino. Il primo di essi compare nella quarta omelia sul salmo 77, all'interno del discorso sulla necessità del cibo spirituale. Se la condizione del cristiano è assimilabile per Origene a quella di un atleta, egli deve essere disposto a seguire una dieta adatta e rigorosa come avviene per coloro che prendono parte ai “giochi olimpici” (tòn onomazomènon megàlon gymnikòn) e sono sottoposti al severo controllo dei giudici di gara e dei loro istruttori.
Pur scontando la probabilità che il predicatore dipenda da una fonte letteraria, non può non colpire la descrizione quanto mai vivida dell'ambiente sportivo, che fa il paio con altre similitudini agonistiche già note da altri scritti di Origene, come la scena evocata nella prima omelia sul salmo 38. Egli vi illustra l'esempio dei combattimenti di lotta libera, dove è summa virtus mostrare di sapere incassare i colpi dell'avversario senza dare segni di dolore.
In questa stessa omelia latina incontriamo un cenno agli agoni poetici e musicali presso i Greci che aiuta a comprendere anche il paragone con gli “agoni drammatici” introdotto dal predicatore nell'omelia sul salmo 81.
Del resto, anche in questo secondo passo siamo in presenza di una tematica come quella teatrale che è ben attestata nell'opera dell'alessandrino. Il salmo 81, 2b (pròsopa amartolòn lambànete) si prestava a riallacciarsi al motivo dell'uomo visto alla stregua di un attore che «assume maschere / ruoli / volti» diversi sulla scena del mondo. Origene da un lato sfrutta l'implicazione negativa suggerita dal greco, nel senso cioè di «fare distinzioni per la persona dei peccatori»; dall'altro sfrutta l'immagine teatrale come un elemento ineludibile di chi è impegnato nell'agone del cosmo, dagli esseri umani a quelli angelici, esplicandola su un doppio registro: in positivo, quando si assume il volto degli angeli o di Dio; in negativo, quando si assume viceversa il volto dell'Anticristo o di un demonio.
Questa similitudine viene però sfruttata in maniera così estensiva da Origene che la sua declinazione universale in chiave cosmica si addice pienamente alle riflessioni dell'alessandrino sull'uomo spirituale impegnato allo spasimo nel theatrum mundi, dinanzi a Dio, angeli, santi e demoni, come le ha consegnate specialmente al Trattato sulla preghiera. (lorenzo perrone)


(©L'Osservatore Romano 24 giugno 2012)

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