martedì 12 giugno 2012

L'Irlanda fra attesa e curiosità. Intervista all'arcivescovo di Dublino Diarmuid Martin (Nolan)


Intervista all'arcivescovo di Dublino Diarmuid Martin 


L'Irlanda fra attesa e curiosità 


dal nostro inviato Mary Nolan


«La gente sta aspettando di vedere che cosa faremo. È piuttosto evidente che agli occhi della società secolare questo è un grande evento per la Chiesa cattolica. Anche se non vogliono farne parte, stanno tutti aspettando di vedere quale segnale proverrà dalla Chiesa cattolica». Lo ha sottolineato, in un'intervista a «L'Osservatore Romano», monsignor Diarmuid Martin, arcivescovo di Dublino, in occasione del 50° Congresso eucaristico internazionale in corso nel capoluogo irlandese fino a domenica 17. 


Qualcuna delle vostre aspettative è cambiata? Che cosa è stato fatto per prepararsi al Congresso?


Ciò che è cambiato negli ultimi giorni è l'entusiasmo, ora è palpabile. Nella diocesi di Dublino c'è crescente interesse. Nell'ultima settimana si sono svolti numerosi eventi per portare il congresso alle nostre comunità. Abbiamo celebrato la messa in tutte le case di cura per anziani. Abbiamo offerto un pasto speciale a quanti mangiano nei nostri centri per i senzatetto, per mostrare che chi vive nella comunità di Cristo si preoccupa di quanti non hanno da mangiare e sono soli nell'abbandono. È importante mostrare loro la comunità, vivere con loro la comunione che è ciò di cui tratta questo congresso. 


Quanti pellegrini verranno?


I numeri sono più alti rispetto a quelli di Québec, ma sono modesti se confrontati a quelli dei grandi eventi. Ne attendiamo quindicimila al giorno se la pioggia non li scoraggia. Un numero consistente di persone proviene dall'estero, cosa per noi molto importante. In una Chiesa come quella in Irlanda, che vive le sue prove e difficoltà, ritengo che il sostegno dall'estero possa servire a incoraggiarla. È arrivato un numero straordinario di canadesi per esprimere solidarietà e continuità con l'ultimo congresso. Non sono invece in tanti a venire dagli Stati Uniti, il che è un peccato. Anche a Québec c'era più gente proveniente dal Messico che dagli Stati Uniti.


Che genere di congresso sarà questo? Che clima vi regna già adesso?


Non sarà una conferenza trionfalistica; per la maggior parte della giornata ci saranno eventi più piccoli, che saranno però rilevanti. Se lei va nella sede principale degli eventi, vi troverà una serie di stand che rappresentano i diversi aspetti del cattolicesimo irlandese, e penso che ciò sia piuttosto importante. Il simposio teologico preparatorio ha riscosso grande successo; ritengo anche che la giornata ecumenica di venerdì 8 giugno sia stata piuttosto intensa. Fino a non molto tempo fa, questo forum e questo livello di riflessione teologica sull'Eucaristia non ci sarebbero mai stati in Irlanda.


Parlando del simposio, qualcuno ha osservato che nelle società dove l'importanza della famiglia è stata minata -- essendo la famiglia la Chiesa domestica e quindi un modello fondamentale di comunione -- sembra quasi impossibile insegnare un'ecclesiologia di comunione.


Se la filosofia dominante è l'individualismo, allora non si riuscirà mai a comprendere la comunione, non si riuscirà mai a comprendere il matrimonio, e a lungo termine non si riuscirà a essere un membro che contribuisce alla società. La società non può essere edificata solo sull'autorealizzazione. La famiglia è il luogo in cui avviene la reciprocità, dove viene insegnata la generosità. Nessuno di noi sarebbe dov'è senza la generosità di altri, soprattutto della nostra famiglia, ma anche di altri. L'Eucaristia non è soltanto comunità; è una comunità particolare. È la comunione costruita sul sacrificio di Cristo, un sacrificio di dono di sé. È per questo che martedì la giornata del congresso sarà dedicata alla famiglia. 


Secondo lei l'Irlanda, come Paese, che cosa si aspetta da tutto ciò?


Certamente c'è un po' di curiosità. La gente è curiosa di vedere quale immagine la Chiesa darà di sé. Penso che troveranno l'immagine corretta. È una Chiesa concentrata sulla sua missione primaria: sulla preghiera e sull'Eucaristia. E tuttavia, la Chiesa è fortemente impegnata anche nel sociale. Non si tratta però di una mera istituzione per il lavoro sociale; è qualcosa di diverso. Vede, l'Eucaristia, di fatto, è una forma di comunione molto interessante e un modello per la società: le persone si riuniscono come fratelli e sorelle e condividono ciò che vi è di più profondo nella loro vita.


È un tempo molto importante per l'Irlanda, un crocevia dopo tanti problemi.


Sì, l'ostilità iniziale adesso si è un po' attenuata; la gente sta aspettando di vedere che cosa faremo. È piuttosto evidente che agli occhi della società secolare questo è un grande evento per la Chiesa cattolica. Anche se non vogliono farne parte, stanno tutti aspettando di vedere quale segnale proverrà dalla Chiesa cattolica. Abbiamo la responsabilità di mettere in mostra ciò che abbiamo di meglio: l'Eucaristia e la vita che ne scaturisce.

(©L'Osservatore Romano 11-12 giugno 2012)

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