martedì 5 giugno 2012

La forza di Benedetto XVI. In un’intervista al cardinale segretario di Stato (O.R.)


In un’intervista al cardinale segretario di Stato


La forza di Benedetto XVI


«Benedetto XVI è un uomo che ascolta tutti; è un uomo che va avanti fedele alla missione che ha ricevuto da Cristo». Lo ripete spesso il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, parlando di Papa Ratzinger. E lo ha ripetuto anche lunedì sera, 4 giugno, rispondendo alle domande di Alberto Maccari, direttore del Tg1, in una intervista andato in onda alle 20. 
«E vorrei anche sottolineare il fatto che — ha aggiunto — Benedetto XVI, come tutti sanno, è un uomo mite, di grande fede e di grande preghiera. Non si lascia certo intimorire dagli attacchi, di qualsiasi genere, e anche dalle dure incrostazioni dei pregiudizi». 
Il cardinale Bertone ha colto  l’occasione offertagli dalla richiesta di un bilancio dell’Incontro mondiale delle famiglie a Milano — al quale egli ha partecipato al fianco del Papa — rivoltagli dal telegiornale della prima rete della televisione italiana per ribadire alcuni concetti.  Così rispondendo a una specifica domanda sulla possibilità che le vicende che trovano tanto spazio sui media in questi giorni siano «illazioni strumentali per arrivare ad attaccare la Chiesa e il Papa», il segretario di Stato ha ricordato che «gli attacchi strumentali ci sono sempre stati, in tutti i tempi: li ricordo anche per quanto riguarda la mia esperienza di Chiesa, ad esempio ai tempi di Paolo VI, che non sono poi così lontani. Questa volta, però, sembra siano attacchi più mirati, a volte anche feroci, dilanianti e organizzati».
A proposito dello stato d’animo con il quale il Papa vive questo momento, il cardinale si è soffermato sulla sua grande forza morale, che  addirittura «sostiene quanti gli sono vicini e lavorano al suo fianco». Un conforto decisivo gli viene dal sentire «il grande affetto della gente. Specialmente in questi giorni, ha sentito un affetto plenario della gente che gli sta vicino, dei giovani e delle famiglie con i bambini», come per esempio gli è stato manifestato proprio nelle giornate milanesi, durante le quali la gente «applaudiva freneticamente il Papa». Anzi «mi sembra che il viaggio a Milano — ha puntualizzato il porporato — gli abbia dato ulteriore forza. Inoltre, voglio sottolineare una parola che ha ripetuto tante volte, anche proprio prima di partire dal cortile dell’arcivescovado di Milano: è la parola “coraggio”. L’ha detta agli altri, l’ha detta ai giovani, ai giovani che cercano di formare una famiglia; l’ha detta alle famiglie in difficoltà e l’ha detta anche alle autorità, e lo dice a tutta la Chiesa. Questa parola la dice perché è convinto interiormente, è la sua forza che gli viene dalla fede e dall’aiuto di Dio, e quindi dice a tutti: “coraggio!”. E lo ha detto anche ai terremotati. Ripeto: vorrei che interiorizzassimo questa parola accanto al Papa, sotto la guida del Papa».
Effettivamente i tre giorni milanesi hanno concentrato in modo eccezionale l’attenzione dell’opinione pubblica, «forse — ha ipotizzato Maccari — per la coincidenza con l’inchiesta interna vaticana di cui abbiamo parlato tutti e in cui si è vista una grande prova di trasparenza per il Vaticano». Puntuale la risposta del cardinale Bertone: «Questo è anche vero. Ricordo proprio il sabato sera, quando tornavamo dal parco Bresso, dalla grande adunata della sera, verso il Duomo di Milano. Ero con il cardinale Scola ed eravamo vicini in macchina. Abbiamo visto le vetrate del Duomo di Milano illuminate, e abbiamo commentato immediatamente: “Questa è la Chiesa, una casa luminosa, nonostante tutti i difetti di persone nella Chiesa”. La trasparenza, però, è un fatto di impegno, un fatto di solidarietà gli uni con gli altri, di fiducia. Non è un atto di cinismo o un atto di superficialità: non basta venire a conoscenza di alcuni documenti e pubblicare documenti parziali per conoscere la piena verità sui fatti. Spesso avviene proprio questo: che le chiarificazioni sono frutto di un lavoro di dialogo, di rapporti personali e anche di conversione del cuore, che non risultano semplicemente dalle carte o dalla burocrazia. Le carte sono importanti, ma i rapporti personali lo sono molto di più. Ciò che c’è di più triste in questi eventi e in questi fatti è la violazione della privacy del Santo Padre e dei suoi più stretti collaboratori. Vorrei però dire che questi non sono stati e non sono giorni di divisione ma di unità, e vorrei anche aggiungere che sono anzitutto giorni di forza nella fede, di ferma serenità anche nelle decisioni. È il momento della coesione di tutti coloro che vogliono servire veramente la Chiesa».
 Come ha dimostrato l’avvenimento di Milano, durante il quale «abbiamo sperimentato tutti — ha  sottolineato  il segretario di Stato — questa manifestazione straordinaria di amore al Papa e di accompagnamento, di sostegno a lui e al suo magistero, alla sua opera, la gioia e l’entusiasmo attorno a lui. Ho visto tantissima gente che si commuoveva, anche per le strade di Milano. Pensiamo alle strade di Milano il venerdì o il sabato, quindi nel weekend, e non soltanto nelle grandi adunate dello stadio o del parco di Bresso. Era davvero dappertutto. È stata, quindi, una bella manifestazione di amore al Papa in questo particolare momento ed un atto di stima per Benedetto XVI, che è stato non a caso chiamato “il grande allenatore” della grande squadra della Chiesa universale per i campionati del terzo millennio. Ha avuto una “standing ovation” che nessun giocatore, nessun allenatore e nessun protagonista della vita sociale o artistica ha avuto». Un’ovazione che ha realmente reso felice il Papa. «Era  molto contento — ha confidato il cardinale —  e anche molto commosso».



(©L'Osservatore Romano 6 giugno 2012)

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