venerdì 15 giugno 2012

La figura giuridica della Prelatura Personale secondo il diritto canonico


La scheda


Istituzione introdotta dal Vaticano II


Che cos'è una prelatura personale? Si tratta di una figura giuridica introdotta dal Vaticano II con il decreto conciliare «Presbyterorum ordinis» per «l'attuazione di peculiari iniziative pastorali in favore di diversi gruppi sociali in certe regioni o nazioni o addirittura in tutto il mondo».
Le prelature personali sono istituzioni rette da un Pastore (un prelato che può essere vescovo, nominato dal Papa, e che governa la prelatura con potestà di regime o giurisdizione); oltre al prelato vi è un presbiterio, composto di sacerdoti secolari, e vi sono i fedeli laici, sia uomini che donne. 
Una delle caratteristiche è che la giurisdizione non è legata al territorio. Secondo il diritto canonico, «al fine di promuovere un'adeguata distribuzione dei presbiteri o di attuare speciali opere pastorali o missionarie per le diverse regioni o per le diverse categorie sociali, la Sede Apostolica può erigere prelature personali formate da presbiteri e da diaconi del clero secolare, udite le Conferenze Episcopali interessate». Le prelature personali dipendono direttamente dal Papa, tramite la Congregazione per i vescovi. Fino ad oggi, l'unica esistente è quella dell'Opus Dei, eretta con la costituzione apostolica «Ut sit» del 28 novembre 1982. Ora questo strumento pastorale potrebbe essere utilizzato per i lefebvriani. La Fraternità di San Pio X, è stata fondata nel 1969 nella chiesa di Econe, in Svizzera da mons. Marcel Lefebvre, poi scomunicato da Giovanni Paolo II nel 1988 per aver consacrato, senza l'autorizzazione del Papa, quattro vescovi: lo svizzero Bernard Fellay - che dopo la morte di Lefebvre nel 1991 ha preso il suo posto alla guida della Fraternità - l'inglese Richard Williamson, il francese Bernard Tissier e l'argentino Alfonso de Galarreta. I membri della Fraternità contestavano in particolare a Giovanni Paolo II l'apertura all'ecumenismo e al dialogo interreligioso; ma in generale rifiutavano il Concilio Vaticano II, principi come la libertà religiosa, il confronto con la modernità; senza contare che nel gruppo rimanevano forti componenti antisemite, riemerse in particolare quando Benedetto XVI ha revocato la scomunica ai quattro vescovi scimatici. Le dichiarazioni negazioniste di mons. Williamson innescarono una crisi tra la S. Sede e le organizzazioni ebraiche, poi ricucita con un paziente lavoro diplomatico. An. Ac.


© Copyright Il Tempo, 15 giugno 2012 consultabile online anche qui.

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