venerdì 1 giugno 2012

Incontro mondiale delle famiglie. Il cardinale Tettamanzi: economia al servizio della famiglia. Oggi l'arrivo del Papa


Incontro mondiale delle famiglie. Il cardinale Tettamanzi: economia al servizio della famiglia. Domani l'arrivo del Papa


La precarietà del lavoro “minaccia” spesso la famiglia lungo l’arco della sua vita, eppure non c’è famiglia che abbia dignità senza lavoro. E’ una delle affermazioni centrali del cardinale Dionigi Tettamanzi contenute nell’intervento con il quale, questa mattina, ha aperto la seconda giornata del Congresso internazionale di Milano. Intanto, la città e l’intera regione lombarda si preparano ad accogliere Benedetto XVI, che da domani pomeriggio a domenica presiederà gli eventi principali del settimo Incontro mondiale delle famiglie. Il servizio del nostro inviato a Milano, Alessandro De Carolis: 


Come si coniugano oggi famiglia e lavoro in una prospettiva di fede? Quando l’urgenza, o addirittura in qualche caso l’emergenza, di avere un impiego è questione di riuscire a farcela o essere schiacciati? Domanda cruciale di questi tempi per rispondere alla quale il cardinale Dionigi Tettamanzi ha sviluppato una serie di riflessioni a cavallo tra le antiche parole della Bibbia e il più moderno magistero sociale della Chiesa, quello affermato nella Caritas in veritate di Benedetto XVI:


“La questione non è solo economica, perché il lavoro è inserimento attivo nel tessuto della società, è partecipazione responsabile all’edificazione della città: se ne viene esclusa, la famiglia è come mutilata, emarginata, deturpata da una ferita che può portarla a vergognarsi, a nascondersi, a prediligere sentieri male illuminati e trascurare gli spazi aperti e luminosi in cui la gente si incontra, intesse relazioni, entra in una vita di comunione”.


Ed è quanto succede in molte zone del mondo strozzate dalla mancanza di lavoro. I giovani disoccupati, ha citato il cardinale Tettamanzi, oggi lo sono nell’80% dei Paesi sviluppati e nei due terzi di quelli emergenti. Di fronte a questo scenario, “mi chiedo – ha proseguito il porporato in uno scroscio di applausi – le cosiddette leggi del mercato - che danno molto a qualcuno perché la sua attività movimenta enormi capitali a beneficio di molti – non devono forse essere, loro stesse, regolate? Regolate perché il mercato sia per l'uomo e non l'uomo per il mercato”. Di qui, alcuni orientamenti di carattere pratico, perché chi lavora – ha detto – sia aiutato dal sistema lavorativo a “non sacrificare i valori più profondi della vita familiare con un impegno lavorativo esclusivo e totalizzante”:


“Chi è impegnato nella politica e nel sindacato deve saper obbedire a logiche non solo di ‘efficienza economica’, ma anche di ‘efficacia umana’, come la coltivazione di rapporti interpersonali più significativi nell'ambito della famiglia e del più ampio tessuto sociale”. 


In questo modo, verrebbero salvaguardati in un contesto di armonia gli aspetti dell’amare e del lavorare, che “assieme al fare festa – ha asserito il porporato – sono davvero gli elementi essenziali di una vita familiare”:


“Il tempo del lavoro, infatti, inevitabilmente differenzia e divide; quando invece si riposa e si fa festa, le stesse disuguaglianze sociali appaiono attenuate: si familiarizza, si condivide, si comunica (...) Sì, abbiamo bisogno – e oggi ancora più di ieri – di un tempo di festa vissuto da tutta la famiglia, perché esso è importante, è indispensabile sotto il profilo sociale ed educativo”.


Nella seconda parte della sessione plenaria del Congresso, ha preso la parola il sociologo cileno, Pedro Morandé Court, che ha dato continuità alle parole del cardinale Tettamanzi cercando di individuare, in un tempo di diffusa provvisorietà, ciò che può offrire opportunità di rilancio.


La mattinata era stata aperta da una breve riflessione del cardinale arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, che ha ribadito la necessità di dare non solo sostegno ma prima ancora “dignità” all’istituto familiare. C’è bisogno, ha auspicato, di una cultura che “guardi con particolare stima alla famiglia fondata sul matrimonio”. E dopo il presidente dei vescovi italiani, hanno offerto una bella testimonianza di vita familiare alla luce del Vangelo due coniugi, Elisabetta e Riccardo, con due figli, uno dei quali adottato in Vietnam, appartenenti alla Comunità di Sant’Egidio. Nonostante l’apparente deficit di futuro che sembra gravare su tante famiglie, hanno detto, la nostra vita insieme – hanno assicurato – si nutre di un “senso di profonda fiducia in Dio”. Dall’essere cristiani, hanno raccontato, abbiamo imparato che la famiglia è “spazio di gratuità, in cui sviluppare una “cultura dei legami umani” e dove alimentare una “riserva di umanità”, anzitutto avendo rispetto e amore per gli anziani. Parole che anticipano ciò che sarà tra due giorni quando le famiglie radunate a Milano si racconteranno al Papa e il Papa a loro.


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