martedì 5 giugno 2012

I travagli della Curia romana. Il commento di Giuseppe Rusconi

Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:


I travagli della Curia romana


di GIUSEPPE RUSCONI


Fine settimana molto particolare per il Papa quello in terra ambrosiana, in occasione del VII Incontro mondiale delle famiglie. Da una parte gli ha permesso di trasmettere - soprattutto ai tanti giovani che lo ascoltavano - parole non effimere sul valore fondamentale per la società della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna e aperta al dono dei figli. Parole - come quelle rivolte ai sessantamila ragazzi che affollavano lo stadio di San Siro - non esclusive del mondo cattolico, ma care a tutti coloro che apprezzano una società fondata sulle virtù repubblicane: obbedite ai vostri genitori, ascoltateli, non siate pigri ma impegnati nello studio, siate disponibili e generosi verso gli altri, collaborate alla crescita della comunità, prendete il largo puntando ad alti ideali.
D’altra parte il Papa ha potuto assaporare l’abbraccio caloroso e consolatorio di centinaia di migliaia di cattolici: ne aveva bisogno. Ora è tornato a Roma, in quella Curia che l’Alighieri grande e anche fazioso definiva, per bocca di Beatrice nel canto XVII del Paradiso, un luogo «dove Cristo tutto dì si merca», dove (traduciamo) è tutto un quotidiano fiorire di trame mondane connotate dalla meschinità dei fini e dalla spudoratezza dei mezzi.
Chi segue la cronaca è indotto a credere che oggi siamo ancora lì, in quella situazione poco consona agli ideali del Cristianesimo. Negli ultimi anni si è saputo di gravi scandali, da quello relativo al fondatore di una congregazione rigogliosa come i Legionari di Cristo all’altro concernente non pochi casi di pedofilia emersi in alcuni Paesi. Come emerge dalle cronache quotidiane, la pedofilia non è legata alla condizione di sacerdoti cattolici, essendo purtroppo diffusa - magari in misura maggiore - anche in altri ambienti religiosi, scolastici, sportivi: tuttavia gli abusi sessuali dei preti feriscono se possibile ancora di più, dato che sono attuati da persone consacrate cui, proprio per tale condizione, si dovrebbe dare piena fiducia.
Negli ultimi mesi, a ritmo accelerato, a tale carico di «sporcizia» (ne aveva parlato Joseph Ratzinger da cardinale nel 2005) si è aggiunto il furto di documenti anche dall’Appartamento papale. Una violazione della privacy dei destinatari e dei mittenti, certi di far partecipe solo il Papa delle loro opinioni su un fatto o di situazioni personali drammatiche. Un atto che resta inaccettabile, pur se il fenomeno è ormai ricorrente in questa nostra società in cui per anni molti hanno ingerito giorno dopo giorno la spazzatura di trasmissioni come «Il Grande Fratello». La violazione poi sembra verosimilmente essere parte di un piano di vera e propria destabilizzazione vaticana, dai mandanti misteriosi e dai fini oscuri.
Per la Chiesa le conseguenze sono devastanti. Il cattolico è smarrito e il non credente, sempre rispettoso della solidità della Chiesa nei secoli, è anch’egli sgomento. Vero che questo è il tempo della crisi profonda delle istituzioni e degli strumenti di mediazione come i partiti: si constata amaramente che tale deriva - globale, non solo italiana - ha intaccato anche uno degli ultimi punti di riferimento per l’uomo contemporaneo. Difficile dire come e quando se ne uscirà. Le conseguenze già visibili? Il tasso di impopolarità della Curia romana tra i cattolici è ormai pari a quello di partiti e manager italiani: in sé ciò è ingiusto, poiché - a ben guardare - in Curia non manca chi adempie con fedeltà operosa al suo dovere. I cattolici si stringono di più attorno al Papa (lo si è ben constatato a Milano). Nella comunque non vicina successione a papa Ratzinger perdono quota i candidati italiani, che - personalmente magari innocenti - scontano tra i confratelli stranieri le disdicevoli trame curiali, ritenute tipiche del Belpaese. Al momento pare difficile quantificare le possibili conseguenze economiche per Vaticano e Chiesa italiana in una situazione sociale già di per sé precaria: rischiano di essere pesanti. Con effetti dirompenti anche sulle tante opere di carità attraverso le quali il mondo cattolico supplisce alle carenze dello Stato. Si parla di una riforma radicale della Curia romana nei propositi del Papa. Benvenuta, ma senza dimenticare che sono pur sempre gli uomini ad avvalorare la bontà delle strutture.


© Copyright Corriere del Ticino, 4 giugno 2012

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