venerdì 1 giugno 2012

Guardare al futuro. L'incoraggiamento di Benedetto XVI a una città che cerca un ''nuovo volto'' (Sir)


Guardare al futuro


L'incoraggiamento di Benedetto XVI a una città che cerca un ''nuovo volto''


Un popolo in festa ha accolto Benedetto XVI in piazza Duomo a Milano per il primo appuntamento della visita pastorale all’arcidiocesi di Milano, in occasione del VII Incontro mondiale delle famiglie. Arrivando in piazza in papamobile tra due fila di fedeli, più volte l’auto è stata fermata per permettere al Santo Padre di dare un bacio e una carezza ad alcuni bimbi. In piazza Duomo a rivolgergli un saluto sono stati il sindaco Giuliano Pisapia e l’arcivescovo di Milano, card. Angelo Scola. Ad accoglierlo tra le autorità, anche i cardinali Dionigi Tettamanzi ed Ennio Antonelli, Andrea Riccardi, ministro per la Cooperazione, il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni e il presidente della Provincia di Milano Guido Podestà. “In questo tempo di grande travaglio, Milano è cambiata” e “i cristiani stanno contribuendo a questa comune impresa. Sono a loro agio nella società plurale; non sono profeti di sventura, ma testimoni e quindi edificatori tenaci di vita buona. Consapevoli che la vera novità non è tanto l’inedito, quanto piuttosto l’innesto dell’antico nelle condizioni mutate dell’oggi”, ha affermato il card. Angelo Scola nel suo saluto al Papa.


Vicino a chi soffre. “Essere un crocevia – Mediolanum – di popoli e di culture”. È questa la vocazione di Milano, come ha detto, stasera, Benedetto XVI, incontrando la cittadinanza a piazza Duomo. La città ha saputo “coniugare sapientemente l’orgoglio per la propria identità con la capacità di accogliere ogni contributo positivo che, nel corso della storia, le veniva offerto. Ancora oggi, Milano è chiamata a riscoprire questo suo ruolo positivo, foriero di sviluppo e di pace per tutta l’Italia”, ha osservato il Papa. Il Pontefice non ha mancato di rivolgere un saluto ai rappresentanti delle famiglie che partecipano al VII Incontro mondiale e un pensiero affettuoso “a quanti hanno bisogno di aiuto e di conforto, e sono afflitti da varie preoccupazioni: alle persone sole o in difficoltà, ai disoccupati, agli ammalati, ai carcerati, a quanti sono privi di una casa o dell’indispensabile per vivere una vita dignitosa”. “Non manchi a nessuno di questi nostri fratelli e sorelle l’interessamento solidale e costante della collettività”, ha esortato il Santo Padre, che si è detto compiaciuto “di quanto la diocesi di Milano ha fatto e continua a fare per andare incontro concretamente alle necessità delle famiglie più colpite dalla crisi economico-finanziaria, e per essersi attivata subito, assieme all’intera Chiesa e società civile in Italia, per soccorrere le popolazioni terremotate dell’Emilia Romagna, che sono nel nostro cuore e nella nostra preghiera e per le quali invito, ancora una volta, ad una generosa solidarietà”.


Un fiume di santità. Benedetto XVI ha anche sottolineato “i vincoli stretti e costanti che legano la comunità ambrosiana alla Chiesa di Roma e al Successore di Pietro”. Infatti, “sant’Ambrogio proveniva da una famiglia romana e ha mantenuto sempre vivo il suo legame con la città eterna e con la Chiesa di Roma, manifestando ed elogiando il primato del vescovo che la presiede”. “La saggezza pastorale e il magistero di Ambrogio sull’ortodossia della fede e sulla vita cristiana – ha aggiunto - lasceranno un’impronta indelebile nella Chiesa universale e, in particolare, segneranno la Chiesa di Milano, che non ha mai cessato di coltivarne la memoria e di conservarne lo spirito. La Chiesa ambrosiana, custodendo le prerogative del suo rito e le espressioni proprie dell’unica fede, è chiamata a vivere in pienezza la cattolicità della Chiesa una, a testimoniarla e a contribuire ad arricchirla”. Il Papa ha poi ricordato alcune figure di “grandi Pastori” che hanno guidato la Chiesa ambrosiana: “Anzitutto san Carlo Borromeo”, il quale fu, come disse Paolo VI, “un plasmatore della coscienza e del costume del popolo”; ma anche “altri eccellenti Pastori più vicini a noi” come “il beato cardinale Andrea Carlo Ferrari” e “il beato Alfredo Ildefonso Schuster”. Ancora ha citato due arcivescovi di Milano che divennero Pontefici: Achille Ratti, Papa Pio XI e Giovanni Battista Montini, Paolo VI. Nella Chiesa ambrosiana sono maturati inoltre “alcuni frutti spirituali particolarmente significativi per il nostro tempo. Tra tutti voglio oggi ricordare, proprio pensando alle famiglie, santa Gianna Beretta Molla, sposa e madre, donna impegnata nell’ambito ecclesiale e civile, che fece splendere la bellezza e la gioia della fede, della speranza e della carità”.


Per il bene comune. “La vostra storia – ha evidenziato il Pontefice - è ricchissima di cultura e di fede. Tale ricchezza ha innervato l’arte, la musica, la letteratura, la cultura, l’industria, la politica, lo sport, le iniziative di solidarietà di Milano e dell’intera arcidiocesi. Spetta ora a voi, eredi di un glorioso passato e di un patrimonio spirituale di inestimabile valore, impegnarvi per trasmettere alle future generazioni la fiaccola di una così luminosa tradizione”. “Voi – ha proseguito - ben sapete quanto sia urgente immettere nell’attuale contesto culturale il lievito evangelico. La fede in Gesù Cristo, morto e risorto per noi, vivente in mezzo a noi, deve animare tutto il tessuto della vita, personale e comunitaria, privata e pubblica, così da consentire uno stabile e autentico ‘ben essere’, a partire dalla famiglia, che va riscoperta quale patrimonio principale dell’umanità, coefficiente e segno di una vera e stabile cultura in favore dell’uomo”. Per il Santo Padre, “la singolare identità di Milano non la deve isolare né separare, chiudendola in se stessa”. Al contrario, “conservando la linfa delle sue radici e i tratti caratteristici della sua storia, essa è chiamata a guardare al futuro con speranza, coltivando un legame intimo e propulsivo con la vita di tutta l’Italia e dell’Europa. Nella chiara distinzione dei ruoli e delle finalità, la Milano positivamente ‘laica’ e la Milano della fede sono chiamate a concorrere al bene comune”.


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