lunedì 25 giugno 2012

Ecco l'Origene ritrovato. In anteprima alcuni brani delle omelie inedite del teologo e predicatore alessandrino scoperte in un codice della Bayerische Staatsbibliothek di Monaco (O.R.)


In anteprima alcuni brani delle omelie inedite del teologo e predicatore alessandrino scoperte in un codice della Bayerische Staatsbibliothek di Monaco


Ecco l'Origene ritrovato


Nell'«Osservatore Romano» dello scorso 13 giugno per primi abbiamo dato con ampiezza la notizia della straordinaria scoperta della filologa italiana Marina Molin Pradel nella Bayerische Staatsbibliothek di Monaco: l'individuazione di 29 omelie inedite in lingua originale attribuibili con certezza al grande intellettuale cristiano Origene. I testi sono contenuti in un codice dell'xi secolo, il Monacense greco 314. Oggi per la prima volta possiamo pubblicarne -- in una traduzione del patrologo Lorenzo Perrone che dirigerà l'edizione critica delle omelie -- alcuni significativi stralci. Nella pagina anticipiamo anche due stralci della dettagliata relazione che lo studioso terrà lunedì 25 giugno all'università di Padova durante un seminario sulla paleografia greca.


Come si disfecero le scuole degli eretici


Dalla seconda omelia sul salmo 77


«I figli di Efraim che tendono e scoccano l'arco, si volsero indietro nel giorno della guerra e non custodirono l'alleanza di Dio» (77, 9-10).


Questo lo sappiamo per esperienza: nella nostra giovinezza fiorivano intensamente le eresie e sembravano essere molti coloro che si radunavano attorno ad esse. Tutti quelli che erano ghiotti degli insegnamenti di Cristo, non abbondando allora di maestri capaci nella Chiesa, a causa della loro fame imitarono quelli che nelle carestie si danno a mangiare carni umane. Si separarono così dalla sana dottrina, aderendo a qualsivoglia discorso, mentre vennero a formarsi le scuole «degli eretici». Quando però la grazia di Dio irradiò un insegnamento più abbondante, le eresie si disfecero giorno dopo giorno e quelli che essi presentavano come insegnamenti segreti furono smascherati e si dimostrarono essere delle bestemmie e dei discorsi empi ed atei.


La dieta dell'atleta


Dalla quarta omelia sul salmo 77


«Diede loro il pane del cielo, l'uomo mangiò il pane degli angeli» (77, 24).


Ma tu che gareggi non vuoi sopportare i colpi che Dio ti infligge coi suoi castighi volendo fare di te un atleta? Tu non vuoi affidarti alla dieta dell'atleta, mentre spesso trascorre un'intera giornata senza che l'anima riceva il proprio nutrimento. Che dico «una sola giornata»? Dovrei dire due, tre, quattro e non basta ancora. Spesso passano sei o sette giorni senza che tu prenda cibo. Se solo potessi recarti alla casa del Signore per ricevere il nutrimento spirituale ed essere esortato alla salvezza, non ogni sette giorni, bensì attraverso molti giorni del Signore!
Siamo arrivati al punto che alcuni mostrano così poca cura da restare privi di cibo per tutto l'anno e di venire solo in quei pochi giorni di festa che si chiamano le feste di Pasqua, per nutrirsi in occasione di esse.
Pensate che costoro possano gareggiare, pensate che possano combattere contro gli spiriti malvagi, se trascurano così il proprio nutrimento? Essi non possono avere forza, se non prendono i nutrimenti che danno forza.


Il Verbo ha deificato anche il corpo


Dall'omelia sul salmo 81


«Dio sta nell'assemblea degli dèi e in mezzo ad essa giudicherà gli dèi» (81, 1).


Se Dio Verbo viene nell'anima, egli fa dell'anima che l'accoglie Dio. Infatti, se poco lievito fa fermentare tutta la pasta (1 Corinzi, 5, 6), che cosa si dovrà dire del lievito del Verbo, che non è poco e di scarso valore bensì è deificante, se non che questo lievito, penetrato nell'anima, fa fermentare tutta quanta la pasta dell'uomo per la divinità e l'uomo tutto quanto diventa Dio?
«Il regno dei cieli è simile a del lievito, che una donna ha preso e nascosto in tre misure di farina, fino a che tutto fermenti» (Matteo, 13, 33). Ora, le tre misure sono lo spirito, l'anima e il corpo dell'uomo. È venuto il lievito da parte della donna, cioè la Chiesa che ha accolto Cristo. Questo lievito, mescolato con le tre misure di farina ha fermentato tutta quanta la pasta e ha fatto diventare l'uomo Dio in tutto quanto il suo essere.
Non meraviglia che «il Verbo» abbia deificato lo spirito che è in noi, poiché esso ha una parentela con Dio, essendo lo spirito incorruttibile presente in tutti. Meraviglia invece che l'anima sia stata deificata, affinché non pecchi né muoia più, poiché «l'anima che pecca morirà» (Ezechiele, 18, 4). Ma ciò che meraviglia più di tutto è il fatto che il Verbo ha deificato anche il corpo, affinché non sia più carne e sangue, ma divenga «simile al corpo glorioso» (Filippesi, 3, 21) di Cristo Gesù e reso divino sia assunto in cielo nella gloria. Divenuti dèi, siamo insieme a Dio, che sta in mezzo all'assemblea degli uomini, cioè insieme a Gesù Cristo.


(©L'Osservatore Romano 24 giugno 2012)

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