martedì 12 giugno 2012

Corvo boomerang. La lucida analisi di Luigi Accattoli


Corvo boomerang


di Luigi Accattoli 


La caccia ai corvi e la guerra dello Ior sono imprese per tempi lunghi e intanto - sui tempi brevi - si ricompone la governance curiale: una specie di armistizio tra i big garantirà la collaborazione di tutti per la conclusione delle due campagne. 
Ci vorranno forse sei mesi, o un anno. L'epurazione sarà spietata e mi dicono che sia già iniziata, mirata per ora ai piani bassi sia per i corvi sia per i maneggi dentro lo Ior. È la mia interpretazione indiziaria e ipotetica degli eventi vaticani. Non ce ne sono di documentate o con qualche riscontro anche solo ufficioso. Ognuno procede a naso e io cerco di usare il mio. 
Vedo poco ma sono libero da condizionamenti, anche quelli innocenti della fretta che hanno i colleghi che scrivono tutti i giorni. Sono tra quelli che ritengono numerosi i corvi e dislocati in più ambienti, ma non condivido l'idea di molti osservatori che vi sia una regia alta che coinvolgerebbe personalità di primo piano. 
Penso che siano persone di terzo livello, con motivazioni diverse e anche contrastanti, per lo più senza contatti tra loro. Credo che decidano le mosse in base alla disponibilità di nuove carte e al rumore provocato dalla mossa precedente. 
Prendiamo le ultime uscite di carte segrete: tre che sono apparse sulla Repubblica del 3 giugno e altrettante che sono uscite sabato 9 sul Fatto Quotidiano. Queste ultime riguardano lo Ior, le altre tre i neocatecumenali e la figura di don Georg, il segretario personale di Papa Ratzinger. 
Le ultime cartuccelle sparate contro lo Ior tendono a mettere in luce che la cacciata di Gotti Tedeschi (24 maggio) aveva il consenso previo del cardinale Bertone ed era il risultato di una convergente orchestrazione da parte del vertice laico dell'Istituto. Siccome stava prendendo piede la versione ufficiosa che il segretario di Stato avesse preso atto a cose fatte di una decisione totalmente autonoma del Board dell'Istituto, ecco la funzione della nuova uscita: colpire ancora Bertone contraddicendo platealmente la sua versione dei fatti. Don Georg e il cardinale Bertone: i due obiettivi già presi di mira dai "corvi" che foraggiarono il collega Gianluigi Nuzzi in vista della pubblicazione del volume Sua Santità (arriva nelle librerie il 18 maggio): come a chiarire che anche dopo l'arresto dell'aiutante di camera (avvenuto il 23 maggio), la fuga delle carte continuava come sempre. 
Il punto oscuro dell'intera vicenda sono le intenzioni dei neri pennuti che abitano le stanze vaticane. 
A parte la dichiarata intenzione - nella premessa al volume di Nuzzi, in interviste anonime a questo o a quel corvo, nel messaggio a Repubblica in accompagnamento delle carte pubblicate il 3 giugno - di voler aiutare il Papa contro gli insabbiatori delle riforme, sta il fatto che la fuga dei documenti colpisce i diretti collaboratori di Benedetto e danneggia quanti a lui si sono rivolti con consigli e appelli, in particolare lungo gli ultimi due anni. In definitiva colpisce innanzitutto il Papa. 
Fermiamoci - a riprova - sulle ultime carte riguardanti lo Ior. La partita Gotti Tedeschi è chiusa, come ha detto e ridetto il portavoce Lombardi. 
La pubblicazione delle nuove carte non può dunque avere la funzione di riaprirla, anzi potrebbe essere usata per confermare quella chiusura, se ce ne fosse bisogno. Hanno invece un'evidente incidenza nel rendere difficile, non serena, poco rapida o poco consensuale una qualsiasi decisione in ordine alla regolamentazione della fuoriuscita di Gotti Tedeschi e alla scelta del successore. Ne patisce innanzitutto il cardinale Bertone, come sempre, ma ne patisce anche il Papa e la sorte dello Ior in vista della sua inclusione nella "lista bianca" delle istituzioni finanziarie affidabili. 
Qualcuno nelle interviste anonime dice che la pubblicazione delle "carte" punterebbe ad "accelerare" le decisioni papali perché "la conoscenza determina il cambiamento". Ma nella quasi totalità si tratta di carte che sono passate per la scrivania del Papa o per le mani di don Georg, o del cardinale Bertone, o di ambedue. Non sono loro dunque che hanno bisogno di conoscenza. La conoscenza pubblica dell'uno o l'altro dissidio, dell'una o dell'altra campagna (poniamo quella contro Viganò, o quest'ultima contro Gotti Tedeschi) in che modo aiuterebbe chi deve agire? L'effetto sicuro è il discredito su chi ha agito e generalmente si tratta di decisioni papali: e dunque chi sarà il discreditato? 
Oppure l'effetto sarà di complicare l'azione di chi deve agire o di intralciare qualunque scelta stia per compiere (di nuovo e sempre il Papa). 
In attesa di elementi conoscitivi - che verranno dall'inchiesta che ha già messo in gabbia uno dei corvi - conviene attenersi all'evidenza: e questa è che la fuga delle carte mira allo sfascio dell'intera governance vaticana, compreso il ruolo del Papa. Ed è ragionevole ritenere che a farle fuggire siano persone con forti risentimenti personali e credo non sia da scartare la motivazione economica. 
La bonifica dei comparti economici della Santa Sede, sia essa condotta da Viganò o da Gotti Tedeschi o da Cipriani, deve aver leso gli interessi di tanti, che possono aver utilizzato - per opporvisi - la fuga delle carte, magari perdendo in corsa il controllo dell'infida operazione. 
Dicevo all'inizio che in risposta all'attacco la governance ecclesiastica si va ricomponendo. È la novità più interessante dell'ultima settimana: il cardinale Sodano che dichiara all'Osservatore Romano la propria disponibilità a "collaborare" con il cardinale Bertone, il cardinale Sandri che commenta con parole convergenti la dichiarazione di Sodano, il colloquio che il cardinale Tettamanzi e Bertone avevano avuto a Milano in arcivescovado il 1° giugno, le parole con cui il cardinale Bagnasco sabato scorso - lo stesso giorno dell'ultima fuga di carte riservate - ha invitato a fare quadrato: «Stringiamoci al Santo Padre come a roccia solida che conferma la fede e come a nocchiero che guida la barca». 
Le parole più significative sono quelle del cardinale decano Angelo Sodano, che i media sospettano di guidare la fronda anti-Bertone dentro la Curia Romana. Intervistato dall'Osservatore Romano - e dal direttore in persona del quotidiano vaticano, che tutti considerano un bertoniano doc - ha detto il 6 giugno: «Sono lieto di collaborare, in ciò che ancora posso, con il cardinale Tarcisio Bertone, al quale mi legano un'antica familiarità e un comune spirito di servizio al Romano Pontefice». 
È spontaneo pensare che quell'assicurazione sia tardiva, o "diplomatica"
Ma sta il fatto che fino a oggi non c'erano state né interviste, né assicurazioni. Un altro curiale della scuola diplomatica, indicato dai media come ostile al "non diplomatico" Bertone, si è pronunciato nello stesso senso lo stesso giorno in cui l'Osservatore pubblicava l'intervista a Sodano: il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali. In riferimento alle parole del decano, Sandri ha detto: «La gente crede che c'è una guerra tra bande ma per carità siamo tutti dietro al Papa, un fronte comune come ha detto anche il cardinale Bertone». 
Non vanno sottovalutate, in questo quadro, le parole che citavo sopra del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei. Le ha dette sabato, a conclusione della processione in Genova del Corpus Domini. La leggenda sull'avversione al cardinale Bertone Segretario di Stato vuole che anche Bagnasco oggi sia precettato tra gli oppositori di colui che fu suo predecessore come arcivescovo di Genova. Ed essendo presidente della Cei egli è anche, in qualche modo, il portavoce del disagio dell'episcopato italiano nei confronti delle grandinate vaticane dell'ultima stagione. 
Le parole «stringiamoci al Santo Padre» sono il motto con cui da oggi e fino alla fine della tempesta verrà motivato l'armistizio tra le diverse componenti del mondo ecclesiastico, stipulato allo scopo di porre fine all'attacco alla governance vaticana che oggettivamente coinvolge il Papa.

© Copyright Liberal, 12 giugno 2012 consultabile online anche qui.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

La cosa realmente pessima sta' nell'ultimo paragrafo:
"Le parole «stringiamoci al Santo Padre» sono il motto con cui da oggi e fino alla fine della tempesta verrà motivato l'armistizio tra le diverse componenti del mondo ecclesiastico, stipulato allo scopo di porre fine all'attacco alla governance vaticana che oggettivamente coinvolge il Papa."

Lo si fa' per convenienza, non per convinzione. Le conseguenze dei due atteggiamenti sono totalmente diverse, per non dire opposte.
Uu repulisti di chi ha offerto questo tipo di tregua e' non solo doveroso, ma un obbligo morale, perche' a queste persone (che offrono tregua solo perche' si sentono col fiato sul collo... notare l'accenno sulla "dichiarazione tardiva") non interessa ne' la verita' ne' un vero ossequio al Santo padre, ma solo i loro bei comodi che hanno fatto per anni e anni e anni, con le conseguenze che si sono viste.
E prima si sbattono fuori queste persone, meglio e'. Finche' restano dentro possono sempre tessere le loro trame.

Raffaella ha detto...

Esatto!
Mi daro' pace solo quando leggero' un nome o due fra le "rinunce e nomine".
R.

Anonimo ha detto...

Raffaella,
il problema e' molto serio, prendo a prestito lo spunto dei "Giuda" (Iscariota, x la cronaca) che e' stato fatto giorni fa riguardo ai corvi vari.
Anche Giuda, come gli altri apostoli, aveva le sue mire personali riguardo a Gesu' - basta ricordare l'episodio della madre di Giacomo e Giovanni -: erano tutti sulla stessa barca dell'ambizione (infatti i 10 si sdegnano!).
Cosa e' successo di speciale con Giuda?
Che a un certo punto non solo ha tenuto per se il tradimento interiore verso Gesu', ma ha cercato di uscirne fuori "in piedi", dando spago a chi stava gia' complottando contro Gesu'.
Purtroppo poi la situazione gli e' sfuggita di mano ("ho venduto sangue innocente") e... ha tirato le conseguenze del *suo* atteggiamento, che *non* accettava una misericordia che ormai era motivo di scandalo per i benpensanti.
Da li' il suicidio. Avendo rifiutato la fonte della misericordia, a chi altro si poteva rivolgere? La possibilita' della "conversione" c'era, ma lui con il suo atteggiamento giorno per giorno se l'e sempre piu' negata, fino a che gli e' sparita dal cuore.
Tutto questo per capire una cosa: corvi e corvetti vari a tutti i livelli potrebbero convertirsi, chiedere perdono per il male fatto ecc ecc. Nessuno lo nega.
Ma da qui a che avvenga effettivamente c'e' bisogno di un cammino lungo, di una umanita' illuminata dalla grazia divina; e se questa grazia divina l'hanno rifiutata per anni e per decenni, non ne accoglieranno piu' l'illuminazione come un occasione di salvezza in extremis ma sentiranno solo il peso della condanna, e si intestardiranno sempre piu'.

Anonimo ha detto...

Finale non entrato nel post precedente.

Per questo una "rimozione" di corvi e corvetti vari puo' essere ancora una occasione di salvezza eterna per loro, perche' li pone di fronte a una verita' su loro stessi che ancora sono in temmpo per accogliere. Ogni ritardo in fare questo peggiora non solo la situazione di tutta la cristianita' che sta' vivendo questi scandali, ma anche e sopratutto la loro.

Anonimo ha detto...

www.noixbenedetto.it

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