sabato 16 giugno 2012

Chiesa d'Irlanda, la svolta silenziosa. Intervista a Mons. Martin (Mazza)


LE SFIDE DELLA FEDE


Chiesa d'Irlanda 
la svolta silenziosa


Salvatore Mazza


A leggere i numeri, ben al di là delle previsioni, il Congresso eucaristico internazionale in corso a Dublino – il 50° della storia – è già un successo. Ma per monsignor Diarmuid Martin, arcivescovo di Dublino e primate d’Irlanda, «ragionare sui numeri è inutile». Perché, dice, quello che conta è «la qualità del rinnovamento», e questo Congresso «è solo la punta dell’iceberg, di un movimento che abbraccia tutta l’Irlanda».
Una visione concreta, e immediata, di un evento pensato per segnare una svolta nella Chiesa irlandese, «un po’ logora». Qui la vera sfida, al di là di quanto enfatizzato sui giornali, non è tanto, o non solo, di uscire dallo scandalo degli abusi sui minori, quanto quello «dei battezzati che hanno perso contatto non con la Chiesa ma con Gesù Cristo stesso». 
È la sfida per la nuova evangelizzazione, «e l’Anno della Fede sarà un elemento importante come continuazione di tutto ciò».


Aprendo il Congresso eucaristico il cardinale Ouellet, inviato del Papa, l’ha definito un «evento provvidenziale» per la Chiesa in Irlanda. In che cosa lei riconosce questa dinamica?


Credo lo si veda nel suo cadere nel momento in cui la Chiesa sta iniziando un processo di rinnovamento dopo il periodo degli scandali, ma non solo di quelli. Vede, la Chiesa in Irlanda è una Chiesa un po’ stanca, ha bisogno di rinnovamento. Qui al Congresso lo si vede bene: tra ciò che riuscirà a suscitare c’è anche la capacità di ridare un po’ di entusiasmo, di fiducia. La presenza di tanti vescovi e di cattolici da tutto il mondo offre lo spunto agli irlandesi per vedere che non sono soli in questo processo di rinnovamento, che è un processo che la Chiesa di tutta Europa sta affrontando.


È il problema della nuova evangelizzazione...


Sì, è questa che sta al centro, anche se noi non utilizziamo l’espressione nello stesso modo in cui lo si fa in altri Paesi. Ma i concetti, e i problemi, sono identici. È esattamente la questione dei cattolici battezzati che hanno perso il contatto non con la Chiesa ma addirittura con Gesù Cristo. 


Come si è arrivati a questo punto in Irlanda? Certo non solo per gli scandali degli abusi. Lei stesso, in un’intervista, diceva che un forum mondiale come il Congresso eucaristico, o un simposio teologico come quello che l’ha preceduto, fino a poco tempo fa non sarebbero stati possibili in Irlanda. Perché?


Parto dalla fine. In Irlanda non c’è una vera tradizione di grandi teologi. Quanto al simposio, è la prima volta da anni che c’è qualcosa del genere, e la presenza di una nuova generazione di teologi, anche laici, è stata particolarmente interessante. Bisogna incoraggiare e sostenere questo processo. Così come la dimensione ecumenica, che è un fatto nuovo per un congresso eucaristico: è interessante vedere l’interesse che c’è da parte delle altre Chiese cristiane, non solo in Irlanda, perché anche loro affrontano gli stessi problemi nel confronto con una società secolarizzata. E per quanto possibile bisogna dare una testimonianza comune.


Torniamo però alla domanda di prima: come si è arrivati a questo punto?


L’Irlanda è stata a lungo come bloccata. Prima dello scandalo degli abusi, per diverso tempo, c’è stato il problema dell’Irlanda del Nord, che occupava molta attenzione anche nella Chiesa. E mentre queste difficoltà venivano affrontate forse si trascuravano i problemi della fede, della formazione religiosa dei giovani e degli adulti, che pure c’erano. O ancora, solo per fare un esempio: sono qui adesso a parlare con lei, che è di Avvenire. Noi qui una stampa a questo livello, o come il giornale cattolico francese La Croix, non l’abbiamo. Lo so che il nostro è anche un Paese più piccolo, e forse non si potrebbe fare, però Avvenire è un giornale letto anche da non cattolici, rappresenta la cultura cattolica all’interno della nazione, e questo è un aspetto della vita della Chiesa che qui è mancato, e che dobbiamo riuscire a sviluppare.


Però la Chiesa in Irlanda è stata presente in maniera molto forte nella società.


Sì, ma tutta la dinamica, anche quella del rinnovamento, si è focalizzata su aspetti esterni, sulle strutture, sul cambiamento del ruolo della Chiesa nella società, e non nella vita interna. Questo è un Congresso eucaristico con un’enfasi particolare sulla preghiera, sulla riflessione, sul silenzio; e queste sono idee che generalmente non appaiono. La Chiesa non è semplicemente un ente politico all’interno di uno Stato. È altro.


È forse impossibile – lei stesso lo ha sottolineato in più occasioni – non collegare questo Congresso al momento particolare della Chiesa irlandese. In prospettiva, come si colloca l’evento eucaristico nel cammino di guarigione intrapreso?


Per me il Congresso è prima di tutto un’assemblea dei cattolici irlandesi. Soprattutto bisogna capire che ciò che succede qui è certamente importante ma domenica scorsa, quando c’è stata la Messa inaugurale, in ogni parrocchia d’Irlanda c’era una qualche celebrazione legata al Congresso eucaristico. Quel che voglio dire è che l’evento di Dublino è parte di un movimento in atto in tutta la Chiesa irlandese, e che dunque è inutile riflettere solo in termini di numeri, perché c’è una "qualità" del rinnovamento che sta coinvolgendo tutta la Chiesa in Irlanda. Il Congresso, in altre parole, è un momento forte di un movimento che abbraccia tutto il Paese.


Per andare sul pratico: si vedono i frutti delle tante iniziative concrete messe in atto dopo lo scandalo che vi ha colpito?


Il numero di nuovi casi che vengono alla luce è veramente molto ridotto rispetto agli anni che vanno dai Settanta ai Novanta, quando le cifre erano purtroppo molto elevate. Adesso sembra che le misure introdotte nella formazione dei seminari, così come l’avere in ogni parrocchia persone responsabili per seguire le attività con i giovani, stia portando buoni frutti. Però – ripeto – il rinnovamento non è solamente in queste cose, e l’Anno della Fede sarà un elemento importante come continuazione di tutto ciò. È un processo che non fa titolo sui giornali, ma entra lentamente nella cultura della Chiesa e della società.


© Copyright Avvenire, 16 giugno 2012 consultabile online anche qui.

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