lunedì 25 giugno 2012

Benedetto XVI vuole dare una svolta alla politica vaticana, dopo la stagione dei veleni (Galeazzi)


Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:


Benedetto XVI vuole dare una svolta alla politica vaticana, dopo la stagione dei veleni


GIACOMO GALEAZZI


CITTÀ DEL VATICANO


Inizia la «fase due» del pontificato. Benedetto XVI intende riportare la diplomazia al vertice della piramide vaticana e in Segreteria di Stato si appresta a sostituire Tarciso Bertone con un nunzio apostolico. I cinque cardinali consultati sabato pomeriggio hanno convenuto sui nomi di due ambasciatori papali di grande esperienza come Luigi Ventura (attualmente a Parigi) e Pedro Lopez Quintana (spagnolo, ora in Canada). Certo, i tempi del Papa non sono quelli della cronaca e Ratzinger è innanzi tutto impegnato a capire la situazione e seguire gli sviluppi delle indagini sulla fuga di documenti, «in vista di una maggiore serenità e unità nella Chiesa», puntualizza il portavoce vaticano padre Federico Lombardi. Però, a quanto pare, il dato è tratto. Pell e Ruini gli hanno consigliato l’avvicendamento di Bertone. Una soluzione sottoscritta anche dal fidatissimo, don Georg, sempre più ascoltato dal Pontefice. Tomko, Ouellet e Tauran sono stati più prudenti pur concordando su criticità e lacune della presente «governance». 
Benedetto XVI vuole porre termine alle lotte di potere tra ecclesiastici ed è palese che abbia incontrato i capidicastero in mattinata e poi 5 esperti porporati nel pomeriggio per ascoltare pareri diversi ed essere aggiornato sulla situazione, ma anche a titolo di consultazioni, in vista della scelta di un nuovo segretario di Stato. Il cambio della guardia potrebbe avvenire ad ottobre o a dicembre. La commissione cardinalizia d’inchiesta e i magistrati proseguono interrogatori ed indagini su «Vatileaks»: le implicazioni della fuga di documenti stanno evidenziando una situazione di ingovernabilità in Curia. Insomma, la misura è colma e serve un segnale di discontinuità. Ovviamente Benedetto XVI non prende decisioni di nessun tipo, tanto meno compie scelte strategiche come questa, sulla spinta di scandali o pressioni mediatiche. Ma il Sacro Collegio si sta ricompattando attorno al Papa anche alla luce della sua capacità (già dimostrata nella bufera pedofilia) di invertire la rotta rispetto a prassi consolidate Oltretevere e ad inveterati errori. La rinuncia all’incarico Bertone l’ha regolarmente presentata al compimento dei 75 anni, il Papa l’ha respinta. Lo scorso maggio ha rinnovato la fiducia al suo primo collaboratore. Insomma, l’età non c’entra. Sulla carta, se Benedetto XVI lo desidera, il porporato piemontese può essere segretario di Stato. Né conta a quanti anni abbia lasciato la poltrona il suo predecessore. Bertone compie 78 anni a dicembre mentre Sodano abbandonò la segreteria di Stato un mese e mezzo prima di raggiungere la soglia dei 79. Inoltre Sodano era stato ereditato da Benedetto XVI, e ogni nuovo Papa, nei tempi opportuni, si sceglie il segretario di fiducia. Dunque la questione non è anagrafica, è altra. Non di forma, ma di sostanza. Dopo una snervante faida curiale tra bertoniani e sodaniani, Benedetto XVI vuole voltare pagina e cerca una leadership più collegiale e condivisa, un «premier» con uno stile più sobrio da «primus inter pares». Il Papa teologo e pastore sta affrontando un problema globale che coinvolge fondamentali aspetti di «governance». Quindi, non può essere tutto essere ridotto al cambio o meno di una persona, fosse pure il segretario di Stato. Per questo il Papa pensa di accelerare i tempi per attuare quella riforma della Curia attesa da quattro decenni. Meno burocrazia e più coordimento. Tutti dovranno essere per definizione e di fatto «al servizio» della Chiesa. L’immagine dirompente delle infinite lotte di potere danneggia la Chiesa ratzingeriana della predicazione e della «purificazione». Joseph Ratzinger, sottolinea Lombardi, ha ben presente come il segretario di Stato svolga un ruolo centrale. Il passaggio del testimone al Palazzo Apostolico è una scelta ponderata , non un provvedimento punitivo né un siluramento di un porporato che già all’ex Sant’Uffizio era il braccio destro di Ratzinger. E’ la presa d’atto che a mutate esigenze corrispondono risposte nuove. La fughe di notizie hanno indebolito Bertone, non il Papa. Un governo tecnico di «decantazione» appare l’unica via d’uscita dall’odierna palude di corvi e veleni.Nel frattempo, come già per gli fronteggiare gli scandali finanziari, la Santa Sede si blinda affidandosi al blocco d’ordine dell’Opus Dei. Prima il cardinale Julian Herranz alla guida della commissione d’inchiesta su Vatileaks, ora il giornalista Greg Burke «advisor» della comunicazione.


© Copyright La Stampa, 25 giugno 2012

1 commento:

Anonimo ha detto...

Qui si è dimostrata la grande intelligenza e umiltà di Benedetto XVI, che ha, secondo me, voluto l`opinione di chi vive fuori le mura leonine, di chi percepisce tutta la vicenda da un`altra angolazione.