mercoledì 30 maggio 2012

Paolo Gabriele resta l'unico indagato (Giannini)


Paolo Gabriele resta l'unico indagato 


Nessun cardinale ascoltato dai pm Smentite le voci secondo cui cinque alti prelati sarebbero stati sentiti sulla fuga di documenti 


Giusepppe Giannini


CITTÀ DEL VATICANO


A tutt'oggi Paolo Gabriele è l'unico indagato per la fuga di documenti dall'appartamento papale, secondo le notizie fornite dal portavoce vaticano padre Federico Lombardi. Il maggiordomo infedele ha incontrato i suoi avvocati Carlo Fusco e Cristiana Arrù, ma gli interrogatori formali cominceranno o alla fine della settimana o all'inizio della prossima. Nell'ambito delle indagini sono state ascoltate diverse persone, ma nessuna è stata trattenuta. Contrariamente a quanto affermano alcune indiscrezioni di stampa, inoltre, durante la perquisizione in casa di Paolo Gabriele non è stata trovata alcuna busta con indirizzo di destinatari a cui consegnare i documenti sottratti dall'appartamento di papa Ratzinger, né sono stati interrogati cinque cardinali.
«Non c'è nessun altro indagato» oltre al maggiordomo, ha detto Lombardi e «non è stata trattenuta alcuna altra persona». Lombardi ha precisato che il materiale trovato in casa dell'aiutate di camera è «sufficiente» a motivare le accuse formulate contro di lui.
I legali di Gabriele, tramite la sala stampa vaticana, hanno confermato di non voler parlare «con i giornalisti, a garanzia della tutela del segreto processuale». Anche la moglie dell'arrestato, Manuela, ha confermato il desiderio di non rilasciare interviste.
La commissione cardinalizia che sovrintende l'inchiesta più ampia sulla fuga di documenti «continua le audizioni», ma il suo «non è un compito di carattere processuale». E i tre esperti cardinali De Giorgi, Herranz e Tomko, fanno sapere attraverso il portavoce vaticano che non si muovono «sotto pressione» e «in tempi troppo rapidi», ma vogliono svolgere «con tranquillità il loro lavoro». La commissione agisce comunque in coordinamento con il Tribunale e la Gendarmeria vaticana. Dai colloqui della commissione potrebbe essere sorta l'indiscrezione fallace sull'interrogatorio di cinque porporati: «La commissione – ha ricordato il gesuita – può anche sentire dei cardinali come responsabili di uffici della curia romana», ma questi non sono ovviamente interrogatori collegati all'arresto del maggiordomo.
Al momento non ci sono all'orizzonte ipotesi di collaborazione con la giustizia italiana perché, fermi all'accusa di furto aggravato formulata contro un cittadino vaticano, per documenti trovati entro le mura vaticane. Non è escluso che con il procedere dell'inchiesta, se ci fosse necessità di indagare su cittadini italiani, le cose cambierebbero. Nessun atto formale, finora, neppure rispetto alla pubblicazione di documenti riservati nel libro «Sua Santità» di Gianluigi Nuzzi. Il Vaticano la definì «atto criminoso», e secondo alcuni si poteva configurare ipotesi di ricettazione, furto, divulgazione indebita. La questione, ha chiarito padre Lombardi, è «ancora in fase di studio e chiarimento».
L'indagine sulla fuga dei documenti riservati ha avuto, con l'arresto del cameriere del Papa, un «esito positivo», anche se si tratta di un esito amaro: e nell'andamento dell'inchiesta vi è stato «un rispetto rigoroso delle persone e delle procedure». In una lunga, densa e inusuale intervista all'Osservatore Romano, il sostituto della Segreteria di Stato, mons. Giovanni Angelo Becciu, esprime tutta l'amarezza, lo «sconcerto», la «preoccupazione» per gli eventi degli ultimi giorni in Vaticano, con l'arresto di Paolo Gabriele trovato in possesso di un gran numero di documenti riservati del Papa.


© Copyright Gazzetta del sud, 30 maggio 2012

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