giovedì 3 maggio 2012

Quel principio decisivo della teologia cattolica. Per leggere il documento della Commissione teologica internazionale (Denaux)


Per leggere il documento della Commissione teologica internazionale


Quel principio decisivo della teologia cattolica


di Adelbert Denaux*


L'8 marzo 2012 è stato pubblicato l'ultimo documento della Commissione teologica internazionale, dal titolo La teologia oggi: prospettive, principi e criteri. Il testo è stato approvato in forma specifica il 29 novembre 2011. Successivamente è stato presentato al presidente della Commissione, il cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, che ne ha autorizzato la pubblicazione.
Il motivo per cui la Commissione teologica internazionale ha scritto il documento è legato agli enormi sviluppi nel campo della teologia cattolica avvenuti a partire dal concilio Vaticano II. Questi sviluppi mostrano interessanti opportunità, ma anche sfide immense. Da un lato la teologia è davvero diventata un'impresa molteplice e varia. Dall'altro, la questione dell'identità e dell'unità dell'impresa della teologia in seno alla Chiesa è sotto pressione (n. 1).
La Commissione teologica internazionale ha quindi sentito il bisogno di domandare: che cosa rende veramente cattolica la teologia? Quali sono i suoi principi fondamentali? Esistono criteri che permettono di sapere con certezza che quella che viene presentata come teologia cattolica può davvero essere considerata tale?
Detto ciò, la Commissione teologica internazionale non intende la “teologia cattolica” in senso soprattutto confessionale. Collega la teologia alle notae ecclesiae, ovvero le caratteristiche fondamentali della Chiesa, e in modo più specifico alla “cattolicità” e all'“unità” della Chiesa. Una teologia che vuole essere “cattolica” deve partecipare alla cattolicità e all'unità della Chiesa, che in ultima analisi si fonda sull'unità trinitaria di Dio stesso: «Il fatto che ci sia un unico Salvatore mostra l'esistenza di un nesso necessario tra cattolicità e unità. Nell'esplorare l'inesauribile Mistero di Dio e le innumerevoli vie attraverso le quali, in contesti diversi, la grazia di Dio opera per la salvezza, la teologia giustamente e necessariamente assume una molteplicità di forme, e tuttavia, nell'indagare l'unica verità del Dio uno e trino e il piano di salvezza incentrato sull'unico Signore Gesù Cristo, questa pluralità deve manifestare tratti familiari distintivi» (n. 2).
Pertanto, il documento della Commissione teologica internazionale cerca di identificare i «tratti familiari distintivi» della teologia cattolica. Prende «in esame quelle prospettive e quei principi di base che caratterizzano la teologia cattolica» ed espone «i criteri attraverso i quali teologie diverse e molteplici possono comunque essere riconosciute come autenticamente cattoliche» (n. 3). Il testo è composto di tre capitoli che sviluppano i seguenti temi: nella ricca pluralità delle sue espressioni, dei suoi protagonisti, delle sue idee e dei suoi contesti, la teologia è cattolica e dunque fondamentalmente una quando nasce dall'ascolto attento della Parola di Dio (cfr. primo capitolo), si situa consapevolmente e fedelmente all'interno della comunione della Chiesa (cfr. secondo capitolo) ed è orientata al servizio di Dio nel mondo (cfr. terzo capitolo). Di seguito ci concentreremo sui contenuti del primo capitolo.
L'affermazione centrale del primo capitolo è che «la teologia, in tutte le sue diverse tradizioni, discipline e metodi, si fonda sull'atto fondamentale dell'ascolto con fede della Parola di Dio rivelata, Cristo stesso. L'ascolto della Parola di Dio è il principio definitivo della teologia cattolica; conduce alla comprensione, all'annuncio e alla formazione della comunità cristiana» (n. 4). Il 2 dicembre 2011 Papa Benedetto XVI ha ricevuto in udienza privata i membri della Commissione teologica internazionale. Nel discorso che le ha rivolto ha ribadito questa affermazione dicendo: «Il punto di partenza di ogni teologia cristiana è l'accoglienza di questa Rivelazione divina: l'accoglienza personale del Verbo fatto carne, l'ascolto della Parola di Dio nella Scrittura. Su tale base di partenza, la teologia aiuta l'intelligenza credente della fede e la sua trasmissione». Di fatto, «la teologia è una riflessione scientifica sulla rivelazione divina che la Chiesa accetta per fede come verità salvifica universale. La pienezza e la ricchezza di questa rivelazione sono troppo grandi per essere colte da una sola teologia, e poiché sono recepite in modi diversi dagli esseri umani, di fatto danno luogo a teologie molteplici. Nella sua diversità, tuttavia, la teologia è unita nel servizio all'unica verità di Dio» (n. 5). Una teologia veramente cattolica deve cercare di mantenere il delicato equilibrio tra unità e diversità (o pluralità) ed evitare l'uniformità e la frammentazione. Quando i teologi -- o i credenti, pastori e laici -- intendono l'unità come uniformità e la pluralità come frammentazione, allora c'è qualcosa di sbagliato nella loro teologia.
Il primo capitolo è suddiviso in tre sezioni: il primato della Parola di Dio; la fede, risposta alla Parola di Dio; la teologia, intelligenza della fede. La struttura generale del capitolo è evidente. Fare teologia presuppone una cosa fondamentale: che ci sia un dialogo costante tra Dio e l'umanità, tra Dio, che si rivela, e l'uomo, che gli risponde. La teologia non è possibile senza che Dio parli all'uomo e che questi gli risponda. La teologia nasce da ciò ed è una riflessione “ragionevole” su questo dialogo tra Dio e l'umanità.
La prima sezione spiega quindi quello che la Commissione teologica internazionale definisce «il primato della Parola di Dio». Inizia con una meditazione biblica sul Prologo del Vangelo di Giovanni (n. 6). Il primissimo verso di questo Vangelo afferma che «in principio era il Verbo». La Parola di Dio è precedente. La Parola esiste sin dall'inizio, da prima del tempo e della creazione. Dio non è un Dio lontano, che permane in assoluto silenzio. Per natura Dio è un comunicatore: parla, rivela se stesso nella creazione e attraverso l'Incarnazione. Il cristianesimo non è una religione del libro, bensì la religione della Parola di Dio. Ma dove l'uomo può ascoltare questa Parola vivente di Dio? La risposta è: nella Scrittura e nella Tradizione. «Il Vangelo di Dio è testimoniato fondamentalmente dalla sacra Scrittura dell'Antico e del Nuovo Testamento» e «la Tradizione è la fedele trasmissione della Parola di Dio, testimoniata nel canone della Scrittura dai profeti e dagli apostoli, e nella leitourgia (liturgia), martyria (testimonianza) e diakonia (servizio) della Chiesa» (n. 7). Il processo di trasmissione della Parola di Dio agli uomini e alle donne è reso possibile dallo Spirito Santo che, «non solo ha ispirato gli autori biblici perché trovassero le parole giuste di testimonianza, ma aiuta anche i lettori della Bibbia in ogni epoca a comprendere la Parola di Dio nelle parole umane delle sacre Scritture». Pertanto, «“la Parola di Dio si dona a noi nella sacra Scrittura, quale testimonianza ispirata della Rivelazione, che con la viva Tradizione della Chiesa costituisce la regola suprema della fede” (Verbum Domini, n. 18)» (n. 8). Questo chiarimento consente quindi alla Commissione di formulare il primo e più importante criterio della teologia cattolica: «Un criterio della teologia cattolica è il riconoscimento del primato della Parola di Dio. Dio parla “molte volte e in diversi modi”: nella creazione, tramite i profeti e i saggi, attraverso le sacre Scritture e, in via definitiva, attraverso la vita, morte e resurrezione di Gesù Cristo, Verbo fatto carne (cfr. Ebrei, 1, 1-2)» (n. 9).
La seconda sezione -- «La fede, risposta alla Parola di Dio» -- inizia con una meditazione biblica sull'osservazione dell'apostolo Paolo secondo il quale la fede viene dall'ascolto della parola di Cristo (n. 10). Questa “obbedienza” della fede è al tempo stesso l'atto di confidare (fides qua) e ciò che viene creduto o professato (fides quae): «Entrambi gli aspetti operano in un'unità inscindibile, poiché la fiducia è adesione a un messaggio con un contenuto intelligibile, e la professione non può essere ridotta a semplici parole prive di contenuto, ma deve venire dal cuore. La fede è una realtà al tempo stesso profondamente personale ed ecclesiale» (n. 13). La Commissione, inoltre, evidenzia il fatto che sin dai primordi della Chiesa alcune persone hanno proposto interpretazioni “eretiche” della fede comune. Questa ombra costante dell'eresia sulla vita della Chiesa distorce il Vangelo e lede la comunione ecclesiale (n. 14). Quindi, «un [secondo] criterio della teologia cattolica è che questa ha come propria fonte, contesto e norma la fede della Chiesa. La teologia tiene unite fides qua e fides quae. Espone l'insegnamento degli apostoli, la Buona Notizia su Gesù “secondo le Scritture” (1 Corinzi, 15, 3-4), in quanto regola e stimolo/impulso della fede della Chiesa» (n. 15).
Nella terza sezione la Commissione descrive la “teologia” come intelligenza della fede. Di fatto, la fede apre l'intelligenza del credente a nuovi orizzonti. Lo porta a conoscere la gloria di Dio sul volto di Gesù Cristo (cfr. 2 Corinzi, 4, 6). Questo «intellectus fidei assume varie forme nella vita della Chiesa e nella comunità dei credenti, secondo i diversi doni dei fedeli (lectio divina, meditazione, predicazione, teologia come scienza ecc.). Diventa teologia in senso stretto quando il credente intraprende il compito di presentare il contenuto del mistero cristiano in modo razionale e scientifico. La teologia è dunque scientia Dei nella misura in cui è partecipazione razionale alla conoscenza che Dio ha di sé e di tutte le cose» (n. 18). I teologi non sono soltanto credenti che «sanno», ma partecipano anche alla conoscenza di tutti i credenti; la loro conoscenza ha però un carattere più sistematico e «scientifico». Pertanto, «un [terzo] criterio della teologia cattolica è che, proprio in quanto scienza della fede, “fede che cerca di comprendere [fides quaerens intellectum]” essa è dotata di una dimensione razionale. La teologia si sforza di comprendere ciò in cui la Chiesa crede, perché vi crede, e che cosa può essere conosciuto sub specie Dei. In quanto scientia Dei, la teologia cerca di comprendere in modo razionale e sistematico la verità salvifica di Dio» (n. 19).


*Tilburg School of Catholic Theology


(©L'Osservatore Romano 2-3 maggio 2012)

1 commento:

Anonimo ha detto...

OT
Il pigro acido bigottismo di Maureen Dowd (Carl E. Olson)
http://www.catholicworldreport.com/Item/1313/the_angry_lazy_bigotry_of_maureen_dowd.aspx
Alberto