venerdì 11 maggio 2012

Obama: sì al "matrimonio" omosessuale. I vescovi Usa: non restiamo in silenzio (Radio Vaticana)



Su segnalazione di Laura leggiamo:


Obama: sì al "matrimonio" omosessuale. I vescovi Usa: non restiamo in silenzio


“Il matrimonio è solo l’unione fra un uomo e una donna. Non possiamo rimanere in silenzio di fronte a parole o azioni che minerebbero questo istituto, pietra angolare della nostra società”. Così il cardinale Timothy Dolan, presidente della Conferenza episcopale statunitense e arcivescovo di New York, dopo le aperture, ieri, del presidente Usa Obama al matrimonio tra persone dello stesso sesso. Massimiliano Menichetti: 


Negli Stati Uniti, si approfondisce il solco tra Casa Bianca ed episcopato cattolico sul matrimonio. Ieri il presidente Obama, in un’intervista alla Abc, si è detto favorevole all’equiparazione delle unioni omosessuali. ''Le coppie dello stesso sesso dovrebbero potersi sposare'', ha dichiarato precisando di essere arrivato a questa decisione dopo il confronto con parenti, amici e vicini. Barack Obama è dunque il primo presidente Usa che apertamente si è schierato in favore dei cosiddetti matrimoni gay. Il capo della Casa Bianca, è stato precisato, ha parlato a titolo personale: la legge attuale prevede, infatti, che sulle unioni omosessuali si possano pronunciare solo i singoli Stati. Le affermazioni di Obama sono giunte il giorno stesso in cui il Nord Carolina, con un referendum, ha respinto le “nozze gay”, portando a 31 gli Stati contrari, 7 i favorevoli. Sulle dichiarazione del leader statunitense, immediata la reazione del cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York e presidente dell'episcopato americano: “Il matrimonio è solo l’unione fra un uomo e una donna – ha precisato il porporato – sottolineando l’intenzione di non tacere “di fronte a parole o azioni che minerebbero questo istituto, pietra angolare della società” americana.


L'amministrazione Obama ha dunque aperto, in piena campagna elettorale, un altro fronte dopo quello dell’obiezione di coscienza. Prende le distanze, cambiando rotta, il futuro sfidante per la corsa alla Casa Bianca, il repubblicano Mitt Romney, che non si è detto favorevole ai matrimoni tra persone dello stesso sesso. Sulla posizione di Obama, Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento del giurista Carlo Cardia, docente di Diritto ecclesiastico all'Università Roma Tre:  


R. – Il primo impatto è lo sconcerto: si spezza un equilibrio quando una personalità, al più alto livello istituzionale – diciamo la verità non solo negli Stati Uniti, ma nel mondo – prende posizione su una materia che è oggetto di discussione, di contrapposizione, prima ancora di entrare nel merito, proprio negli Stati Uniti. E’ un po’ la rottura di quella neutralità che si richiede sempre su questi temi a chi rappresenta l’intero Paese. 


D. – Attualmente, sono 31 gli Stati che vietano questo tipo di nozze e 7 quelli che lo riconoscono: un panorama legislativo concreto negli Stati Uniti che, in realtà, va in un’altra direzione rispetto a quella di Obama...


R. – Questo implica proprio una scelta politica che incide su un corpo sociale e, diciamo, incide su una realtà federativa come quella degli Stati Uniti che va, per quello che dice, in direzione opposta e nella quale c’è una grandissima discussione. Vorrei poi aggiungere un’altra cosa: questa posizione del presidente non rende un grande favore alla battaglia di giustizia, di verità, per l’abbattimento delle barriere delle discriminazioni nei confronti degli omosessuali, come nei confronti di chiunque. E questo perché tende a spostare il discorso da quelli che sono i diritti civili delle persone a una trasformazione di un fatto sociale, rovesciando la realtà: il matrimonio tradizionalmente – e con tradizionalmente intendo dire nella storia dell’umanità e non tradizionalmente nella storia di un ordinamento – è l’unione fra un maschio e una femmina per la creazione di una famiglia. Noi qui, invece, abbiamo un rovesciamento dei termini.


D. – Il cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York e presidente dell’episcopato statunitense, ha ribadito a chiare lettere che “il matrimonio si può intendere solo come unione tra un uomo e una donna” e ha sottolineato “la realtà giuridica, costitutiva, fondativa del Paese”…


R. – La società americana ha determinati valori che sono espressi chiaramente nella Costituzione, ma è proprio nella storia della società americana la difesa, la enunciazione di questi valori basilari. Il problema della dichiarazione di Obama non è che si mette in contrapposizione solo con la tradizione religiosa che, diciamolo subito, già è importantissima – e non solo cattolica ma di larghe fasce del pensiero protestante e non solo protestante – ma si mette contro tutta una tradizione umanistica, tutte le persone che hanno una concezione umanistica, oserei dire, elementare. 


D. – Questo colpo arriva in seguito a un altro: la decisione di obbligare tutti gli ospedali a pagare premi assicurativi che coprano prodotti contraccettivi e farmaci abortivi. Questo fatto ha creato un grande sconcerto nella società americana e non soltanto – chiaramente – tra i cattolici. Secondo lei, è solo una logica politica o si vuole cambiare l’orientamento del Paese?


R. – Guardando alla panoramica delle posizioni nell’ordinamento della società americana, noi siamo di fronte a un attacco – prescindiamo per un momento dalla persona di Obama, che però ovviamente mette tutto il suo peso su questo argomento – portato da una minoranza contro questioni consolidate. Ciò che una volta era il dramma dell’aborto, adesso sta diventando un diritto, un diritto della persona. Questo è un rovesciamento. La stessa cosa accade per gli omosessuali: ciò che è giusto e cioè rispettare tutti, rispettare i diritti di tutti, combattere contro le discriminazioni degli omosessuali e di qualsiasi individuo, adesso si sta trasformando nell’enunciazione di diritti che non hanno fondamento nella realtà concreta. Queste tendenze, queste fughe in avanti, a ben vedere si scontrano con la realtà del matrimonio che è conosciuta in tutto il mondo. Certo, se si vuole chiamare matrimonio un’altra cosa posso farlo, ma questo non cambierà la realtà. Quindi, vedo da una parte il profilo parziale, di parte, di questa posizione di Obama. Dall’altra sono, se posso dire così, fiducioso nel futuro, perché la realtà si impone, si impone a tutti. Non stiamo parlando di cose ideologiche, ma di elementi di trasformazione dell’istituto del matrimonio cui nessuno, nella storia dell’umanità, ha mai pensato. 


D. – Quindi, in sostanza, lei sta dicendo: minoranze che vogliono scardinare realtà universalmente normate e che universalmente esistono da sempre...


R. – Universalmente esistenti. La normazione viene dopo: la famiglia è qualcosa che preesiste al diritto. Il diritto deve accettare quelle che sono le naturalità dell’istituto familiare.


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