sabato 26 maggio 2012

Mons. Forte: il Papa ci chiede di tornare all'essenziale della fede, l'incontro con Gesù (Radio Vaticana)


Mons. Forte: il Papa ci chiede di tornare all'essenziale della fede, l'incontro con Gesù


Si è chiusa, ieri, la 64.ma Plenaria della Conferenza episcopale italiana. Un evento che ha avuto come suo momento culminante l’udienza dei vescovi italiani con Benedetto XVI, giovedì scorso. Nel suo discorso per l’occasione, il Papa ha ribadito che l'esclusione di Dio dalla società è il cuore della crisi che ferisce l'Europa. Sulle parole del Pontefice, Debora Donnini ha raccolto la riflessione dell’arcivescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte: 


R. – Mi sembra che il Santo Padre abbia messo in luce qual sia la questione decisiva oggi per la Chiesa e per l’umanità ed è precisamente la questione di Dio, la questione di dare alla vita dell’uomo un senso e una dignità piena, quale solo l’incontro con Dio e il vivere nell’orizzonte di Dio può dare. E Dio non è una categoria astratta: Dio è il Dio vivente, che Gesù ci ha rivelato. Qui emerge un tema dominante di questo Pontificato: il rinnovamento della Chiesa, quanto mai necessario ed urgente di fronte alle nuove sfide dell’umanità, di una umanità in qualche modo dimentica di Dio, è un rinnovamento che passa attraverso la fede. Io credo che questo punto chiave sia proposto dal Santo Padre ai vescovi italiani come la concreta indicazione per la pastorale della Chiesa in Italia in questi anni: una centralità della questione di Dio, dell’annuncio di Gesù Cristo a partire da una fede viva, vissuta, costantemente alimentata la Parola di Dio alla Liturgia della Chiesa e alla carità. 


D. – Il Papa sottolinea che la nuova evangelizzazione ha bisogno di adulti che siano maturi nella fede…


R. – Quello che mi sembra particolarmente significativo in questo discorso è il collegamento fra il 50.mo del Concilio Vaticano II, il 20.mo del Catechismo della Chiesa Cattolica e lo slancio della nuova evangelizzazione come frutto di una fede rinnovata nel Dio vivente, di un incontro nutrito dalla Parola e dai Sacramenti con Lui. A me sembra che questa connessione vada messa in luce. Il Santo Padre ha iniziato la sua locuzione ai vescovi italiani parlandoci del Concilio Vaticano II: ribadendoci che esso è la bussola con la quale noi dobbiamo orientare il nostro cammino e facendoci chiaramente comprendere che il Concilio è stato non solo un grande evento dello Spirito nella storia della Chiesa, ma che il centro e il cuore del Concilio sono il rilancio della fede e del primato di Dio in Gesù Cristo, vissuti nella Chiesa. 


D. – Il Santo Padre rileva che oggi spesso Dio resta escluso dall’orizzonte di tante persone e dice che passa proprio da quest’abbandono il cuore della crisi che ferisce l’Europa… 


R. – Credo che questo sia un altro dei motivi costanti dell’insegnamento di Papa Benedetto che, peraltro, in questo si ricollega a un maestro del Novecento che egli ha molto amato e stimato, Romano Guardini, e cioè la falsa idea di autonomia e quindi che l’uomo per essere autonomo debba fare a meno di Dio. Il Santo Padre lo ribadisce chiaramente: Dio non è il concorrente dell’uomo, ma è esattamente il garante della nostra felicità. Questa è una frase bellissima del discorso che egli ha fatto ai vescovi italiani. Ora se Dio è il garante della nostra felicità, senza Dio o con Dio cambia tutto: dove c’è Dio, c’è anche felicità; dove non c’è Dio, c’è il rischio veramente che l’uomo perda semplicemente se stesso e anche ciò a cui profondamente aspira e cioè la pienezza dell’amore, della gioia che solo in amore infinto di Dio riesce a dargli. Questa crisi di un’attesa idea autonomia è quella che caratterizza, peraltro, la coscienza europea negli ultimi due secoli, che si è andata accentuando con le avventure dell’ideologia del Novecento, con le atrocità delle due guerre mondiali, della Shoah, dei genocidi… Il Santo Padre da tutto questo ricava un forte messaggio: l’autonomia dell’uomo è un valore solo se si relaziona a Dio, se è un’autonomia relativa e cioè se l’uomo sta a testa alta davanti al Creatore che lo ha voluto “capax Dei”; ma se è un’autonomia alternativa a Dio, che pretende di costruirsi sulle ceneri di Dio, è un’autonomia folle che distrugge l’uomo. Proprio per questo, per amore dell’uomo e della causa dell’uomo, oltre che per amore di Dio e della sua causa, la Chiesa deve impegnarsi, ognuno di noi come credente a essere testimone della fede in Dio, nel Dio di Gesù Cristo, come sorgenti di vera e piena umanità, oltre che di socialità e di giustizia umana.


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