lunedì 21 maggio 2012

La Santa Sede sul nuovo «Vatileaks»: «Gesto criminoso» pubblicare atti riservati (Gagliarducci)


La Santa Sede sul nuovo «Vatileaks»


«Gesto criminoso» pubblicare atti riservati


ANDREA GAGLIARDUCCI


«Un atto criminoso». Così la Santa Sede definisce la pubblicazione di documenti riservati nel libro di Gianluigi Nuzzi «Sua Santità». 
Si tratta di carte messe insieme con approssimazione - il segretario del Papa è descritto come vescovo a 28 anni, c'è una dichiarazione del cardinal Giordano in una conferenza stampa mai tenutasi, le Memores Domini che servono nell'appartamento del Papa sono definite suore laiche e invece sono laiche - che poco aggiungono a quanto già filtrato dai Sacri Palazzi.
«La nuova pubblicazione - recita una nota della Segreteria di Stato - di documenti della Santa Sede e di documenti privati del Santo Padre non si presenta più come una discutibile, e obiettivamente diffamatoria, iniziativa giornalistica, ma assume chiaramente i caratteri di un atto criminoso. Il Santo Padre, ma anche diversi dei suoi collaboratori e dei mittenti di messaggi a lui diretti, hanno visto violati i loro diritti personali di riservatezza e di libertà di corrispondenza». La Santa Sede - continua la nota - «compirà i passi opportuni, affinché gli attori del furto, della ricettazione e della divulgazione di notizie segrete, nonché dell'uso anche commerciale di documenti privati, illegittimamente appresi e detenuti, rispondano dei loro atti davanti alla giustizia. Se necessario chiederà la collaborazione internazionale».
Si è molto discusso, nei Sacri Palazzi, su quale risposta dare all'ennesimo Vatileaks. Nuzzi e le sue fonti erano preparate ad una risposta legale del Vaticano? Discussioni che hanno coinvolto gli esperti legali della Santa Sede. Alla fine, si è deciso di non soprassedere. Anche perché il centro della questione è un altro: si è di fronte al furto di documenti e di atti, reato sanzionati dal Regolamento generale della Curia romana sul segreto d'ufficio e il segreto pontificio da parte di funzionari che hanno violato il doppio giuramento prestato. Inoltre, si tratta di violazione della privacy del ricevente (Papa), dei collaboratori (che hanno fatto annotazioni) e dei mittenti (che hanno inviato i documenti riservati). Infine, si tratta di violazione dell'etica del giornalismo e di atti criminosi, ottenendo in modo illegittimo a scopo di lucro documenti riservati e privati.

© Copyright La Sicilia, 21 maggio 2012

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