sabato 5 maggio 2012

La ragione della verità di Dio. Per leggere il documento della Commissione teologica internazionale (Castellano)



Per leggere il documento della Commissione teologica internazionale


La ragione della verità di Dio


di Antonio Castellano


Il recente documento della Commissione teologica internazionale, La teologia oggi: prospettive, princìpi e criteri vuole mettere a fuoco i tratti fondamentali della teologia cattolica, affinché essa possa svolgere oggi con audacia ed efficacia il proprio servizio a favore della Chiesa e dell'umanità. Tali tratti fondamentali sono: l'ascolto della Parola di Dio, la comunione ecclesiale e l'esplorazione razionale delle verità di fede. L'ultimo di questi tratti -- il dare ragione della verità di Dio -- è propriamente quello che caratterizza la teologia. Esso viene approfondito nel documento affrontando tre tematiche attuali: verità di Dio e razionalità della teologia; unità della teologia nella pluralità di metodi e discipline; scienza e sapienza.
Nella prima sezione si mette in evidenza che il compito fondamentale della teologia è quello di aprire sempre più all'intelligenza umana la ricchezza e la bellezza della verità di Dio, consapevole di non poterla mai esaurire. La teologia infatti, lungo la sua bimillenaria storia è giunta a intendere se stessa come “scienza della fede” (scientia fidei e scientia Dei). Si tratta di una acquisizione fondamentale e quanto mai necessaria per il nostro tempo. Per tale ragione questa prima sezione si sofferma a ripercorrere, a grandi tratti, la storia della teologia. Un percorso che ci illustra con chiarezza una costante: la teologia ha sempre cercato, anche se con esiti diversi, di coniugare la fede con la ragione.
Il motivo di tale orientamento si basa sul fatto che la fede comporta l'accoglienza di una Verità che «richiede e al contempo stimola la ragione del credente» (n. 63). La storia insegna che quando l'incontro tra fede e ragione avviene nel modo giusto, entrambe ne escono arricchite e potenziate.
Prova di ciò possono essere i risultati raggiunti nella Chiesa antica e in quella medievale. Nella Chiesa antica i Padri hanno promosso -- contro una “teologia mitica” o “politica” -- una “teologia naturale” che sosteneva di poter offrire una spiegazione razionale della natura degli dèi, e -- attraverso la nozione di Logos applicata a Cristo -- hanno purificato e trasformato l'immagine filosofica di Dio e l'hanno introdotta nel dinamismo dell'amore. Inoltre, essi hanno saputo adottare, in modo critico, i concetti filosofici per la comprensione della fede.
Ma poi è stato soprattutto nel periodo medievale che si è giunti a una maturità della nozione e dell'esercizio della teologia in quanto scientia fidei. I teologi scolastici hanno cercato di presentare il contenuto intelligibile della fede cristiana nella forma di una sintesi razionale e scientifica, a tal fine hanno formulato una gerarchia di verità all'interno della dottrina cristiana e hanno articolato la connessione intelligibile dei misteri. «Questo ideale scientifico, tuttavia, non ha mai assunto la forma di un sistema ipotetico-deduttivo. Piuttosto è stato sempre modellato sulla realtà che veniva contemplata, che supera di gran lunga la capacità della ragione» (n. 67).
Verso la fine del medioevo e ormai all'alba dell'età moderna «la struttura unificata della sapienza cristiana, della quale la teologia era l'elemento centrale, cominciò a sgretolarsi» (n. 68). Le critiche della Riforma prima e dell'illuminismo poi hanno aggravato una certa crisi della teologia cattolica, anche se essa ha avuto il merito di avere cercato di mantenere sempre, in qualche modo, il rapporto tra fede e ragione. «Oggi esiste una nuova sfida, e la teologia cattolica deve affrontare una crisi post-moderna della stessa ragione classica, che ha gravi implicazioni per l'intellectus fidei» (n. 71). Si tratta di una sfida che tocca lo stesso concetto di verità -- esiste? è una sola? -- e mette in discussione la capacità della ragione di giungere alla “realtà”.
La teologia può aiutare a trovare una risposta a queste problematiche che assillano l'uomo del nostro tempo, proprio grazie al suo carattere di “scienza della fede”, mostrando come la fede stimola la ragione, ne allarga i limiti, la spinge «a esplorare vie che da sola non avrebbe nemmeno sospettato di poter percorrere» (n. 64). Perciò la teologia è disposta e «interessata a entrare in dialogo sulla questione di Dio e della verità con tutte le filosofie contemporanee» (n. 71), cosciente -- da una parte -- di poter prestare il servizio di contribuire a superare la «crisi profonda» della filosofia in rapporto allo smarrimento di un orientamento metafisico; ma anche consapevole -- dall'altra -- che «senza la filosofia la teologia non può verificare la validità delle proprie asserzioni» (n. 72).
Nella sezione intitolata «Unità della teologia nella pluralità di metodi e discipline» si affronta il problema dell'attuale pericolo di frammentazione all'interno della teologia e, in modo più ampio, all'interno della conoscenza umana.
Per quanto riguarda il primo aspetto, si tratta di un fenomeno che ha radici nel tempo. Nell'era moderna infatti -- come si è detto -- si rompe, in una certa misura, l'unità della teologia e s'inizia a parlare di “teologie”. Oggi questo è un dato di fatto, motivato innanzitutto dalla specializzazione -- all'interno della scienza teologica -- delle diverse discipline che approfondiscono i vari ambiti che la compongono. Ma ha contribuito a ciò anche la diversificazione degli stili teologici sotto l'influsso esterno di altre scienze e la molteplicità di interessi per quanto riguarda la pratica della teologia. In sintesi, oggi la pluralità delle “teologie” e discipline teologiche è necessaria e giustificata, considerando la ricchezza della verità che rende possibili diversi approcci. Si può dire anche che la pluralità delle teologie rispecchia la cattolicità della Chiesa. Tuttavia, come nella Chiesa la sua cattolicità è inseparabile dall'unità, così pure deve avvenire per la teologia.
Le diverse “teologie” o discipline teologiche non possono perdere di vista quella coscienza di unità che la teologia ha maturato durante la sua lunga storia, e che la definisce nella sua identità quale “scienza della fede”. A tal fine, nell'attuale situazione, bisognerà cercare di mantenere un riferimento (anche se critico) con la comune tradizione teologica, come pure il dialogo e la collaborazione interdisciplinare tra le diverse discipline teologiche e un uso critico -- alla luce della fede e della sapienza razionale della filosofia -- delle altre scienze che possono interessare il teologo.
Anche il secondo aspetto trattato in questa sezione -- la distinzione (separazione) tra le varie scienze, specie tra la teologia e le altre scienze -- ha la sua origine nel passato. In tempi più recenti, nel XIX secolo, c'è stata una controversia tra la teologia e le scienze della religione, che le ha viste contrapposte proprio sulla pretesa della scientificità che la teologia rivendica. Oggi i rapporti sono più sereni, sia perché le scienze hanno maturato la coscienza che è inevitabile che ogni ricercatore abbia le sue precomprensioni che in qualche modo condizionano la sua attività scientifica, sia perché si accetta in modo più sereno la differenza essenziale tra la teologia e le scienze religiose che rende possibile un mutuo arricchimento. E ciò si può estendere al rapporto con il resto delle altre scienze.
La teologia desidera stabilire un rapporto tra uguali, per liberare la ragione dell'uomo da ogni riduzionismo nella ricerca della verità. «La teologia cattolica critica ogni forma di autoassolutizzazione delle scienze, in quanto autoriduttiva e depauperante. La presenza della teologia e dei teologi al cuore della vita universitaria, e il dialogo con altre discipline reso possibile da tale presenza, contribuiscono a promuovere una visione ampia, analogica e integrale della vita intellettuale. In quanto scientia Dei e scientia fidei, la teologia ha una parte importante nella sinfonia delle scienze e, quindi, rivendica il suo giusto posto nel mondo accademico» (n. 84).
Infine, nell'ultima sezione si esamina il fatto che «la teologia non è soltanto scienza ma anche sapienza, con un ruolo particolare nel rapporto tra l'intera conoscenza umana e il Mistero di Dio. La persona umana infatti non si accontenta di verità parziali, ma cerca di unificare elementi e aree di conoscenza diverse in una comprensione della verità ultima di tutte le cose e della vita umana stessa» (n. 86).
Questa dimensione della teologia deriva innanzitutto dalla rivelazione di Dio in Cristo -- lui che sulla croce si è manifestato «potenza di Dio e sapienza di Dio» (1 Corinzi, 1, 24) -- e dalla Tradizione, basti ricordare i Padri della Chiesa che hanno saputo vagliare e integrare nella sapienza cristiana la sapienza della cultura greca. Ma poi le deriva anche dalla relazione con l'esperienza spirituale delle realtà divine e dalla sapienza dei santi. Nella Chiesa, infatti, si riconosce una “sapienza mistica”, una vera scienza che i santi hanno del Mistero di Dio -- come dono dello Spirito -- grazie alla loro unione con Dio per mezzo della carità.
La “sapienza teologica” si distingue da quella dei santi perché è soprattutto frutto della contemplazione intellettuale di Dio; ma ha stretti rapporti con quella mistica. Per la teologia cuore e intelligenza possono procedere insieme, e si può parlare di una spiritualità distintiva del teologo che si accorda profondamente con il carattere scientifico della sua attività, e più ancora di una mistica che deriva dall'Eucaristia, che, essendo fonte e culmine della vita della Chiesa, lo è anche per l'attività teologica. Grazie alla sua dimensione sapienziale la teologia può trascendere «i limiti di ciò che è a rigore possibile da un punto di vista intellettuale» e può così colmare il divario tra i credenti e la riflessione teologica e ampliare la comprensione della verità di Dio nell'incontro con culture non cristiane.

(©L'Osservatore Romano 5 maggio 2012)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Raffy. Hai letto la prima disgustosa pagina del Fatto?
Ammesso è non concesso che qualche appartenente al movimento abbia sbagliato, questo basta per gettare la croce su tutti, anche sulle innocenti memores domini del Papa che, sino a prova contraria è libero di andare dove gli pare?
Alessia

Raffaella ha detto...

Ciao Alessia, sto leggendo in questi minuti e sto preparando un post.
Non e' ammissibile un simile comportamento.
R.