lunedì 21 maggio 2012

La Cei innanzi alle incognite del Paese. Saranno votate anche le linee guida per combattere gli abusi sui minori (Gasparroni)

La Cei innanzi alle incognite del Paese 


Saranno votate anche le linee guida per combattere gli abusi sui minori


Fausto Gasparroni


ROMA
Tra le incognite della crisi economica e le crescenti preoccupazioni per i drammi sociali che ne derivano, tra l'elaborazione dell'atteggiamento da tenere verso le istituzioni politiche in tempi di forte sfiducia verso i partiti, anche l'attualità più incalzante, con l'attentato di Brindisi e il sisma in Emilia Romagna, irrompe nell'assemblea generale dei vescovi italiani, che si apre oggi pomeriggio in Vaticano, nell'Aula del Sinodo, con la prolusione del cardinale presidente Angelo Bagnasco.
Un'assemblea in cui verranno anche presentate e votate le linee-guida della Cei per combattere la piaga degli abusi sessuali sui minori, già capaci di far discutere poiché, pur prevedendo la piena collaborazione con le autorità civili, non imporranno ai vescovi l'obbligo di denunciare alla magistratura i preti sospettati di pedofilia.
Il tragico attentato alla scuola di Brindisi, in particolare, insieme ai venti del nuovo terrorismo che spirano da qualche tempo, costringe ad aggiornare l'agenda dei lavori e anche la scaletta della prolusione di Bagnasco, che già ieri, in occasione di una messa per i giornalisti ha invitato a non farsi «scoraggiare né tantomeno schiacciare da questi fatti assolutamente condannabili da tutta la nazione», e a «reagire con fiducia stringendoci ancora di più gli uni agli altri negli ideali che hanno fatto e fanno il nostro popolo».
Ma saranno sicuramente le angosce per la morsa della crisi economica, i disagi crescenti delle famiglie e dei giovani senza lavoro, lo stillicidio di suicidi di imprenditori e di lavoratori, a costituire il "piatto forte" di questa assise Cei, che proprio su temi come questi da tempo richiama la politica, e anche il governo dei cosiddetti tecnici presieduto dal premier Mario Monti, ad azioni coerenti e attente alle esigenze di una rinnovata spinta all'occupazione. Il tutto, peraltro, in una fase di particolare transizione, di smottamenti dei vecchi equilibri, e proprio nei giorni in cui il voto amministrativo ha fatto segnare una forte disaffezione degli elettori e l'emergere del "voto di protesta".
I vescovi italiani, tra l'altro, da tempo si interrogano su che atteggiamento tenere verso gli schieramenti in campo e sulla collocazione della tanto auspicata "nuova generazione" di politici cattolici.
All'interno della Conferenza episcopale italiana, già negli ultimi Consigli permanenti, si è registrata una spaccatura tra, da una parte, una linea che parte dall'era Ruini e continua con la gestione Bagnasco e che vedrebbe bene un governo con alla guida un Pdl post-berlusconiano, non una nuova Dc ma piuttosto un partito popolare di centro-destra sul modello spagnolo, con forte attenzione ai temi etici cari alla Chiesa. Dall'altra, un raggruppamento di vescovi che si richiamano più ai problemi sociali e del lavoro, ma che non arriva attualmente a esprimere un appoggio a una forza politica - e non la si può dire certo collocata a sinistra -, preferendo sottolineare di volta in volta i principi su cui indirizzare l'agenda pubblica.
Del primo raggruppamento fanno parte "pezzi da novanta" come Angelo Scola (che comunque di fronte alle ultime polemiche ha preso anche le distanze da Comunione e Liberazione e da Formigoni) e il "ruiniano" Giuseppe Betori. Sull'altro fronte si collocano vescovi come Giancarlo Maria Bregantini. E in Vaticano, pur essendo la Segreteria di Stato consapevole di questa dialettica interna, si preferisce per ora non prendere posizione, sicuramente interpretando il volere dello stesso papa Ratzinger.
Il dibattito, insomma, va avanti, e se in Segreteria di Stato non pochi sono gli anti-Ruini, non è affatto detto che venga sposata l'attuale linea Bagnasco.


© Copyright Gazzetta del sud, 21 maggio 2012

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