venerdì 4 maggio 2012

Il Papa: La ricerca scientifica non deve perdere il senso del suo limite (Pugi)



Università cattolica I 50 anni


Il Papa: scienza e fede si completano e hanno una reciprocità feconda


Valerio Pugi


La ricerca scientifica non deve perdere il senso del suo limite: è questo il monito che Papa Benedetto XVI ha lanciato dall'università cattolica del Sacro Cuore a Roma, intervenendo alla celebrazione del 50° anniversario d'istituzione della facoltà di Medicina del "Gemelli", alla presenza del presidente della Camera Fini e dei ministri Ornaghi, Balduzzi e Giarda. «Vissuta nella sua integralità, la ricerca è illuminata da scienza e fede; da queste due ali trae impulso e slancio, senza mai perdere la giusta umiltà e il senso del proprio limite». La stessa ricerca di Dio, per il Pontefice, «diventa feconda per l'intelligenza, fermento di cultura, promotrice di vero umanesimo: ricerca che non si arresta alla superficie. Lasciatevi sempre guidare dalla sapienza che viene dall'alto - ha esortato Benedetto XVI - da un sapere illuminato dalla fede, ricordato che la sapienza esige la passione e la fatica della ricerca». 
La scienza e la fede - ha proseguito il Papa - non sono nemiche ma, al contrario, l'una e l'altra si completano nel dare un senso e una prospettiva alla vita umana. Benedetto XVI ha ribadito questo concetto. «Scienza e fede hanno una reciprocità feconda, quasi una complementare esigenza dell'intelligenza del reale», ha sottolineato il Pontefice osservando però al tempo stesso che «paradossalmente, proprio la cultura positivista, escludendo la domanda su Dio dal dibattito scientifico, determina il declino del pensiero e l'indebolimento della capacità di intelligenza del reale». In tal senso, Benedetto XVI ha osservato che «il Cristianesimo, in quanto religione del "logos", non relega la fede nell'ambito dell'irrazionale, ma attribuisce l'origine e il senso della realtà alla ragione creatrice che, nel Dio crocifisso, si è manifestata come amore». Ecco quindi che, per il Papa, «è importante che la cultura riscopra il vigore del significato e il dinamismo della trascendenza. Si può dire - ha affermato Joseph Ratzinger - che lo stesso impulso alla ricerca scientifica scaturisce dalla nostalgia di Dio che abita il cuore umano. In fondo, l'uomo di scienza tende, anche se spesso inconsciamente, a raggiungere quella verità che può dare senso alla vita. Ma, per quanto sia appassionata e tenace la ricerca umana, essa non è capace con le proprie forze di un approdo sicuro. Per restituire alla ragione la sua nativa e integrale dimensione bisogna allora riscoprire il luogo sorgivo che la ricerca scientifica condivide con la ricerca di fede».
Il relativismo indebolisce il pensiero e impoverisce l'etica, mentre la stessa scienza presenta aspetti talvolta perfino inquietanti. «Il nostro - ha concluso il Papa - è un tempo in cui le scienze sperimentali hanno trasformato la visione del mondo e la stessa autocomprensione dell'uomo. Le molteplici scoperte, le tecnologie innovative che si susseguono a ritmo incalzante sono ragione di motivato orgoglio ma spesso non sono prive di inquietanti risvolti».


© Copyright Il Secolo d'Italia, 4 maggio 2012

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