lunedì 7 maggio 2012

Don Di Noto: coraggio e verità del Papa ci spronano a difendere l'infanzia (R.V.)




Don Di Noto: coraggio e verità del Papa ci spronano a difendere l'infanzia


Ieri l'Italia ha celebrato la Giornata nazionale contro la pedofilia. Allarmanti sono i dati segnalati da don Fortunato Di Noto, presidente dell’associazione Meter, con una crescita esponenziale sul web di siti pedo-pornografici. Don Fortunato era presente ieri in Piazza San Pietro per partecipare con i suoi associati al Regina Coeli presieduto da Benedetto XVI. Qual è il significato di questa presenza? Fabio Colagrande lo ha chiesto allo stesso don Fortunato Di Noto: 


R. – E’ il segno visibile della nostra attenzione ai bambini, perché la Chiesa ama i bambini. Dicendo Chiesa, ciò significa che anche il Santo Padre è amico dei bambini e di conseguenza partecipando al Regina Coeli nella preghiera e non solo nella preghiera, ma come segno visibile in una società a volte distratta, noi vorremmo ribadire che non possiamo tacere, non possiamo rimanere in silenzio. Dbbiamo operare in una carità creativa, inventiva, capace di incidere nel cuore delle persone a volte indifferenti o anche delle persone che, ahimé, fanno del male ai bambini, indiscriminatamente. La nostra presenza vuole essere veramente una presenza discreta, silenziosa ma potente, perché suscitata anche dall’azione dello Spirito Santo che ha ormai coinvolto migliaia di parrocchie, migliaia di persone. Questo è fondamentale, per noi. 


D. – Negli anni passati, Benedetto XVI vi ha salutati, ha incoraggiato la vostra iniziativa. Un Pontefice particolarmente impegnato proprio per combattere questa piaga anche all’interno della Chiesa…


R. – Credo che scopriremo sempre di più la grandezza di Benedetto XVI per aver, con paternità, con fermezza e lucidità, affrontato veramente il problema. Un problema che non è legato solo allo scandalo con il quale alcuni sacerdoti hanno macchiato il volto bello della Chiesa e quindi il volto stesso di Cristo e così i bambini stessi coinvolti in questo turpe abuso. Credo che l’intenzione non sia solo quella, ma sia anche nel dire che la Chiesa, nata dalla Croce di Cristo – nata in un certo senso da un Bambino “crocifisso” – ancora ribadisce la forza pedagogica, la forza risanatrice di un possibile cammino di redenzione e di liberazione. La forza del nostro Pontefice è la forza che nasce veramente dalla verità: è una verità che ci sta rendendo liberi, è la verità che afferma che il sacerdozio è un dono straordinario, grande, che non possiamo assolutamente strumentalizzare per alcun fine, se non soltanto per ribadire la bellezza di una fede che può generare nuovi uomini, nuove donne. Soprattutto attraverso i bambini, la Chiesa si sta totalmente rinnovando.


D. – La Giornata che stiamo celebrando quest’anno per la sedicesima volta: come nasce ad Avola, nel 1995?


R. – Nasce per diversi episodi. Il primo, perché noi ci eravamo occupati della pedofilia già alla fine degli anni Ottanta, e quindi era un’esperienza ormai già consolidata. Dall’altra parte, erano accaduti dei fatti – il suicidio di un minorenne, di un tredicenne uccisosi con una corda al collo – e poi anche altri episodi di bambini vittime di abusi che venivano a raccontarci di aver subito “delle cose” fatte dai grandi. Ma oltre a quello, dovevamo dare una risposta sociale e culturale al fenomeno della “normalizzazione” della pedofilia, perché già allora delle “lobbies” pedofile e culturali avevano avanzato l’idea di normalizzare il problema, da cui la nascita di movimenti pedofili, di fronti di “liberazione” pedofila, di partiti pedofili che sostenevano questa idea. Allora, come contrastare tutto ciò? Soltanto con una protesta, una denuncia? No. Pensammo di creare due momenti importanti. Quello commemorativo, perché noi siamo cristiani e crediamo alla fede e crediamo anche alla forza della preghiera, alla forza di una riflessione che nasce dal Vangelo. Dall’altra parte, creare una forza sociale che ci consentisse di incidere con il nostro modo di agire corretto, esemplare, con l’impegno di dare una nuova visione della difesa e della tutela dell’infanzia. Certo, oggi sono passati 16 anni e credo che in questo arco di tempo abbiamo fatto tanto. Poi, si sono aggregate altre realtà: istituzionali, non istituzionali, iniziative private, laicali… Ma quello che è importante è aver dato il “la” che ci ha permesso di far sì che questa Giornata sia diventata un appuntamento nazionale e internazionale. Quest’anno, hanno aderito anche dal Camerun, dalla Moldavia, dall’Australia, dalla Somalia… Ciò significa che un carisma, e quindi una celebrazione, che a sua volta diventa un appuntamento di riflessione, può diventare l’occasione per cui tutto il mondo può riflettere sul fatto che dobbiamo fare ancora di più per l’infanzia, sempre di più, con coraggio, senza tirarci indietro e soprattutto con grande equilibrio.


Ultimo aggiornamento: 7/5/2012



© Copyright Radio Vaticana

Nessun commento: