domenica 27 maggio 2012

Corvi in Vaticano, lo storico Giovagnoli: "Il Papa mi pare stia reagendo positivamente, con una lettura spirituale e senza nascondere i problemi" (Mastroluca)


Lo storico Giovagnoli: «Lo scopo è indebolire Benedetto XVI»


Intervista allo storico: «Operazioni ambigue che puntano a destabilizzare il Papato. L’uso dei mass media è la verà novità».


Di Marina Mastroluca


« La novità non è la fuga di notizie, in passato ce ne sono state altre. La novità è il rapporto diverso con i mass media». 


Agostino Giovagnoli, docente di Storia contemporanea all’Università Cattolica del Sacro Cuore, da storico non azzarda conclusioni sulle giornate di passione in Vaticano, ma di una cosa è certo. Tra maggiordomi arrestati, libri pieni di indiscrezioni e veleni «lo scopo è di indebolire il Papa». 


Primo arresto da secoli in Vaticano, la notizia sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo. Che cosa sta succedendo? 


«L’arresto certamente esprime la determinazione di perseguire il colpevole, o i colpevoli di questa fuga di notizie. Il Papa si è sentito molto ferito, la sua è stata una decisione forte, anche adombrando il discorso sulla responsabilità di chi ha pubblicato quelle carte, che erano state trafugate e per le quali quindi si potrebbe parlare di ricettazione».


Il Pontefice è assediato in casa sua? 


«In ultima analisi fatti del genere ricadono sulla figura del Papa. Lui mi pare stia reagendo positivamente, con una lettura spirituale e senza nascondere i problemi». 


Il suo pontificato ne esce indebolito? 


«Lo scopo, almeno di alcuni, è certamente quello di indebolire il Papa. Bisogna vedere se ci riusciranno». 


Si muovono le pedine per predeterminare la successione?


«Siamo sempre in una posizione di pre-conclave, le pedine si muovono già dopo l’elezione del Papa, di qualunque Papa. La questione è diversa, in questo caso. C’ è un’ambiguità in queste operazioni moralizzatrici che colpiscono i collaboratori di Benedetto XVI, producendo conseguenze che smentiscono le intenzioni di tutelare il Pontefice». 


Un tempo la parola guida oltre Tevere era “prudenza”. Oggi i veleni del Vaticano vengono a galla, un po’ come accade con i panni sporchi della politica italiana. C’ è una contaminazione? 


«C’ è sempre un’influenza. Ma non enfatizzerei troppo il passato. Ci sono state le foto di Papa Pio XII sul letto di morte scattate dal suo medico Galeazzo Lisi e poi vendute. Il Vaticano pullulava di informatori ai tempi del fascismo, gente che riferiva allo stesso Mussolini. Casaroli era spiato da cimici, ai tempi di Wojtyla c’era una folta presenza di spie sovietiche o polacche. La novità non è la fuga di notizie, ma il rapporto diverso con i mass media. La comunicazione è cambiata e forse ha contagiato anche il Vaticano. Prima magari avveniva in fruizione di servizi segreti internazionali, oggi c’ è una diffusione generalizzata, che certamente corrisponde a logiche politiche. Ma far sapere è considerato meno grave. Anche nel caso del maggiordomo, si è detto che lo faceva «“per il bene della Chiesa”».


L’arresto del maggiordomo del Papa e solo 24 ore prima l’allontamento dallo Ior di Gotti Tedeschi. Fatti diversi eppure sembrano lasciare la sensazione di una Chiesa lontana dalla sua vocazione spirituale, sia tra i credenti che tra i non credenti. È così?


«Le due questioni sono diverse, c’ è solo una coincidenza temporale infelice. Ma è vero che tutto questo si tramuta in scandalo e soprattutto disorientamento tra i fedeli. La vicenda di Gotti Tedeschi è legata ad una più ampia discussione sullo Ior: se questo strumento serva ancora, se debba rimanere protetto con dei gradi di riservatezza o meno. In molti Paesi dove la Chiesa cattolica è in difficoltà questa riservatezza ha uno scopo valido, per esempio. Ma ciò va contro una logica di totale trasparenza. Distinguerei in ogni caso la questione Ior dalla fuga di notizie». 


Nelle carte trafugate si parla del caso Boffo e di Emanuela Orlandi, dell’Ici alla Chiesa e del San Raffaele. La “materialità” della Chiesa cattolica non rischia di segnare un solco con la società civile e con la comunità dei credenti? 


« È una componente ineliminabile. Non si può pensare ad una realtà concreta come quella della Chiesa priva di strutture materiali. Con tutta la confusione che comporta - penso alla vicenda dell’Ici, per esempio. Se non è eliminabile, quella che lei chiama “materialità” va gestita con grande cura. Ecco, se c’ è una responsabilità nelle istituzioni ecclesiastiche è non avere abbastanza attenzione, non avere la capacità di sintonizzarsi con la sensibilità del tempo». 


La Chiesa nella sua storia è sopravvissuta a grandi scandali.


«Nel Rinascimento, tra il 400 e il 500, all’epoca dei Borgia, per esempio. Da un punto di vista storico lo scandalo di allora si giustifica con la necessità per il Papa, reduce dalla prigionia di Avignone, di costituire un vero e proprio Stato, di fronte ai grandi Stati nazionali in formazione. Oggi la Chiesa ha sempre l’esigenza di salvaguardare la propria indipendenza e libertà, ma restando in ascolto del proprio tempo anche rinunciando a qualcosa dal punto di vista materiale. C’ è un calo delle offerte per le missioni, è un problema. Ma questo non significa che bisogna entrare nella gestione del San Raffaele». 


© Copyright L'Unità, 27 maggio 2012 consultabile online anche qui.

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