domenica 20 maggio 2012

Caso Orlandi, mons. Vergari: nulla da nascondere. La cripta di Sant'Apollinare contiene altri resti di ossa che saranno analizzati e sottoposti al test del Dna (Guerini)


Monsignor Vergari: nulla da nascondere 


La cripta di Sant'Apollinare contiene altri resti di ossa che saranno analizzati e sottoposti al test del Dna 


Adelmo Guerini


ROMA


È più di una verità quella che gli investigatori cercano nella cripta di Sant'Apollinare a Roma. Le analisi ora si concentrano su alcuni resti di ossa di datazione dubbia, ma risultati dai primi accertamenti «di età recente», che verranno sottoposti al test del Dna per poi compararlo con quello di Emanuela Orlandi, scomparsa a Roma nel 1983, ma anche con la mappa genetica di Mirella Gregori, anche lei giovanissima svanita nel nulla 40 giorni prima di Emanuela. La scomparsa, quasi contestuale, delle due coetanee avvenuta nella stessa città ha sempre fatto pensare ad un legame tra le due vicende. Gli esami del Dna potrebbero far emergere qualcosa di più di una semplice suggestione spazio-temporale.
Rilievi, test e analisi sui reperti dell'ossario di Sant'Apolinare, ben 400 cassette con resti per la maggior parte di età pre-napoleonica, vanno avanti a ritmo serrato e i primi risultati dovrebbero arrivare a giorni. Quando si saprà con esattezza su quanti e quali reperti ossei la Procura chiederà esami più approfonditi e il test del Dna.
All'attenzione degli investigatori e degli inquirenti della Procura di Roma ora anche il pc dell'ex rettore della basilica di Sant'Apollinare, don Pietro Vergari, il religioso che diede l'ok alla sepoltura di Renatino De Pedis nella cripta e che ora vive in una sorta di ritiro volontario in provincia di Rieti.
Don Vergari è indagato, ormai lo si sa ufficialmente, per il sequestro di Emanuela Orlandi. «Un atto dovuto» per effettuare, di recente una perquisizione domiciliare nel corso della quale è stato sequestrato il suo pc ora al setaccio. Lui dal suo ritiro sottolinea: «sono assolutamente tranquillo e non ho nulla da nascondere». E poi, a riprova della sua serenità in merito alle indagini, spiega che dopo l'apertura della tomba del boss della Banda della Magliana gli investigatori «non hanno trovato nulla se non appunto il corpo di De Pedis». «Tutte quelle ossa ritrovate non sono altro che ossa antichissime, risalenti a secoli fa quando anche i laici venivano sepolti nelle chiese – spiega a chi lo ha potuto avvicinare dopo la notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati -. Ora dicono che faranno indagini approfondite, ma non vedo proprio che cosa possano trovare».
Don Vergari è il quinto indagato in un'indagine su uno dei misteri più inquietanti d'Italia. Con lui sono iscritti Sabrina Minardi, l'amante di Renatino De Pedis, che per prima nel 2008 raccontò del coinvolgimento del boss nel sequestro di Emanuela Orlandi, e altri tre esponenti della holding del crimine, ovvero Angelo Cassani, Gianfranco Cerboni e Sergio Virtù.
Nel 2009 monsignor Vergari fu sentito dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dal sostituto Simona Maisto sui motivi che avevano determinato la sepoltura di De Pedis nella Basilica che si trova nel centro di Roma. Don Vergari spiegò, poi, sul suo sito online che «De Pedis veniva più volte nella chiesa» e che lo aveva «aiutato molto per preparare le mense che organizzavo per i poveri». Qualche tempo dopo - spiegava l'esponente religioso sul proprio sito - «i suoi famigliari mi dissero che De Pedis aveva espresso l'auspicio di essere sepolto in quella che rappresentava una delle più antiche camere mortuarie di Roma, il sotterraneo della basilica di Sant'Apollinare». «Furono chiesti - affermò Vergari – i dovuti permessi religiosi e civili, fu restaurata una delle camere e vi fu deposto», non prima che la vedova del boss si rivolgesse al cardinale Ugo Poletti avendo in mano l'attestazione che «il signor De Pedis è stato un grande benefattore di poveri che frequentano la basilica».


La scomparsa di Emanuela ancora senza una spiegazione dopo quasi 30 anni


Da quasi 30 anni la storia di Emanuela Orlandi è ancora senza spiegazioni certe, nonostante i colpi di scena che periodicamente sono sembrati riaprirla.
Emanuela scompare verso le 19 del 22 giugno 1983, dopo essere uscita da una scuola di musica. La ragazza è la figlia quindicenne di un messo della prefettura della Casa pontificia ed è cittadina del Vaticano. A maggio era già scomparsa un'altra ragazza romana, Mirella Gregori. Un vigile dice di aver visto Emanuela parlare con un uomo a bordo di una "Bmw" nera. Nei giorni successivi Roma è tappezzata di manifesti di ricerca della ragazza. Nella vicenda entrano vari "telefonisti" (tra cui un cosiddetto «amerikano»), mitomani, sciacalli o depistatori.
Quella che sembrava la comune scomparsa di una adolescente si trasforma in un "giallo" internazionale che coinvolge in pieno il Vaticano. Il presunto rapimento finisce infatti per intrecciarsi con l'attentato di Agca contro Papa Wojtyla. Il Papa interviene con una lunga serie di appelli. Il 5 luglio le prime telefonate, alla famiglia e alla segreteria di Stato Vaticana, che mette a disposizione un'utenza telefonica riservata. Emanuela sarebbe prigioniera di un sedicente «fronte di liberazione anticristiano Turkesh» che chiede la liberazione di Agca entro il 20 luglio. Agca prima dice che la ragazza è stata rapita da agenti bulgari e dai Lupi Grigi, poi di essere stato costretto a continue invenzioni sul caso, tornato in Turchia dà la colpa ad agenti segreti vaticani.
La presenza di Emanuela, negli anni, è segnalata in diverse località ma le rivelazioni non risultano mai attendibili. Alla vicenda si aggiungono tentate estorsione al Vaticano. Nel 2000 il giudice Imposimato dichiara che Emanuela vivrebbe in una comunità islamica, dopo essere stata a lungo a Parigi. Nel 2001 il ritrovamento di un teschio in un confessionale della chiesa di San Gregorio VII sembra riaprire la vicenda, ma le perizie escludono ogni legame con la Orlandi. Il teschio è di circa 20 anni prima e di una donna più anziana di lei di almno 10 anni.



© Copyright Gazzetta del sud, 20 maggio 2012

2 commenti:

Eugenia ha detto...

Mons. Vergari indagato.............. e questo mi può stare bene ma, non dimenticate che se Vergari ha fatto quello che ha fatto qualcuno lo ha autorizzato e non solo il Card. Poletti che all'epoca era Vicario per la città di Roma............... OGNUNO SI PRENDA LA SUA PARTE DI RESPONSABILITA' E' ORA DI FINIRLA DI USARE BENEDETTO XVI COME CAPRO ESPIATORIO DI TUTTO LO SCHIFO DEL PASSATO!

Anonimo ha detto...

l'altra sera ho visto per caso Quarto grado,che di solito non guardo mai e c'era il fratello di Emanuela,che accusava i responsabili dell'epoca di avere agito in consonanza con la massoneria,accusando esplicitamente connivenze fra massoni ed alti prelati,non ho capito in base a quali riscontri,non una parola,almeno per quel pò che ho sentito io,di ringraziamento per papa Ratzinger,solo la marcia-fiaccolata che sarebbe andata in piazza S.Pietro per ricordare i tanti casi di rapimento insoluti;umanamente lo capisco,mi da fastidio il riversare tutto sulle spalle di BXI....forse chiedo troppo a pretendere la verità se non altro si riferissero alle date in cui si verificarono gli episodi.....GR2