domenica 22 aprile 2012

Se si vuole capire questo pontificato, si deve guardare indietro, alla vita stessa di Joseph Ratzinger (Gagliarducci)

La fede razionale del Papa

Andrea Gagliarducci

Joseph Ratzinger era prefetto della Congregazione della dottrina della fede quando rilasciò - nell'ottobre del 2003 - una intervista al quotidiano tedesco Die Tagespost, in cui lanciava l'allarme per una «accademizzazione unilaterale della teologia».
In Germania, le facoltà di teologia sono statali. Ma Ratzinger paventava il rischio che «a motivo del suo trovarsi tra altre facoltà, la teologia voglia essere una scienza come le altre, si ritiri completamente dall'azione accademica, puramente intellettuale, ed elevi a supremo criterio la coerenza intrinseca e il suo accordo scientifico con altre discipline». Ma, ammoniva Ratzinger, «se avviene questo, la teologia corre il pericolo di perdere le sue radici interiori, ossia la vita spirituale, il dialogo con Dio, la fede che essa porta e che soprattutto apre gli occhi sulla realtà».
A parlare era il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Ma prima ancora, a parlare era il teologo. Ma ancora prima di tutto a parlare era il credente. Joseph Ratzinger oggi è Papa Benedetto XVI, e lunedì compie 85 anni.
Come tutte le cifre tonde, gli 85 anni sembrano essere il momento migliore per un bilancio. Eppure, se si vuole capire questo pontificato, si deve guardare indietro, alla vita stessa di Joseph Ratzinger. Nasce dalla fede semplice e vera della sua famiglia l'amore per la liturgia, per la preghiera costante, e la sua semplicità nel vivere la fede. Nasce dalla sua primissima e fugace esperienza come viceparroco che passava ore in confessionale la riflessione - che ha percorso tutta la sua vita - sulla Chiesa non più dei pagani diventati cristiani, ma «Chiesa di pagani che si chiamano ancora cristiani e in realtà sono divenuti pagani». E poi, gli anni del Concilio, quando cerca di dare un contributo per riformare la Chiesa, e allo stesso tempo non perdere le verità di fede. Il dopo Concilio, quando cerca di resistere, con argomenti di ragione e con tranquillità, ad una riforma che stava diventando rivoluzione. Il suo lavoro alla Congregazione per la dottrina della fede, tutto fatto di «condanne» che in realtà producevano sempre due documenti, uno pars destruens e l'altro pars construens del libro o dottrina che si andavano a criticare. Un lungo lavoro, profondo e spesso incompreso.
D'altronde, Ratzinger lo ha sempre detto: «La pazienza è una forza quotidiana dell'amore».
Chi è realmente Joseph Ratzinger? È una persona legatissima alla sua famiglia. Nella sua autobiografia, racconta con emozione di quando la famiglia si riunì, dopo qualche anno in cui si era divisa (lui e il fratello Georg, divenuti sacerdoti, avevano lasciato la casa di famiglia). E nel libro «Mio fratello, il Papa», da poco pubblicato, Georg racconta episodi della loro vita che inteneriscono, come l'emozione di Joseph per il dono inaspettato di un peluche che desiderava. Ratzinger dà un forte valore agli affetti, coltiva le amicizie. Ad esempio, continua ad andare - lui, il Papa - a far visita per cena al suo precedente segretario Josef Clemens, che ora è numero due del Pontificio Consiglio per i laici.
Ma è soprattutto un uomo di fede, una fede che si è alimentata con la ragione: ed è questo il motivo profondo che ne ha fatto un teologo universalmente apprezzato. Il 6 aprile 2006, nel corso della celebrazione diocesana della Giornata mondiale della Gioventù, Giovanni, un giovane, gli chiese come conciliare scienza e fede. E lui, dopo aver sottolineato che c'è «un'identica ragione» alla base del libro della natura e quello della Sacra Scrittura, affermò che «o si riconosce la priorità della ragione, della ragione creatrice che sta all'inizio di tutto ed è il principio di tutto, o si sostiene la priorità dell'irrazionale», ovvero del mondo nato per caso, e dunque «la ragione sarebbe un prodotto della irrazionalità». «La grande opzione del cristianesimo - afferma - è l'opzione per la razionalità e per la priorità della ragione». Una priorità della ragione che lo porta direttamente alla fede. Da qui la paura che la teologia diventi una scienza tra le tante. Da qui la paura che il popolo di Dio perda il senso stesso di Dio. Lunedì, il Papa compie 85 anni. Ma lui guarda già avanti. All'Anno della Fede, indetto per riportare la Chiesa a Dio.

© Copyright La Sicilia, 13 aprile 2012

2 commenti:

Fileno ha detto...

Articolo molto molto bello. Da un giornale "periferico" ho ricevuto più notizie su Ratzinger dei tanti giornali nazionali che pur hanno scritto in questi giorni sugli 85 anni di età e i 7 di papato. L'aneddoto sul rapporto con l'ex collaboratore è proprio bello non l'avevo proprio mai sentito.
Grazie al Blog.

Andrea ha detto...

Buon articolo, ma c'è un grave errore: il 6/4/2006 il Santo Padre parlava ai giovani non dell'identica ragione alla base del libro della natura e di quello della Sacra Scrittura, ma dell'identità fra ragione soggettiva (umana) e ragione oggettivata nella natura. Concludeva che ".. è “una” ragione che le collega ambedue: la nostra ragione non potrebbe scoprire quest’altra, se non vi fosse un’identica ragione amonte di ambedue ".

In altri termini, solo perché è lo stesso Dio Colui che ha creato il soggetto umano e l'universo non umano, l'uomo è in sintonia con il mondo e lo investiga con frutto