venerdì 20 aprile 2012

Papa Ratzinger e l'ecologia. Uomo e creazione sono fatti l'uno per l'altra. Riflessione del Prof. Lucio Coco (O.R.)

Papa Ratzinger e l'ecologia

Uomo e creazione sono fatti l'uno per l'altra

di Lucio Coco

Il discorso che Benedetto XVI tesse su natura e ambiente a partire dall'inizio del suo pontificato, che viene ripercorso in questa raccolta di Pensieri sull'ambiente e che trova la sua ricapitolazione in alcuni passaggi decisivi dell'enciclica Caritas in veritate (cfr. soprattutto 48-52), si articola su un'idea di natura da non idolatrare per non cadere in una sorta di neopaganesimo o di panteismo. Parimenti questa stessa natura non va ridotta a un luogo dove si esercitano gli appetiti umani con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti di un suo indiscriminato sfruttamento e impoverimento. Si tratta perciò di rispettare la natura riconoscendo in essa il sapiente disegno di Dio che l'ha organizzata secondo finalità e modi a cui l'uomo deve costantemente riferirsi come a delle guide sicure per non cadere in suo uso «strumentale e arbitrario» (Caritas in veritate, 48).
L'uomo ha ricevuto il creato perché possa realizzare questo disegno tuttavia «erigendo se stesso a centro dell'universo, dimenticando il mandato del Creatore e chiudendosi in un'egoistica ricerca del proprio benessere, l'essere umano ha gestito l'ambiente in cui vive operando scelte che mettono a rischio la sua stessa esistenza, mentre esso esige rispetto e tutela da parte di tutti quelli che l'abitano» (Dichiarazione, 16 giugno 2007).
La natura con le sue meraviglie ci rinvia immediatamente al suo Creatore. Essa, scrive san Paolo, con le sue perfezioni visibili è un riflesso delle perfezioni invisibili di Dio (cfr. Romani, 1, 20). Nell'accostarci alla natura occorre sempre tenere presente questa Trascendenza che le sta dietro e ne è la causa. Il confronto con la natura deve sempre avvenire all'interno di un'esperienza religiosa, l'unica che può servire da salvaguardia e da garanzia contro le azioni spesso indiscriminate dell'uomo. Alla luce di queste considerazioni anche il discorso ecologista viene radicalmente riorientato dalle riflessioni del Santo Padre: prima di una ecologia naturale è necessaria una «ecologia umana», ovvero una ecologia fondata sul rispetto dell'uomo che deve avere la precedenza su quella dell'ambiente. «I doveri che abbiamo verso l'ambiente -- scrive Papa Benedetto -- si collegano con i doveri che abbiamo verso la persona considerata in se stessa e in relazione con gli altri» (Caritas in veritate, 51). Se viene a mancare il rispetto per «il diritto alla vita e alla morte naturale, se si rende artificiale il concepimento, la gestazione e la nascita dell'uomo, se si sacrificano embrioni umani alla ricerca, la coscienza comune finisce per perdere il concetto di ecologia umana e, con esso, quello di ecologia ambientale» (ibidem).
In tal senso la natura va riconsiderata all'interno di un pensiero responsabile che anima prima di tutto il rapporto tra gli uomini -- il Papa parla di una «ecologia sociale» (Messaggio, 1 gennaio 2007) -- e in seguito il rapporto dell'uomo con la natura: «Se l'uomo si degrada, si degrada l'ambiente in cui vive; se la cultura tende verso un nichilismo, se non teorico, pratico, la natura non potrà non pagarne le conseguenze. Si può, in effetti, constatare un reciproco influsso tra volto dell'uomo e “volto” dell'ambiente: quando l'ecologia umana è rispettata dentro la società, anche l'ecologia ambientale ne trae beneficio» (Omelia, 1° gennaio 2010). Papa Benedetto non ha mancato nel corso dei suoi numerosi interventi sui temi dell'ambiente di elencare e di descrivere le conseguenze di questo degrado. Innanzitutto la pace: non ci può essere pace senza il rispetto del creato, ha ripetuto più volte Benedetto XVI. Una amministrazione saggia e giusta delle risorse naturali è «una condizione indispensabile per la pace» (Angelus, 1 gennaio 2010). E viceversa la corsa all'accaparramento delle risorse, lo sfruttamento egoistico e avido delle ricchezze che la terra offre sono di frequente cause di guerre e conflitti laceranti «proprio perché sono frutto di un concetto disumano di sviluppo» (Messaggio, 1 gennaio 2007).
Altre questioni di cogente attualità si susseguono nei pensieri di Papa Benedetto sui temi ambientali: quello della fame molto spesso in relazione con «l'incetta delle risorse naturali» operata da forti gruppi di potere a discapito di popolazioni locali che per mezzi e disponibilità economica non sono in grado di accedere alle fonti esistenti (cfr. Caritas in veritate, 49). Uno sfruttamento delle risorse che rispetti il patrimonio del creato, dice Papa Benedetto, è una condizione necessaria «per sradicare la fame e per poter contare su una alimentazione sana e sufficiente» (Messaggio, 4 ottobre 2007). Un altro tema, che invece coinvolge tutti gli abitanti del pianeta, è quello di uno sviluppo sostenibile, di uno sviluppo cioè che non causi danni irreversibili alla natura ma che al contrario si integri ed entri a far parte del tessuto sociale, culturale e religioso delle differenti comunità in modo da acquisire «un giusto equilibrio fra consumo e sostenibilità delle risorse» (Messaggio, 16 ottobre 2006). In tal senso il Papa ricorda continuamente all'uomo il suo dovere principale di consegnare la terra alle generazioni future «in uno stato tale che anch'esse possano degnamente abitarla e ulteriormente coltivarla» (Caritas in veritate, 50). Lo stesso monito che sembra riecheggiare un antico detto masai: «Tratta bene la Terra! Non è un'eredità dei nostri padri ma un prestito dei nostri figli».

(©L'Osservatore Romano 19 aprile 2012)

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