sabato 14 aprile 2012

Nota del Direttore della Sala stampa, padre F. Lombardi, a proposito di recenti affermazioni nella stampa italiana sul Vaticano e sul sequestro Orlandi

NOTA DEL DIRETTORE DELLA SALA STAMPA, PADRE F. LOMBARDI, A PROPOSITO DI RECENTI AFFERMAZIONI NELLA STAMPA ITALIANA SUL VATICANO E IL SEQUESTRO ORLANDI, 14.04.2012

La vicenda del tragico sequestro della giovane Emanuela Orlandi è stata nuovamente richiamata all’attenzione pubblica nel corso degli ultimi mesi da alcune iniziative e interventi che hanno avuto eco sulla stampa, e in cui è stato avanzato il dubbio se da parte di istituzioni o personalità vaticane si sia fatto veramente tutto il possibile per contribuire alla ricerca della verità su quanto avvenuto.

Poiché è passato ormai un tempo considerevole dai fatti in questione (il sequestro avvenne il 22 giugno 1983, quasi trent’anni fa) e buona parte delle persone allora in posizioni di responsabilità sono scomparse, non è naturalmente possibile pensare a un riesame dettagliato degli eventi. Ciononostante è possibile – grazie ad alcune testimonianze particolarmente attendibili e ad una rilettura della documentazione disponibile - verificare nella sostanza con quali criteri e atteggiamenti i responsabili vaticani procedettero ad affrontare quella situazione.

Le domande principali a cui rispondere sono le seguenti:

Le Autorità vaticane del tempo si impegnarono veramente per affrontare la situazione e collaborarono con le autorità italiane in tal senso?

Ci sono ancora elementi nuovi, non rivelati ma conosciuti da qualcuno in Vaticano, che potrebbero essere utili per conoscere la verità?

È giusto ricordare anzitutto che il Papa Giovanni Paolo II in persona si dimostrò particolarmente coinvolto dal tragico sequestro, tanto che intervenne diverse volte (ben otto in meno di un anno!) pubblicamente con appelli per la liberazione di Emanuela, si recò personalmente a visitare la famiglia, si interessò perché fosse garantito un posto di lavoro per il fratello Pietro. A questo impegno personale del Papa è naturale che corrispondesse l’impegno dei suoi collaboratori.

Il Cardinale Agostino Casaroli, Segretario di Stato e quindi primo collaboratore del Papa, seguì personalmente la vicenda, tanto che, com’è noto, si mise a disposizione per i contatti con i rapitori con una linea telefonica particolare.

Come ha attestato già in passato e attesta tuttora il cardinale Giovanni Battista Re - allora Assessore della Segreteria di Stato e oggi principale e più autorevole testimone di quel tempo -, non solo la Segreteria di Stato stessa, ma anche il Governatorato furono impegnati nel fare tutto il possibile per contribuire ad affrontare la dolorosa situazione con la necessaria collaborazione con le Autorità italiane inquirenti, a cui spettava evidentemente la competenza e la responsabilità delle indagini, essendo il sequestro avvenuto in Italia.

La piena disponibilità alla collaborazione da parte delle personalità vaticane che a quel tempo occupavano posizioni di responsabilità, risulta da fatti e circostanze. Solo per fare un esempio, gli inquirenti (e soprattutto il SISDE) avevano avuto accesso al centralino vaticano per possibile ascolto di chiamate dei rapitori, e anche in seguito in alcune occasioni Autorità vaticane ricorsero alla collaborazione con Autorità italiane per smascherare ignobili forme di truffa da parte di presunti informatori.

Risponde perciò a pura verità quanto affermato con Nota Verbale della Segreteria di Stato N. 187.168, del 4 marzo 1987, in risposta vaticana alla prima richiesta formale di informazioni presentata dalla magistratura italiana inquirente in data 13 novembre 1986, quando dice che "le notizie relative al caso…erano state trasmesse a suo tempo al PM dottor Sica". Atteso che tutte le lettere e le segnalazioni pervenute in Vaticano furono prontamente girate al Dott. Domenico Sica e all’Ispettorato di P.S. presso il Vaticano, si presume che siano custodite presso i competenti uffici giudiziari italiani.

Anche nella seconda fase dell’inchiesta - anni dopo - le tre rogatorie indirizzate alle Autorità vaticane dagli inquirenti italiani (una nel 1994 e due nel 1995) trovarono risposta (Note Verbali della Segreteria di Stato N. 346.491, del 3 maggio 1994; N. 369.354, del 27 aprile 1995; N. 372.117, del 21 giugno 1995). Come domandato dagli inquirenti, il Sig. Ercole Orlandi (papà di Emanuela), il Comm. Camillo Cibin (allora Comandante della Vigilanza vaticana), il Card. Agostino Casaroli (già Segretario di Stato), S.E. Mons. Eduardo Martinez Somalo (già Sostituto della Segreteria di Stato), Mons. Giovanni Battista Re (allora Assessore della Segreteria di Stato), S.E. Mons. Dino Monduzzi (allora Prefetto della Casa Pontificia), Mons. Claudio Maria Celli (già Sotto-Segretario della Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato), resero ai giudici del Tribunale Vaticano le loro deposizioni sulle questioni poste dagli inquirenti e la documentazione venne inviata, per il tramite dell’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, alle Autorità richiedenti. I relativi fascicoli esistono tuttora e continuano a essere a disposizione degli inquirenti. È anche da rilevare che all’epoca del sequestro di Emanuela, le Autorità vaticane, in spirito di vera collaborazione, concessero agli inquirenti italiani ed al SISDE l’autorizzazione a tenere sotto controllo il telefono vaticano della famiglia Orlandi e ad accedere liberamente in Vaticano per recarsi presso l’abitazione degli stessi Orlandi, senza alcuna mediazione di funzionari vaticani.

Non è quindi fondato accusare il Vaticano di aver ricusato la collaborazione alle Autorità italiane preposte alle indagini.

Ciò dà occasione di ribadire che è prassi costante della Santa Sede di rispondere alle rogatorie internazionali, ed è ingiusto affermare il contrario (come si è fatto ancora recentemente a proposito di una rogatoria sullo IOR, che in realtà non è mai stata trasmessa alla Segreteria di Stato, come confermato ufficialmente dalle competenti Autorità diplomatiche italiane).

Il fatto che alle deposizioni in questione non fosse presente un magistrato italiano, ma che si fosse richiesto alla parte italiana di formulare con precisione le questioni da porre, fa parte della prassi ordinaria internazionale nella cooperazione giudiziaria e non deve quindi stupire, né tantomeno insospettire (si veda anche l’Art. 4 della Convenzione Europea di assistenza giudiziaria in materia penale, del 20 aprile 1959).

La sostanza della questione è che purtroppo non si ebbe in Vaticano alcun elemento concreto utile per la soluzione del caso da fornire agli inquirenti. A quel tempo le Autorità vaticane, in base ai messaggi ricevuti che facevano riferimento ad Ali Agca – che, come periodo, coincisero praticamente con l’istruttoria sull’attentato al Papa – condivisero l’opinione prevalente che il sequestro fosse utilizzato da una oscura organizzazione criminale per inviare messaggi od operare pressioni in rapporto alla carcerazione e agli interrogatori dell’attentatore del Papa.

Non si ebbe alcun motivo per pensare ad altri possibili moventi del sequestro. L’attribuzione di conoscenza di segreti attinenti al sequestro stesso da parte di persone appartenenti alle istituzioni vaticane, senza indicare alcun nominativo, non corrisponde quindi ad alcuna informazione attendibile o fondata; a volte sembra quasi un alibi di fronte allo sconforto e alla frustrazione per il non riuscire a trovare la verità.

In conclusione, alla luce delle testimonianze e degli elementi raccolti, desidero affermare con decisione i punti seguenti:

Tutte le Autorità vaticane hanno collaborato con impegno e trasparenza con le Autorità italiane per affrontare la situazione del sequestro nella prima fase e, poi, anche nelle indagini successive.

Non risulta che sia stato nascosto nulla, né che vi siano in Vaticano "segreti" da rivelare sul tema. Continuare ad affermarlo è del tutto ingiustificato, anche perché, lo si ribadisce ancora una volta, tutto il materiale pervenuto in Vaticano è stato consegnato, a suo tempo, al P.M. inquirente e alle Autorità di Polizia; inoltre, il SISDE, la Questura di Roma ed i Carabinieri ebbero accesso diretto alla famiglia Orlandi e alla documentazione utile alle indagini.

Se le Autorità inquirenti italiane – nel quadro dell’inchiesta tuttora in corso – crederanno utile o necessario presentare nuove rogatorie alle Autorità vaticane, possono farlo, in qualunque momento, secondo la prassi abituale e troveranno, come sempre, la collaborazione appropriata.

Infine, poiché la collocazione della tomba di Enrico De Pedis presso la Basilica dell’Apollinare ha continuato e continua ad essere motivo di interrogativi e discussioni – anche a prescindere dal suo eventuale rapporto con la vicenda del sequestro Orlandi - si ribadisce che da parte ecclesiastica non si frappone nessun ostacolo a che la tomba sia ispezionata e che la salma sia tumulata altrove, perché si ristabilisca la giusta serenità, rispondente alla natura di un ambiente sacro.

Per terminare, vorremmo riprendere spunto e ispirazione dall’intensa partecipazione personale di Giovanni Paolo II alla tragica vicenda della giovane e alla sofferenza della sua famiglia, rimasta finora nell’oscurità sulla sorte di Emanuela. Ancor più perché questa sofferenza purtroppo si ravviva al sorgere di ogni nuova pista di spiegazione, finora senza esito. Se le persone che scompaiono ogni anno in Italia e di cui non si sa più nulla nonostante le inchieste e le ricerche sono purtroppo numerose, la vicenda di questa giovane cittadina vaticana innocente scomparsa continua a tornare sotto i riflettori. Non sia questo un motivo per scaricare sul Vaticano colpe che non ha, ma sia piuttosto occasione per rendersi conto della realtà terribile e spesso dimenticata che è costituita dalla scomparsa delle persone – in particolare di quelle più giovani - e opporsi, da parte di tutti e con tutte le forze, ad ogni attività criminosa che ne sia causa.

Bollettino Ufficiale Santa Sede

15 commenti:

Anonimo ha detto...

che genialata.
così si parlerà solo di questo e non degli anniversari del papa.
hanno aspettato settimane e parlano proprio il 14 aprile.

laura ha detto...

Sì, in effetti. è prprio fuori luogo. Sembra che il pap debba soffrire anche nei giorni lieti!
sarebbe ora di usare un po' più il cervello e il...cuore

Andrea ha detto...

A Roma si dice "Ci è o ci fa?", caro Anonimo.

Dati i numerosi precedenti, dico, con dolore, "Ci fa", cioè finge di non immaginare le conseguenze delle dichiarazioni.
C'è un sabotaggio costante, neppure sotterraneo, del clima di limpida serenità che dovrebbe regnare attorno al Santo Padre - e quale Santo Padre!
Potremmo disquisire sulla pluridecennale "deviazione" dei Gesuiti in genere (un tempo - XIX secolo- grande e solido baluardo della dottrina cattolica, nelle lotte con il "mondo"), ma non è questo il momento per farlo

Raffaella ha detto...

Il tempismo non e' di casa in Vaticano.
Mi dispiace molto ma, visti i precedenti, non puo' essere un caso.
Tanto per fare un esempio:

http://paparatzinger4-blograffaella.blogspot.it/2011/07/era-proprio-necessario-diffondere-oggi.html

R.

Domenico ha detto...

La vicenda Orlandi è semplicemente un pretesto per attaccare il Papa e la Chiesa Cattolica.
Le testate giornalistiche - che fanno capo soprattutto al maestro massone Carlo de Benedetti (La Repubblica, Espresso...) - non sono in realtà interessate alla vicenda della povera Emanuela...
Non bisognerebbe denunciare e prendere posizione contro questo atteggiamento ?

Raffaella ha detto...

Certamente!
Questo blog ha sollecitato IMMEDIATAMENTE una risposta dal Vaticano.
Il silenzio ha regnato sovrano fino ad oggi, a due giorni dal compleanno del Papa.
Se non dobbiamo arrabbiarci...
Purtroppo funziona sempre cosi': quando c'e' motivo di gioia e serenita', qualcuno il Vaticano si attiva per deviare l'attenzione.
R.

Spunto & Ispirazione ha detto...

Non una sola mezione di Benedetto.

Ma forse meglio così..

Par quasi scritta da
Joaquín Lombardi-Valls.

Raffaella ha detto...

Ah, ma allora non l'ho notato solo io!
Il Papa regnante, il Papa della trasparenza, il Papa a cui Pietro Orlandi ha inviato una petizione, non viene nemmeno citato per sbaglio.
No, non ci siamo, cari signori!
R.

PUNTO ha detto...

NEL 2010 CE LE SOGNIAVAMO NOTE DI DIFESA COME CODESTA!
MA LOMBARDI E' IL PORTAVOCE DI CHE PAPA?

Fabiola ha detto...

Io sono lieta che Benedetto non sia neppure citato.
Che c'entra Benedetto con fatti accaduti quasi 30 anni fa?
Sono invece citati tutti coloro che, in qualche modo, ebbero parte nella vicenda.
Il fatto che Pietro Orlandi gli abbia rivolto un appello, mai rivolto prima a nessun altro, dice solo della scorrettezza dell'Orlandi e della pretestuosità del riesumare solo oggi questa vicenda, con opportuno codazzo di radicali.
Puntini sulle i: Lombardi è il portavoce della Sala Stampa Vaticana non del Papa. Si tratterà pure di forma ma la forma talora è sostanziale.
Quanto al tempismo non facciamo, vi prego, troppa dietrologia, imitando il pessimo giornalismo italiano. Chi vuole farsi distrarre dalle ricorrenze papali si sarebbe distratto comunque.

Scenron ha detto...

Le note del Vaticano si sprecano quando servono a difendere un altro Pontificato.

Anonimo ha detto...

Orlandi è stato mal consigliato,il Vaticano è uno stato sovrano,con tanto di organi governativi e funzionari preposti ai vari compiti di rappresentanza,quindi avrebbe dovuto rivolgersi alle autorità che all'epoca dei fatti presiedevano le medesime,BXVI non c'entra nulla,perchè lui non era il papa di allora e perchè non è nelle sue funzioni occuparsi di queste cose;chi allora c'era e vive ancora,dovrebbe per una volta almeno avere il coraggio di esporsi e parlare a tutto tondo,senza restare nell'ombra come hanno sempre fatto e scaricare tutto sulle spalle del papa regnante,che non ha voce in capitolo neanche per il suo compleanno,infatti in qualche parte d'Europa,si stanno preparando per 'festeggiare'l'ipotetico 92 anniversario di chi già lo sapete.Qua si vive velut Benedictus numquam daretur,ed è quello che più mi fa rabbia.GR2

Andrea ha detto...

Non per rimproverarla, cara Fabiola (la stimo per i suoi commenti): padre Lombardi è intervenuto più volte in modi che davano spazio alle interpretazioni malevole dei "nemici".
Se ben ricordo, all'uscita di "Luce del mondo" ci fu un'infelicissima
uscita previa di p.Lombardi.

Purtroppo la distanza fra i "media" vaticani (non parliamo poi di quelli "cattolici" italiani..) e il Papa, con la Sua parola e la Sua testimonianza umana e cristiana, è una realtà.
Ricorda l'articolo dell' "Osservatore" sull'incontro tra il Papa e Castro (30/3) ?

raffaele ibba ha detto...

La nota è imposta e non scrive nulla di nuovo.
Lombardi è stato "precettato", per così dire.
Cosa corrisponde a questa difesa d'ufficio?
Il fatto che, probabilmente, in Vaticano davvero non c'è più nulla.
Detto questo la coincidenza con il compleanno del papa ... voluta o non voluta? voluta da chi? e come? la tempistica della risposta è curiosa, perché la risposta è inutile e nulla dice di nuovo. Allora perché dirlo ora e non 15 giorni fa o fra 15 giorni?
Boh.
Infine la non citazione del Papa.
Rientra nel fatto che la nota è inutile. Benedetto nulla c'entra con il caso Orlandi, né per dritto né per rovescio. Allora in una nota così inutile è bene tenerlo fuori.
In realtà mi sembra una di quelle cose "dette a suocera perché nuora intenda" ... ma non chiedetemi chi è la suocera e chi la nuora.

ciao
r

Fabiola ha detto...

Caro Andrea, d'accordo su tutto, soprattutto sulla distanza tra i "media" vaticani e il Papa (in particolare Radio vaticana).
Ricordo anche l'infelice articolo dell'O.R. sull'incontro "fatidico" ma, ogni tanto, mi sembra giusto non inseguire polemiche e godersi la bellezza di certi momenti nella Chiesa. Almeno noi non dimentichiamoci della splendida avventura in cui Benedetto ci sta guidando e diciamogli grazie, senza distrazioni.
Con stima.