domenica 15 aprile 2012

La nota di padre Lombardi sul caso Orlandi nei commenti di Salvatore Izzo

CASO ORLANDI: LOMBARDI, S.SEDE CONTINUERA' AD AIUTARE INDAGINI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 14 apr.

Sul caso Orlandi "non risulta che sia stato nascosto nulla, ne' che vi siano in Vaticano 'segreti' da rivelare sul tema.
Continuare ad affermarlo e' del tutto ingiustificato, anche perche', lo si ribadisce ancora una volta, tutto il materiale pervenuto in Vaticano e' stato consegnato, a suo tempo, al pubblico ministero inquirente e alle autorita' di Polizia".
Lo afferma il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ricordando che "il Sisde, la Questura di Roma ed i Carabinieri ebbero accesso diretto alla famiglia Orlandi e alla documentazione utile alle indagini". "Se le Autorita' inquirenti italiane, nel quadro dell'inchiesta tuttora in corso, crederanno utile o necessario presentare nuove rogatorie alle Autorita' vaticane, possono farlo - assicura padre Lombardi - in qualunque momento, secondo la prassi abituale e troveranno, come sempre, la collaborazione appropriata".

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CASO ORLANDI: LOMBARDI,NESSUN OSTACOLO APERTURA TOMBA DE PEDIS

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 14 apr.

Il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ha confermato oggi la piena disponibilita' vaticana ad aprire e poi spostare altrove la bara di Enrico De Pedis, sepolto nella Basilica dell'Apollinare, una collocazione che, trattandosi di un pregiudicato, "ha continuato e continua a essere motivo di interrogativi e discussioni, anche a prescindere dal suo eventuale rapporto con la vicenda del sequestro Orlandi". "Da parte ecclesiastica - ha ricordato Lombardi - non si frappone nessun ostacolo a che la tomba sia ispezionata e che la salma sia tumulata altrove, perche' si ristabilisca la giusta serenita', rispondente alla natura di un ambiente sacro".

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ORLANDI: LOMBARDI, WOJTYLA E CASAROLI CONDIVISERO DRAMMA FAMIGLIA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 14 apr.

"Papa Giovanni Paolo II in persona si dimostro' particolarmente coinvolto dal tragico sequestro di Emanuela Orlandi, tanto che intervenne diverse volte (ben otto in meno di un anno!) pubblicamente con appelli per la liberazione di Emanuela, si reco' personalmente a visitare la famiglia, si interesso' perche' fosse garantito un posto di lavoro per il fratello Pietro". Queste circostanze sono state richiamate oggi dal portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, in una lunga dichiarazione sul caso. "A questo impegno personale del Papa e' naturale che corrispondesse l'impegno dei suoi collaboratori", ha affermato Lombardi sottolineando che anche "il cardinale Agostino Casaroli, Segretario di Stato e quindi primo collaboratore del Papa, segui' personalmente la vicenda, tanto che, com'e' noto, si mise a disposizione per i contatti con i rapitori con una linea telefonica particolare". Padre Lombardi suggerisce ora di prendere "spunto e ispirazione dall'intensa partecipazione personale di Giovanni Paolo II alla tragica vicenda della giovane e alla sofferenza della sua famiglia, rimasta finora nell'oscurita' sulla sorte di Emanuela". Non dimenticando che "questa sofferenza purtroppo si ravviva al sorgere di ogni nuova pista di spiegazione, finora senza esito". Ed evitando di "scaricare sul Vaticano colpe che non ha", prendendo piuttosto atto "della realta' terribile e spesso dimenticata che e' costituita dalla scomparsa delle persone, in particolare di quelle piu' giovani, e opporsi, da parte di tutti e con tutte le forze, ad ogni attivita' criminosa che ne sia causa".

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VATICANO: LOMBARDI, INGIUSTO DIRE CHE NON RISPONDE A ROGATORIE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 14 apr.

"E' prassi costante della Santa Sede di rispondere alle rogatorie internazionali". Lo ha dichiarato il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi intervenendo sul 'caso Orlandi'. Per padre Lombardi "e' ingiusto affermare il contrario come si e' fatto ancora recentemente a proposito di una rogatoria sullo Ior, che in realta' non e' mai stata trasmessa alla Segreteria di Stato, come confermato ufficialmente dalle competenti autorita' diplomatiche italiane".

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CASO ORLANDI: LOMBARDI, INFONDATE LE ACCUSE DI NON COLLABORAZIONE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 14 apr.

"Non e' fondato accusare il Vaticano di aver ricusato la collaborazione alle Autorita' italiane preposte alle indagini". Lo ha ribadito oggi il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, documentando tutte le risposte offerte in merito agli inquirenti italiani. "Non solo la Segreteria di Stato, ma anche il Governatorato furono impegnati nel fare tutto il possibile per contribuire ad affrontare la dolorosa situazione con la necessaria collaborazione con le Autorita' italiane inquirenti, a cui spettava evidentemente la competenza e la responsabilita' delle indagini, essendo il sequestro avvenuto in Italia", ha detto il portavoce citando quale testimone il cardinale Giovanni Battista Re, all'epoca assessore della Segreteria di Stato. "La piena disponibilita' alla collaborazione da parte delle personalita' vaticane che a quel tempo occupavano posizioni di responsabilita', risulta - ha spiegato Lombardi - da fatti e circostanze. Solo per fare un esempio, gli inquirenti (e soprattutto il Sisde) avevano avuto accesso al centralino vaticano per possibile ascolto di chiamate dei rapitori, e anche in seguito in alcune occasioni Autorita' vaticane ricorsero alla collaborazione con Autorita' italiane per smascherare ignobili forme di truffa da parte di presunti informatori".
Secondo padre Lombardi, "risponde percio' a pura verita' quanto affermato con nota verbale della Segreteria di Stato n. 187.168, del 4 marzo 1987, in risposta vaticana alla prima richiesta formale di informazioni presentata dalla magistratura italiana inquirente in data 13 novembre 1986". Tale documento ricostruisce che "le notizie relative al caso erano state trasmesse a suo tempo al pubblico ministero dottor Sica". "Si presume - dunque - che siano custodite presso i competenti uffici giudiziari italiani". Per padre Lombardi, "anche nella seconda fase dell'inchiesta - anni dopo - le tre rogatorie indirizzate alle Autorita' vaticane dagli inquirenti italiani (una nel 1994 e due nel 1995) trovarono risposta". Inoltre, "come domandato dagli inquirenti", sia Ercole Orlandi (papa' di Emanuela), che una lunga sfilza di personalita' vaticane, "resero ai giudici del Tribunale Vaticano le loro deposizioni sulle questioni poste dagli inquirenti e la documentazione venne inviata, per il tramite dell'Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede, alle Autorita' richiedenti". Ad essere interrogati, ha elencato padre Lombardi, furono il commendatore Camillo Cibin (allora comandante della Vigilanza vaticana), il cardinale Agostino Casaroli (gia' segretario di Stato), monsignor Eduardo Martinez Somalo (gia' sostituto della Segreteria di Stato), monsignor Giovanni Battista Re (allora assessore della Segreteria di Stato), monsignor Dino Monduzzi (allora prefetto della Casa Pontificia), monsignor Claudio Maria Celli (gia' Sottosegretario della Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato).
"I relativi fascicoli - ha rilevato in merito padre Lombardi - esistono tuttora e continuano a essere a disposizione degli inquirenti. E' anche da rilevare che all'epoca del sequestro di Emanuela, le Autorita' vaticane, in spirito di vera collaborazione, concessero agli inquirenti italiani ed al Sisde l'autorizzazione a tenere sotto controllo il telefono vaticano della famiglia Orlandi e ad accedere liberamente in Vaticano per recarsi presso l'abitazione degli stessi Orlandi, senza alcuna mediazione di funzionari vaticani".

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