martedì 24 aprile 2012

Il Papa ai vescovi tedeschi: Poiché devo pregare le preghiere liturgiche in diverse lingue, mi accorgo che tra le diverse traduzioni a volte è difficile trovare ciò che le accomuna e che il testo originale è spesso riconoscibile solo da lontano

Papa/ Scrive a vescovi tedeschi su disputa liturgia post-Concilio

Lunga lettera su traduzione di 'pro multis' in 'per tutti'

Città del Vaticano, 24 apr. (TMNews)

Il Papa ha inviato una lettera di cinque cartelle ai vescovi tedeschi per dirimere una annosa diatriba linguistica nata con la riforma liturgica voluta dal Concilio vaticano II e la connessa traduzione in lingue volgari dei Vangeli.
La missiva, firmata da Benedetto XVI il 14 aprile e diffusa oggi dalla Conferenza episcopale tedesca, si riferisce alla traduzione - teologicamente densa di implicazioni - delle parole pronunciate da Gesù nell'ultima cena. Il proprio sacrificio "pro multis", in latino, è stato tradotto in tedesco "fuer alle" (per tutti) e non, più letteralmente, "fuer viele" (per molti). In vista della prossima pubblicazione nel mondo germanofono della nuova traduzione dell'innario (Gotteslob), il Papa, da sempre molto attento alle questioni liturgiche e alla corretta interpretazione del Concilio vaticano II, sottolinea che questa traduzione "è un'interpretazione" coerente con i "principi che hanno guidato la traduzione in lingua moderne dei libri liturgici".
Per Ratzinger, però, oltre una "certa misura" la traduzione interpretativa non è giustificata per le Sacre Scritture e ha portato, in alcuni casi, a "banalizzazioni" che hanno significato "autentiche perdite". "Anche personalmente mi è divenuto sempre più chiaro che il principio della corrispondenza non letterale ma strutturale come linea-guida nella traduzione ha i suoi limiti", spiega il Papa, che sottolinea: "Poiché devo pregare le preghiere liturgiche in diverse lingue, mi accorgo che tra le diverse traduzioni a volte è difficile trovare ciò che le accomuna e che il testo originale è spesso riconoscibile solo da lontano".
Come è suo solito, nella lettera ai vescovi tedeschi Ratzinger anticipa le possibili obiezioni degli interlocutori: "Cristo non è morto per tutti? La Chiesa ha cambiato il suo insegnamento? E' capace di farlo e può farlo? Si tratta di una reazione che vuole distruggere l'eredità del Concilio?". La risposta è negativa. Richiamando l'istruzione vaticana 'Liturgiam authenticam' del 2001, il Papa spiega che la fedeltà dei testi liturgici contemporanei al "pro multis", per molti, dei Vangeli di Matteo e Marco (mentre nei racconti di Luca e Paolo Gesù si rivolge direttamente ai disepoli che il suo sacrificio è "per voi") rimanda alla fedeltà del linguaggio di Gesù al capitolo 53 del libro biblico di Isaia. E non è modificabile arbitrariamente.

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2 commenti:

Dante Pastorelli ha detto...

Ma chi l'ha voluta l'abolizione del latino? E la riforma liturgica che crea questi gravissimi problemi è davvero la riforma che voleva il concilio?

Anonimo ha detto...

No, non è la riforma che voleva il Concilio, questo ormai risulta chiaro. L'abbandono ubiquitario del latino, come l'introduzione di forme rituali invertite, o di aperture all'anarchismo liturgico, sono tutti elementi in contrasto con la volontà e l'intenzione dei padri conciliari.

Attraverso tutto questo la Chiesa è stata, e ancora è, destinataria di un assalto da parte delle forze portatrici di quello che il Papa ha definito il "contro-spirito" del Concilio, e Mons. Pozzo la "ideologia para-conciliare".

Però ormai è inutile continuare a piangere sul latte versato. Adoperiamoci per unirci all'opera restauratrice di Benedetto XVI, a gloria del Divin Redentore che ha versato il Suo Sangue "per molti", e non "per tutti"; facciamo tutto quanto ci spetta per essere annoverati tra i molti.