lunedì 30 aprile 2012

Cina, una Chiesa tra evangelizzazione e vescovi illegittimi (Gagliarducci)

Una Chiesa tra evangelizzazione e vescovi illegittimi

ANDREA GAGLIARDUCCI


Da una parte l'evangelizzazione, che ha bisogno di laici profondamente formati, di sacerdoti e religiosi che diano «luminosa testimonianza» evangelica e di «buoni vescovi» e «non può avvenire sacrificando elementi essenziali della fede e della disciplina cattolica». Dall'altra, la pretesa di «organismi» di «porsi al di sopra dei vescovi e di guidare la vita della comunità ecclesiale», dalle ordinazioni illegittime di vescovi e la prigionia di alcuni di loro, alla diminuzione delle vocazioni sacerdotali. È la fotografia della Chiesa di Cina fornita dal comunicato finale della Commissione per la Cina della Chiesa cattolica. 

Una fotografia in chiaroscuro.
È il 2011 l'anno cui guardare. Inizia con un discorso di Benedetto XVI al corpo diplomatico che - citando gli esempi di Cuba, Paese comunista con tre quarti di secolo di relazioni con la Santa Sede, e del Vietnam, che aveva accettato un rappresentante del Papa - aveva lasciato intendere la possibilità di una soluzione creativa per rinvigorire i rapporti diplomatici tra Cina e Santa Sede. Non una nunziatura apostolica, ma un rappresentante papale.
Ma a metà del 2011, il governo cinese ha proceduto a due ordinazioni illecite. È da ricordare che in Cina c'è una Chiesa ufficiale, l'Associazione patriottica, fedele al governo, e una clandestina, fedele al Papa. Da tempo, la prima si è arrogata il diritto di nominare vescovi senza il consenso papale. Perché in Cina il Papa è considerato un capo di Stato straniero, che nomina i suoi ministri sul territorio cinese. E nello Zhongguo, cioè il Paese di mezzo, ovvero il centro del mondo (così i cinesi chiamano la Cina), è da fine Ottocento che i missionari - arrivati a frotte dopo la guerra dell'oppio - sono identificati con i portatori degli interessi occidentali.
Da quando è arrivato Benedetto XVI, le ordinazioni illecite hanno avuto fluttuanti fortune, e per un periodo si era giunti ad ordinare vescovi con la doppia approvazione della Santa Sede e del governo cinese. Era il momento in cui si era pensato alla soluzione creativa per la diplomazia. Ma sempre in quell'anno, a giugno e luglio il governo cinese ha proceduto con altre due ordinazioni illecite. La Santa Sede ha risposto scomunicando i vescovi che erano stati illecitamente ordinati. E i rapporti sono diventati più tesi. E questo nonostante la Santa Sede sia uno dei pochi Stati che si sia pronunciata sempre più a favore di una politica internazionale multilaterale. Vale a dire, includendo anche la Cina. Che ora fa parte del G20, ma che non è riuscita ad entrare nelle casseforti della finanza mondiale.




© Copyright La Sicilia, 28 aprile 2012

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