lunedì 16 aprile 2012

Auguri al Papa dai giovani della diocesi di Arezzo, meta della sua prossima visita pastorale

Auguri al Papa dai giovani della diocesi di Arezzo, meta della sua prossima visita pastorale

Auguri a Papa Benedetto XVI giungono anche dalla diocesi di Arezzo dove il Papa si recherà in visita il prossimo 13 maggio. Di oggi la notizia che ad accoglierlo nella città toscana ci sarà il premier italiano Monti. Tante le iniziative di preparazione organizzate dalla Chiesa locale in vista di questo importante appuntamento: mercoledì, l’arcivescovo Riccardo Fontana concluderà la serie di catechesi giovanili sul tema “In cammino con Pietro. Verso l’incontro col Papa”. Al microfono di Paolo Ondarza, don Danilo Costantino, responsabile della pastorale giovanile della diocesi di Arezzo, Cortona, San Sepolcro:

R. - Da sacerdote giovane devo dire sinceramente che il nostro Papa ha sempre avuto un’attenzione particolare verso di noi, e quindi mi sento di rivolgergli l’augurio che possa continuare ancora ad essere punto di riferimento per le menti di tanti giovani che hanno bisogno di riprendere una dimensione interiore soprannaturale, come ci dice sempre anche il nostro arcivescovo.

D. - Tanti giovani, ma non solo, tanti fedeli della diocesi di Arezzo, si preparano ad accogliere Benedetto XVI tra meno di un mese...

R. - Dal giorno in cui abbiamo saputo che sarebbe venuto qui, c’è una grande attesa, ma anche una consapevolezza che Pietro viene a trovare ognuno di noi. I cristiani si devono sentire parte di una comunità molto più grande. E quindi è stata proprio l’idea di attendere, sapendo che non è solo un evento, ma è anche una verifica, un incontro e un punto di ripartenza, con la consapevolezza che c’è comunque una Chiesa che non è soltanto quella legata alle nostra diocesi Arezzo-Cortona-San Sepolcro, ma c’è una Chiesa universale. Tante volte i giovani fanno fatica a vivere questo.

D. - Gli incontri preparatori rivolti ai giovani, l’ultimo sarà il prossimo 18 aprile, sono stati tutti incentrati sulla figura di Pietro attraverso alcuni episodi che ce lo raccontano nel Vangelo...

R. - Abbiamo cercato un po’ di comprendere chi è Pietro. Colui che è stato chiamato, colui che ha anche rinnegato Gesù. Una dimensione, quest’ultima, che tante volte ci appartiene. Come lui noi non siamo perfetti; quindi nella vita di Pietro accanto a Gesù possiamo rivedere anche noi stessi. Poi abbiamo analizzato l’episodio dell’investitura da parte di Gesù, il mandato che Pietro riceve: ci siamo interrogati sulla nostra vocazione. Siamo tutti chiamati a ripartire da dove Gesù ci incontra. E poi sicuramente c’è da approfondire la dimensione della comunità, della Chiesa, guidata da Pietro. Noi siamo chiamati ad essere testimoni nel mondo, e Pietro sicuramente è colui che ci guida con una forza particolare, quella che addirittura lo porterà a donare la vita per il Signore.

D. - A livello pratico, logistico, a che punto siete con la preparazione?

R. - Le iscrizioni, per quanto riguarda i giovani, sono già veramente tante. Sappiamo che ne stanno arrivando tantissime altre. La diocesi si è mossa soprattutto, come si era detto, con una preparazione spirituale. Ormai da qualche mese, il nostro arcivescovo ha voluto soprattutto partire dal sensibilizzare le parrocchie a non aver paura di trovare il posto per tutti i pellegrini, a non aver paura di far vedere al mondo chi siamo, che siamo cristiani. C’è poi da dire che c’è un qualcosa che non si può programmare: parlo di ciò che credo, giorno dopo giorno, con l’avvicinarsi della visita del Papa, aumenterà: l’intensità dell’attesa dell’incontro. Quindi, se a livello tecnico tutte le cose sono sistemate, resta quella dimensione che vivremo sicuramente due o tre giorni prima dell’evento. Noi vogliamo, come giovani, prepararci al meglio: il 12 maggio sera - la notte prima dell’incontro con il Papa - faremo una veglia di preghiera proprio sulla figura di Pietro che vedrà i giovani pregare insieme, e poi stare insieme nell’attesa dell’alba.

D. - Il suo auspicio per questa importante visita...

R. - Che ognuno scopra la propria vocazione. Se non creiamo occasioni di salvezza molto probabilmente tutto il nostro agire non avrà valore. Se invece creiamo occasioni in cui i ragazzi, le famiglie, gli anziani, i malati, ogni persona che organizza, saprà veramente cogliere questa occasione di salvezza, allora sarà molto più che un incontro semplice, molto più che una giornata. (bi)

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