mercoledì 1 febbraio 2012

Quel sì che libera. All’udienza generale Benedetto XVI parla della preghiera di Gesù nel Getsemani (O.R.)

All’udienza generale Benedetto XVI parla della preghiera di Gesù nel Getsemani

Quel sì che libera
Non sempre davanti al male che ci angoscia è facile affidarsi alla volontà di Dio


Come Cristo nel Giardino degli Ulivi «anche noi, dobbiamo essere capaci di portare davanti a Dio le nostre fatiche, la sofferenza di certe situazioni, di certe giornate, l’impegno quotidiano di seguirlo e anche il peso del male che vediamo in noi e attorno a noi».
È questo per Benedetto XVI l’insegnamento sempre attuale della preghiera di Gesù nel Getsemani.
Proponendo questo insegnamento ai fedeli presenti nell’Aula Paolo VI mercoledì 1° febbraio, per l’appuntamento settimanale dell’udienza generale, il Papa ha sottolineato che «la volontà umana trova la sua piena realizzazione nell’abbandono totale» a Dio. E ha citato in proposito san Massimo il Confessore, per il quale «dal momento della creazione dell’uomo e della donna, la volontà umana è orientata a quella divina ed è proprio nel “sì” a Dio che la volontà umana è pienamente libera e trova la sua realizzazione». E se a causa del peccato, questo «sì» a Dio si è trasformato in opposizione, Gesù al Monte degli Ulivi ha riportato la volontà umana verso il «sì» pieno al disegno divino. In pratica, «Gesù ci dice che solo nel conformare la sua volontà a quella divina, l’essere umano arriva alla sua vera altezza, diventa “divino”; solo uscendo da sé, solo nel “sì” a Dio, si realizza il desiderio di Adamo, quello di essere completamente liberi». Perché Gesù nel Getsemani trasferisce la volontà umana in quella divina, facendo rinascere il vero uomo.
Nella sua catechesi il Pontefice ha anche ricordato come nella preghiera del Padre nostro i cristiani ripetono al Signore: «Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra», riconoscendo che «c’è una volontà di Dio con noi e per noi, una sua volontà sulla nostra vita». E questa volontà — ha affermato il Papa — «deve diventare ogni giorno di più il riferimento del nostro volere e del nostro essere». Allo stesso modo — ha proseguito — riconosciamo «che la “terra” diventa “cielo”, luogo della presenza dell’amore, della bontà, della verità, della bellezza divina, solo se in essa viene fatta la volontà di Dio». Proprio come è accaduto nella preghiera di Gesù al Padre, in quella notte del Getsemani, quando «la “terra” è diventata “cielo”; la “terra” della sua volontà umana, scossa dalla paura e dall’angoscia, è stata assunta dalla sua volontà divina, così che la volontà di Dio si è compiuta sulla terra». E questo — ha evidenziato Benedetto XVI attualizzando il discorso — «è importante anche nella nostra preghiera», nella quale «dobbiamo imparare ad affidarci di più alla Provvidenza divina, chiedere a Dio la forza di uscire da noi stessi per rinnovargli il nostro “sì”». Si tratta, inoltre, di una preghiera che va fatta quotidianamente, poiché «non sempre è facile affidarci alla volontà di Dio, ripetere il “sì” di Gesù, il “sì” di Maria». Da qui l’invito conclusivo a chiedere nella preghiera di poter «seguire la volontà di Dio ogni giorno anche se parla di Croce, di vivere un’intimità sempre più grande con il Signore, per portare in questa “terra” un po’ del “cielo” di Dio».

(©L'Osservatore Romano 2 febbraio 2012)

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