giovedì 2 febbraio 2012

Padre Amorth: "Ogni volta che faccio un esorcismo entro in battaglia". Estratto del secondo capitolo de "L'ultimo esorcista"

"L'ULTIMO ESORCISTA". LO STRAORDINARIO LIBRO DI PAOLO RODARI E PADRE AMORTH: LO SPECIALE DEL BLOG

Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo il seguente stralcio:

Capitolo II

«CORAGGIO, TOCCA A TE»

LA MIA PRIMA VOLTA CONTRO SATANA

Ogni volta che faccio un esorcismo entro in battaglia.
Prima di entrarvi indosso una corazza. Una stola viola i cui lembi sono più lunghi di quelli che solitamente indossano i preti quando dicono messa. La stola spesso la avvolgo attorno alle spalle del posseduto.
È efficace, serve a tranquillizzare i posseduti quando, durante l’esorcismo, vanno in trance, sbavano, urlano, acquisiscono una forza sovrumana e attaccano.
Quindi porto con me il libro in latino con le formule di esorcismo. Dell’acqua benedetta che a volte spruzzo sull’indemoniato. E un crocifisso con incastonata dentro la medaglia di san Benedetto. È una medaglia particolare, molto temuta da Satana.
La battaglia dura ore. E non si conclude quasi mai con la liberazione.
Per liberare un posseduto ci vogliono anni. Tanti anni.
Satana è difficile da sconfiggere.
Spesso si nasconde. Si cela. Cerca di non farsi trovare. L’esorcista deve stanarlo. Deve obbligarlo a rivelargli il suo nome. E poi, nel nome di Cristo, deve obbligarlo a uscire.
Satana si difende con tutti i mezzi. L’esorcista si fa aiutare da dei collaboratori incaricati di tenere fermo il posseduto. Nessuno di questi può parlare col posseduto. Se lo facessero, Satana ne approfitterebbe per attaccarli. L’unico che può parlare col posseduto è l’esorcista. Questi non dialoga con Satana. Semplicemente gli rivolge degli ordini. Se dialogasse con lui, Satana lo confonderebbe fino a sconfiggerlo.
Oggi faccio esorcismi su cinque o sei persone al giorno. Fino a qualche mese fa ne facevo molti di più, anche dieci o dodici. Esorcizzo sempre, anche di domenica.
Anche a Natale. Tant’è che un giorno padre Candido mi disse: «Devi prenderti dei giorni di riposo.
Non puoi esorcizzare sempre».
«Ma io non sono come te» risposi. «Tu hai un dono che io non ho. Solo ricevendo una persona per qualche minuto sai dire se è posseduta o meno. Io non ho questo dono. Prima di capire devo ricevere ed esorcizzare.»
Col passare degli anni ho acquisito molta esperienza.
Ma ciò non signifi ca che “il gioco” sia più facile. Ogni esorcismo è un caso a sé stante. Le difficoltà che incontro oggi sono le medesime che incontrai la prima volta quando, dopo mesi di prove da solo in casa, padre Candido mi disse: «Coraggio, oggi tocca a te. Oggi entri in battaglia».
«Sei proprio sicuro che sono pronto?»
«Nessuno è mai pronto per questo genere di cose.
Ma tu sei suffi cientemente preparato per cominciare.
Ricordati. Ogni battaglia ha i suoi rischi. Tu dovrai correrli uno per uno.»
L’Antonianum è un grande complesso situato a Roma in via Merulana, poco distante da piazza San
Giovanni in Laterano. Lì, in una stanza poco accessibile ai più, faccio il mio primo grosso esorcismo. È il 21 febbraio 1987. Un frate francescano di origine croata, padre Massimiliano, ha chiesto aiuto a padre Candido per il caso di un contadino dell’agro romano che, secondo il suo parere, ha bisogno di essere esorcizzato.
Padre Candido gli dice: «Non ho tempo. Ti mando padre Amorth».
Entro nella stanza dell’Antonianum da solo. Sono arrivato con qualche minuto d’anticipo. Non so cosa aspettarmi. Ho fatto tanta pratica. Ho studiato tutto quello che c’è da studiare. Ma operare sul campo è un’altra cosa. So poco della persona che devo esorcizzare.
Padre Candido è stato piuttosto vago.

...

Stralcio da "L’ultimo esorcista. La mia battaglia contro Satana", Piemme 2012 (Pag. 31-33)

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