sabato 4 febbraio 2012

Mons. Fellay: continuiamo a bussare alla porta (Izzo)

LEFEBVRIANI: MONSIGNOR FELLAY, CONTINUIAMO A BUSSARE ALLA PORTA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 4 feb.

Nel dialogo in corso con la Santa Sede, la Fraternita' San Pio X non ha alcuna intenzione di "chiudere la porta".
"Al contrario - afferma il superiore generale, monsignor Bernard Fellay - e' nostro dovere andare continuamente li', bussare alla porta, e non chiedere se possiamo entrare (perche' vi siamo gia' dentro), ma pregare perche' si convertano, perche; possono cambiare atteggiamento verso di noi e tornare a cio' che ci fa Chiesa". Il capo dei lefebvriani sottolinea anche che "quando si vede l'attuale Papa affermare che ci deve essere continuita' nella Chiesa, noi diciamo: naturalmente".
"Questo - precisa - cio' che abbiamo detto in ogni momento. Quando si parla di tradizione, e' proprio questo il significato. Si dice, ci deve essere Tradizione, ci deve essere continuita'. Quindi vi e' continuita'. Ci viene detto quindi, il Vaticano II e' stato fatto dalla Chiesa, la Chiesa deve essere un continuo, percio' il Vaticano II e' Tradizix0one". Sono questi i passaggi centrali dell'omelia di monsignor Fellay nel seminario di Winona per la festa della Candelora, della quale sono stati diffusi da alcune fonti solo alcuni estratti che in qualche modo sembravano preannunciare una rottura del dialogo tra la Fraternita' fondata da monsignor Marcel Lefebvre e Roma. Monsignor Fellay non dice "non firmeremo mai un accordo".
Secondo il sito "Fides et Forma", che ne pubblica invece la traduzione integrale, l'omelia "dice al contrario che la Fraternita' e' disposta a firmare la professione di fede e il giuramento di fedelta' al Pontefice, ma non un giuramento di fedelta' alla dottrina sull'ecumenismo e sulla liberta' religiosa", il che peraltro non e' richiesto a nessun battezzato.
"Non siamo un gruppo indipendente anche se stiamo 'lottando' con Roma - afferma il vescovo Fellay - siamo ancora, per cosi' dire, con Roma. Stiamo lottando con Roma, oppure, se volete, contro Roma, e al tempo stesso siamo con Roma. E noi affermiamo e noi continuiamo a dire che siamo cattolici.
Noi vogliamo rimanere cattolici".
"Molte volte - continua Fellay - ho detto a Roma: 'tentate di buttarci fuori'. E vediamo che forse sarebbe molto piu' facile per noi restare fuori... Avremmo tanti altri vantaggi. Saremmo trattati molto meglio. Guardate i protestanti, come si aprono le chiese per loro, mentre per noi - ironizza il presule - si chiudono. E noi diciamo, non fa niente.
Facciamo le cose di fronte a Dio. Soffriamo dalla Chiesa, perfetto. Non ci piace, naturalmente. Ma dobbiamo stare li' nella verita'. E dobbiamo ribadire che noi apparteniamo alla Chiesa. Siamo cattolici. Noi vogliamo essere e vogliamo rimanere cattolici".
Nella sua omelia, il superiore generale sostiene inoltre che la Fraternita' recita "lo stesso credo della Chiesa cattolica, in modo da accettare che ci sia un Papa, accettare che ci sia una gerarchia".
E se "a molti livelli" dice dei "no" questo non accade, spiega il presule, "perche' non ci piaccia, ma perche' la Chiesa ha gia' parlato di queste questioni. Anche molte di queste cose le ha condannate". "E cosi' - chiarisce - nelle nostre discussioni con Roma siamo stati bloccati li': il problema chiave nelle nostre discussioni con Roma e' stato davvero il Magistero, l'insegnamento della Chiesa".
In merito alle discussioni portate avanti per un paio d'anni in Vaticano, su richiesta di Benedetto XVI che ha sfidato molte critiche per questa sua apertura, monsignor Fellay rivela che per la sua pretesa di distinguere tra Tradizione e Concilio Vaticano II, i rappresentanti della Fraternita' hanno sentito definirsi "protestanti".
"E noi - sono ancora le parole del successore di Lefebvre - rispondiamo: 'siete modernisti. Pretendete che l'insegnamento di oggi possa essere diverso dall'insegnamento di ieri. Noi diciamo, quando ci atteniamo a cio' che la Chiesa ha insegnato ieri, per necessita' dobbiamo aderire all'insegnamento della Chiesa oggi" in quanto "la verita' non e' legata al tempo".
"Al termine dei dialoghi - conferma monsignor Fellay - arriva l'invito da Roma" con "una proposta di una sistemazione canonica" che si potrebbe considerare "come un'ottima soluzione" perche' "sono soddisfatte tutte le nostre esigenze sul piano pratico".
Ma "dovete accettare accettare il fatto che per i punti che fanno difficolta' in merito al Concilio, punti che sono ambigui, dove c'e' un conflitto, questi punti, come l'ecumenismo, come la liberta' religiosa, questi punti devono essere intesi in coerenza con l'insegnamento perenne della Chiesa. Quindi, se c'e' qualcosa di ambiguo nel Concilio, e' necessario intenderlo come la Chiesa lo ha sempre insegnato, nel corso dei secoli".
E "si deve rifiutare tutto cio' che e' contrario a questo insegnamento tradizionale della Chiesa". "Beh -osserva il capo dei lefebvriani - questo e' cio' che abbiamo sempre detto. Il problema e' che in questo testo danno due esempi di cosa e come dobbiamo capire questi principi".
"Questi due esempi che ci forniscono - rivela - sono l'ecumenismo e la liberta' religiosa, come sono descritti nel nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica, che sono esattamente i punti per i quali critichiamo il Concilio". Ed e' a questo punto che stanno le trattative.
Ora, si domanda Fellay, cosa accadra'?
"Per noi - risponde - e' chiarissimo: dobbiamo sempre sostenere la verita', professare la fede. Noi non faremo marcia indietro, qualunque cosa accada. C'e' qualche minaccia adesso da parte di Roma, certo. Si vedra'". "Dio - conclude il vescovo - sa come dirigere la sua Chiesa attraverso queste prove".

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5 commenti:

Anonimo ha detto...

http://rorate-caeli.blogspot.com/2012/02/bishop-fellay-to-rome-we-are-ready.html

Ben ha detto...

Mi sembra giusto che Mons. Fellay dica "pregare perchè si convertano...". Infatti la fraternità ci tiene molto alla preghiera "Oremus et pro perfidis Judaeis..." che si recita il Venerdì Santo. E allora anche noi pregheremo per loro, "pro perfidis Lefebvrianis...", perchè vedano la luce e si convertano e obbediscano al Papa...

Anonimo ha detto...

No, caro Ben, il "perfidis" lo ha eliminato il Beato Giovanni XXIII , ed è al Missale edito sotto il pontificato di quest'ultimo, nel '62 (quindi senza quell'aggettivo nella preghiera del Venerdì santo), che la Fraternità (a differenza di gruppi e gruppuscoli sedevacantisti) si attiene rigorosamente.

Ben ha detto...

Beh, allora un punto a favore dei Levebvriani. Pregheremo lo stesso per loro, ma senza "perfidis"...
Nello spirito ecumenico di Assisi (ma si potrà?)

Anonimo ha detto...

Ben(e) . Faccia un pò come le pare ben(e).