mercoledì 22 febbraio 2012

Il Papa: la consapevolezza di dover morire non spinga alla disperazione. Mettiamo la cenere sul capo ma non vestiamo più di stracci (Izzo)

PAPA: CONSAPEVOLEZZA DI DOVER MORIRE NON SPINGA A DISPERAZIONE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 22 feb.

Il gesto di ricevere le ceneri sul capo all’inizio della Quaresima rappresenta "un invito alla
penitenza, all’umilta’, ad avere presente la propria condizione mortale, ma non per finire nella disperazione, bensi’ per accogliere, proprio in questa nostra mortalita’, l’impensabile vicinanza di Dio, che, oltre la morte, apre il passaggio alla risurrezione, al paradiso finalmente ritrovato".
Lo ha detto Papa Ratzinger nell’omelia pronunciata questa sera nella Basilica di Santa Sabina dove e’ giunto su un auto elettrica da golf modificata, con la quale ha partecipato questa sera alla tradizionale processione penitenziale sull’Aventino.
Benedetto XVI - che ha ricevuto le ceneri come un semplice fedele, dalle mani del cardinale Jozef Tomko, prefetto emerito della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli - ha
ricordato come la speranza cristiana poggi sulla promessa fatta da "quel Dio che scaccio’ i progenitori dall’Eden" ed "ha mandato il proprio Figlio nella nostra terra devastata dal peccato, non lo ha risparmiato, affinche’ noi, figli prodighi, possiamo ritornare, pentiti e redenti dalla sua misericordia, nella nostra vera patria".
"Cosi’ sia - ha invocato il Papateologo - per ciascuno di noi, per tutti i credenti, per ogni uomo che umilmente si riconosce bisognoso di salvezza".
Nella riflessione sul mistero della morte proposta ai fedeli, il Papa ha ricordato che "l’intenzione di Dio e’ sempre benefica", ma questo non esclude la punizione perche’ il Signore "rispetta la liberta’ dell’uomo e le sue conseguenze, anche negative".
Mentre per la salvezza i "meriti dell’anima", sono "necessari" ma non "fondamentali" come i meriti di Cristo. A salvarci, per il Pontefice, e’ "l’efficacia del suo Mistero pasquale". Infatti, "la possibilita’ per noi del perdono divino dipende essenzialmente dal fatto che Dio
stesso, nella persona del suo Figlio, ha voluto condividere la nostra condizione, ma non la corruzione del peccato".
In proposito, Benedetto XVI ha sottolineato come "nel racconto della Genesi il simbolo della polvere subisca una trasformazione negativa a causa del peccato". "Mentre prima della caduta - ha osservato - il suolo e’ una potenzialita’ totalmente buona, capace, per l’opera di Dio, di germinare ’ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare’, dopo la caduta e la conseguente maledizione divina esso produrra’ ’spine e cardi’ e solo in cambio di ’dolore’ e
’sudore’ concedera’ all’uomo i suoi frutti".
Dunque, se "la polvere della terra non richiama piu’ il gesto creatore di Dio, tutto aperto alla vita, ma diventa segno di un inesorabile destino di morte, nel caso della cenere si tratta invece di un segno non sacramentale, ma pur sempre legato alla preghiera e alla santificazione del Popolo cristiano".

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PAPA: METTIAMO LA CENERE SUL CAPO MA NON PIU' VESTIAMO STRACCI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 22 feb.

"Anticamente, nella cultura ebraica, l’uso di cospargersi il capo di cenere come segno di penitenza era comune, abbinato spesso al vestirsi di sacco o di stracci.
Per noi cristiani, invece, vi e’ quest’unico momento, che ha peraltro una notevole rilevanza rituale e spirituale".
Lo ha ricordato Benedetto XVI nell’omelia della messa celebrata questa sera nella Basilica di Santa Sabina all’Aventino, nella quale ha ricevuto egli stesso - come un semplice fedele - le
ceneri dalle mani del cardinale Jozef Tomko, prefetto emerito della Congregazione dell’Evangelizzazione dei popoli e titolare della chiesa domenicana.
Un gesto sul quale si e’ soffermato a lungo il Papa teologo rilevando che "il segno liturgico della cenere e’ un segno materiale, un elemento della natura, che diventa nella Liturgia un simbolo sacro, molto importante in questa giornata che da’ inizio all’itinerario quaresimale".
"Anzitutto - ha ricordato Papa Ratzinger - la cenere e’ uno di quei segni materiali che portano il cosmo all’interno della Liturgia.
I principali sono evidentemente quelli dei Sacramenti: l’acqua, l’olio, il pane e il vino, che diventano vera e propria materia sacramentale, strumento attraverso cui si comunica la grazia di Cristo che giunge fino a noi". Ed inoltre "il segno della cenere ci riporta al grande
affresco della creazione, in cui si dice che l’essere umano e’ una singolare unita’ di materia e di soffio divino, attraverso l’immagine della polvere del suolo plasmata da Dio e animata dal respiro insufflato nelle narici della nuova creatura".

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