venerdì 10 febbraio 2012

Il Papa: Gesù è presente oggi come in ogni tempo. Card. Scola: Gesù è nostro contemporaneo perchè ora vive con noi. Card. Bagnasco: la Chiesa senza Cristo è struttura di potere (Izzo)

PAPA: GESU' E' PRESENTE OGGI COME IN OGNI TEMPO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 9 feb.

"Gesu' e' entrato per sempre nella storia dell'uomo, e continua a vivere con la sua bellezza e potenza in quel corpo che e' la Chiesa".
Lo scrive il Papa nel messaggio letto oggi pomeriggio in apertura del simposio internazionale "Gesu' nostro contemporaneo" promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana. Per questo motivo, spiega Benedetto XVI, la Chiesa e' "contemporanea, capace di abbracciare tutti gli uomini in tutte le epoche, al fine di continuare l'opera di Gesu' nella storia". "La contemporaneita' di Gesu' - ricorda il messaggio - si rivela in modo speciale nell'Eucaristia, in cui e' presente la passione, la morte e la Risurrezione".

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SCOLA: GESU' E' NOSTRO CONTEMPORANEO PERCHE' ORA VIVE CON NOI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 9 feb.

"Affermare Gesu' risorto e' affermare Gesu' contemporaneo, e giustificare il suo stare qui e ora".
Il cardinale Angelo Scola, grande teologo e arcivescovo di Milano, ha spiegato cosi' il tema del simposio "Gesu' nostro contemporaneo" che si e' aperto questo pomeriggio a Roma, organizzato dal Comitato per il Progetto Culturale della Cei.
"Se le certezze su Gesu' vissuto nel primo secolo in Palestina sono affidate solo al metodo storico-critico, a cosa serve la fede?", si e' chiesto provocatoriamente l'arcivescovo di Milano denunciando con cio' l'insufficienza del metodo piu' seguito dall'esegesi di oggi. E un cardinale biblista, il capo del dicastero vaticano per la cultura, Gianfranco Ravasi, non ha potuto che convenire con lui, quando dopo aver ricordato la centralita' del "corpo di Cristo" nel racconto evangelico, e' passato al tema del "corpo mistico" e infine a quello dell'Eucaristia, che sono verita' squisitamente cattoliche. Anche se - nell'ottica del Concilio Vaticano II - non vengono lette come escludenti altre confessioni.
"Paura, sospetto, sfiducia non sono questioni semplici da superare", ha confidato da parte sua il rabbino David Rosen, direttore del Dipartimento per gli affari Interreligiosi dell'American Jewish Committee, che ha sottolineato l'importanza dell'impegno interreligioso "perche' solo conoscendosi si possono superare gli ostacoli". Il rabbino ha affermato che nel rapporto tra cristiani ed ebrei pesa la storia ed "e' ancora presto per utilizzare il nome di Gesu' in maniera costruttiva: ci vorra' del tempo, il tempo dell'amore, per arrivare a una guarigione" e vedere in Gesu' "il nome dell'amore".
Guardando alla Citta' Santa, Rosen ha evidenziato come la "pace di Gerusalemme" sia "capacita' di essere uniti, elevandoci al di sopra delle nostre differenze".
"Dal punto di vista documentario, nessun ebreo nella storia ha suscitato tanto interesse quanto Gesu'", ha ricordato da parte sua il professor Romano Penna, biblista, parlando oggi alla conversazione su "Gesu' e la Gerusalemme di ieri e di oggi", all'interno del convegno internazionale su "Gesu' nostro contemporaneo". Ancora, "tra le decine di migliaia di crocifissi dell'antichita' nessuno ha suscitato interesse sulla condanna e la pena come Gesu'". Il biblista ha raccontato del rapporto tra Gesu' e Gerusalemme cosi' come e' presentato nei quattro Vangeli: emerge che "Gesu' non amava le grandi citta'" e la sua e' stata "una vita di nascondimento".
Il giornalista Paolo Mieli, infine, ha espresso apprezzamento verso i pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI perche', ha detto, hanno "fatto fare un salto di qualita' di ampie proporzioni" nel rapporto tra le religioni. "La tolleranza - ha affermato Mieli - non e' sufficiente, un nuovo spirito di fraternita' deve nascere dalla comprensione del sentimento religioso e dal trovare punti in comune". E merito di papa Ratzinger e' "far vivere la religione cattolica in un contesto di non sopraffazione, esortando alla vitalita' delle religioni". Guardando alla Terra Santa, "Gerusalemme - ha ricordato - e' il luogo dove piu' alto e' il confronto", ma c'e' da essere ottimisti perche' il rapporto tra religioni "regge" nonostante un "tempo di crisi cosi' feroci".

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BAGNASCO: CHIESA SENZA CRISTO E' SOLO STRUTTURA DI POTERE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 9 feb.

"Una Chiesa senza Cristo si riduce a struttura solo umana e in quanto tale struttura di potere". Sono parole molto dure quelle pronunciate dal cardinale Angelo Bagnasco oggi pomeriggio, in apertura del simposio "Gesu' nostro contemporaneo".
"Separare Cristo dalla sua Chiesa - ha detto - e' operazione che conduce alla falsificazione sia dell'uno che dell'altra". In sostanza, anche se negli anni scorsi era una posizione che sembrava diffondersi molto, per il presidente della Cei non si puo' essere cristiani e non credere nella Chiesa, che pur essendo peccatrice e - dunque - da riformare, da Cristo e' stata voluta. Ma - d'altra parte - se non c'e' la fede in Cristo la Chiesa non ha valore.
"Cristo senza la Chiesa - ha spiegato - e' una realta' facilmente manipolabile e presto deformata a seconda dei gusti personali" e la Chiesa senza la fede in Cristo rappresenta un tradimento. Per Bagnasco, come appare evidente, "il riduzionismo mediatico coglie ben poco dell'aspetto misterico della Chiesa, della sua configurazione comunitaria-spirituale e della sua volonta' di conformazione a Cristo, ne fa spesso una lettura esclusivamente 'politica' e quindi univoca e parziale. Forse, soprattutto le giovani generazioni faticano a cogliere la Chiesa come istituzione non solo umana".
Un fallimento che il presidente della Cei non intende nascondere e sul quale, anzi, invita a interrogarsi sulla scorta delle parole pronunciate da Benedetto XVI a Madrid dove, rivolgendosi a due milioni di ragazzi radunati in occasione della XXV Giornata Mondiale della Gioventu', ha riaffermato sia che "la Chiesa non e' una semplice istituzione umana, come qualsiasi altra", ma anche che "una conversione a Cristo che non fosse al contempo ingresso o inserimento piu' profondo nella sua Chiesa, mancherebbe del suo esito decisivo".
"Certo - ha ammesso Bagnasco - anche la Chiesa puo' essere ferita dalla realta' del peccato, poiche' nel suo seno raccoglie santi e peccatori. Lo scandalo, le infedelta', le fragilita' dei singoli sono sempre possibili, anche se va detto che il peccato e la santita' si possono attribuire alla Chiesa solo a titolo diverso".
Infatti, in una visione di fede "il peccato non puo' mai avere legittimamente come causa la Chiesa, anzi e' quanto piu' la contrasta e deforma".
"Nel suo continuo convertirsi a Cristo, la Chiesa santa e insieme sempre bisognosa di purificazione tende con tutte le sue forze a farsi trasparenza di Cristo luce delle genti", ha osservato il cardinale sottolineando che "e' questa, non altra, la strada che Benedetto XVI invita a percorrere, sapendo che la Chiesa nella sua umilta' perpetua in se' l'incarnazione del Verbo di Dio, ne garantisce la presenza in mezzo a noi, e ne irradia l'amore per gli uomini". L'appello "dolce ed insistente alla riforma" lanciato a piu' riprese dal Papa, ha concluso Bagnasco, "sta tutto qui, perche' il volto della Chiesa diventi trasparente al volto di Cristo, il quale a sua volta e' la definitiva rivelazione dell'amore di Dio per ogni uomo, grazie al dono dello Spirito".

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