giovedì 9 febbraio 2012

Essere solidali, sfida nella crisi: commento del Forum delle famiglie al Messaggio quaresimale del Papa

Essere solidali, sfida nella crisi: commento del Forum delle famiglie al Messaggio quaresimale del Papa

“Riflettere sul cuore della vita cristiana: la carità”.
Il Papa ci invita nel Messaggio di Quaresima a cogliere questa opportunità vincendo “l’indifferenza, il disinteresse, che nascono – sottolinea – dall’egoismo mascherato da una parvenza di rispetto per la sfera privata” delle persone. Come si traduce questo invito nella vita delle famiglie colpite oggi da una crisi economica che avvilisce? Roberta Gisotti ha intervistato il presidente del Forum delle associazioni familiari, Francesco Belletti:


R. – Le parole del Santo Padre sono molto chiare anche nel mettere in contrapposizione una prevalenza del consumismo rispetto ai valori veri. Il tempo della Quaresima viene proposto come l’occasione per riscoprire la connessione fraterna, la dimensione comunitaria, ed è una grande occasione di conversione, anche nelle difficoltà. Quindi, stare meno attenti alle cose e più alle relazioni tra le persone, che sono il volto di Dio che ci viene donato.

D. – Ammonisce Benedetto XVI nel suo messaggio: “Una società come quella attuale può diventare sorda sia alle sofferenze fisiche sia alle esigenze spirituali e morali della vita”. Forse, è proprio ripartendo dai valori etici che si può affrontare la crisi economica. Che dire, ad esempio, di fronte a casi di suicidio in molti Paesi europei, attribuiti a mancanza di lavoro e di soldi?

R. – La prima indicazione che ci dà il messaggio per la Quaresima è guardare l’altro, non lasciarlo da solo, non restare estranei alla sofferenza di tutti. Queste scelte disperate sono la resa di qualcuno che si è trovato da solo, senza speranza. Allora, il richiamo a fede, speranza e carità non è formale nel Messaggio, è l’idea che a tutti è dato di stare vicino all’altro, farsi prossimo alle persone dentro a una compagnia che arriva anche ad essere connessione fraterna. Quindi, ci si può forse anche correggere all'interno di questa esperienza, ma a patto che nessuno sia solo. Questo è il mandato più forte nell’esperienza familiare e soprattutto nella società.

D. – “Il bene esiste e vince”, scrive il Papa nel Messaggio. Come trasmettere questa forza ai giovani, che per lo più invece vengono spaventati sul loro futuro?

R. – Questa è la sfida più grande delle parole del Papa: è una domanda a ciascuno di noi, su quanto siamo capaci di testimoniare, non di raccontare, che l’esperienza cristiana consente di vivere bene e attraversare anche le difficoltà avendo comunque una gioia di fondo, nonostante le fatiche. E a questo il Papa chiama tutta la comunità cristiana: a testimoniare la forza del bene attraverso il nostro sguardo, le nostre opere e la nostra capacità di stare vicino a tutti, soprattutto a chi soffre.

D. – Dal suo osservatorio, non vede le famiglie sempre troppo preoccupate di mantenere il proprio tenore di vita, di esasperare in qualche modo il dato economico?

R. – Io credo che questa sia una fragilità possibile, però vedo piuttosto una realtà contraria: ci sono famiglie che resistono strenuamente in una solidarietà interna, nella cura delle persone fragili, nel sostenere i giovani che hanno difficoltà di progettualità, di futuro e di lavoro e che sono stati sfibrati dalla crisi e anche da un clima che dice che i legami familiari sono il nemico della felicità. Invece, le famiglie testimoniano che, al loro interno, si può essere solidali. Solo che questo deve diventare un progetto sociale, perché le famiglie da sole sono sempre più affaticate. Il Papa in questa Quaresima ci richiama proprio a questo: attraverso gli altri ciascuno di noi può diventare più felice, senza gli altri non ci sarà vera felicità. (ap)

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